Il filo a combustione lenta ritrovato a Prezza (foto Claudio Lattanzio)

Borracce incendiarie, gatti e batterie: ecco gli inneschi

A Prezza usato un cordone di plastica a combusione lenta: c'è l'immagine. Sul Morrone trovate più pile collegate a un filo di ferro. In un caso l'accendino

SULMONA. Un filo di plastica bianca. Lungo e a combustione lenta. Così gli incendiari hanno appiccato il fuoco nella zona di Prezza mentre Canadair, vigili del fuoco e protezione civile erano impegnati a spegnere il rogo del Morrone. L’immagine di quel filo che pubblichiamo mentre un vigile del fuoco lo mostra al fotografo è la prova del piano criminale denunciato sia dal governatore Luciano D’Alfonso che dal procuratore di Sulmona, Giuseppe Bellelli, entrambi intervistati dal Centro. A Prezza gli inneschi sono stati numerosi, partiti quasi simultaneamente anche se distanti tra di loro. Uno di questi inneschi è stato trovato e sequestrato ieri mattina. Ma non è l’unica tecnica utilizzata dai criminali del fuoco che, negli ultimi dieci giorni e forse in queste ore, stanno incendiando l’Abruzzo. Un blocco di batterie, collegate tra di loro con un filo di ferro e divise da due tavolette, una verticale e l’altra orizzontale, è stato scoperto e sequestrato sul Marrone. È un altro tipo di innesco che, come il precedente, ha la particolarità di dare all’incendiario tutto il tempo a lui necessario per allontanarsi dalla zona che ha deciso di colpire. Molto più semplice è invece la tecnica dell’accendino alla quale i criminali dei roghi sono ricorsi tre giorni fa a Roccacasale e che, solo per un caso, non ha innescato un altro pauroso incendio. L’accendino è stato utilizzato per appiccare il fuoco in modo circolare e per un diametro di un metro. Ma pochi secondi dopo, un carabiniere forestale si è trovato a passare proprio in quell’area della Valle Peligna e ha fatto in tempo a soffocare e quindi a spegnere il fuoco. Arriviamo così alla quarta tecnica, la più diabolica di tutte perché si serve di animali da sacrificare. Non è una novità quella di appiccare in maniera dolosa un rogo dando fuoco a una miccia e a un panno imbevuto di liquido incendiario, entrambi legati e stretti intorno al corpo di un gatto, che viene lanciato tra le piante. È accaduto spesso nel Napoletano, vedi i roghi sul Vesuvio. Ma in Abruzzo è una tecnica insolitamente drammatica. Eppure anche di questo innesco parlano gli investigatori degli incendi in Valle Peligna. La quinta tecnica sconfina dai roghi del Morrono perché è stata scoperta a Cappadocia. Anche in questo caso c’è una foto, che pubblichiamo in alto, che la documenta. Consiste nel riempire di benzina una borraccia che viene legata, come se fosse impiccata, con una corda ad un ramo. L’incendiario dà fuoco alla corda e ha tutto il tempo per fuggire prima che si spezzi e faccia cadere a terra la borraccia incendiaria. (l.c.)

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