«Biomasse, vittoria dei cittadini»
Il Comitato dopo il no del Tar all’impianto nella zona Onna-Monticchio: ora bisogna vigilare
ONNA. Una battaglia vinta dai cittadini che senza perdere mai il coraggio, hanno seguito l’iter di progettazione, hanno studiato le leggi, hanno osservato le fasi autorizzative della centrale a Biomasse della «Futuris spa» che sarebbe dovuta sorgere nei pressi di Onna e Monticchio fino a decidere di ricorrere al Tribunale amministrativo regionale (Tar) che con recente sentenza (del 12 novembre) ha dato ragione a tutti loro.
«La sentenza è esemplare perché apre la strada alla possibilità di fare luce sulla confusione che c’è in campo energetico in questa Regione che autorizza il fotovoltaico in zone agricole e sovrappone ben 14 su 20 bacini di approvvigionamento per le centrali a biomasse», così ha detto Antonio Perrotti, del Comitato No biomasse, ieri mattina in una conferenza stampa a Onna.
La sentenza accoglie i rilievi dei cittadini e chiarisce il contrasto, tra la scelta della Regione di autorizzare la centrale in quell’area e la natura stessa della zona, sottolineando il rischio che quella realizzazione avrebbe portato: «La progettazione dell’impianto», recita la sentenza, «è in violazione frontale delle norme tecniche di autorizzazione del piano stralcio difesa dalle alluvioni – Nta – e capace di esporre l’impianto a un pericolo assoluto per la popolazione».
La sentenza entra anche nel merito dell’iter autorizzativo parlando di illegittimità dell’azione portata avanti dalla Regione Abruzzo. «È stato fatto tutto senza tener conto di chi doveva avere un ruolo», ha spiegato Perrotti, «la Regione non ha convocato l’Autorità di bacino, e mai sono state coinvolte le amministrazioni separate, l’Ente parco, il settore agricoltura. Sono fatti gravissimi ed è per questo che chiediamo la revoca in autotutela della dirigente interessata alla vicenda, cui potrà seguire anche un’azione penale». Sul ruolo della Regione la sentenza parla di «grave negligenza istruttoria in cui è incorsa nell’istruzione autorizzativa dell’impianto a biomasse».
I problemi evidenziati dal Tar sono vari, ed entrano nel merito di una previsione di costruzione in area alluvionale. «L’area di stoccaggio dei materiali, da progetto», spiega Perrotti, «sarebbe collocata a meno 5 dal piano campagna, posizione rischiosissima».
«Il rischio nelle aree alluvionali è sempre legato alle persone, e la ditta “inventa” una soluzione per spiegare che a quel locale, definito mero “volume tecnico”, non potrebbero accedere persone, ma solo una benna».
Soluzione per la quale, dice il Tar, «non si discute il pregio estetico e suggestivo del patrono che l’ha abilmente formulata» e aggiunge con fermezza che tale soluzione «sembra ignorare l’effettiva ragione della misura precauzionale e inibitoria delle Nta, collegata alla rappresentata esigenza di evitare, nei territori a rischio, l’accumulo di materiale sotto terra, idoneo a essere spinto in superficie da masse d’acqua fuori controllo» e pertanto «la progettazione dell’impianto resta insanabilmente inficiata da tale previsione costruttiva con conseguente illegittimità dell’avversata autorizzazione regionale».
La sentenza, tuttavia, secondo il Comitato No biomasse, dev’essere fatta conoscere, e si deve evitare qualsiasi rischio di aggiramento.
«Ora la ditta potrebbe ricorrere al Consiglio di Stato», ha concluso Perrotti. «Per questo faremo al più presto un convegno con i comitati, dobbiamo informare la popolazione e restare vigili su quanto potrebbe accadere in futuro».
Barbara Bologna
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