INCHIESTA DIRTY SOCCER
Calcioscommesse, De Santis: per L'Aquila avevo un progetto serio, Di Nicola pensava ad altro
L'ex arbitro prende le distanze dall'inchiesta e dal direttore sportivo arrestato: ora ho capito perché giocavano quelli scarsi
L'AQUILA. «Con questo Di Nicola sono entrato subito in rotta di collisione. Non avevo certo capito cosa ci fosse dietro. Però mi era stato subito chiaro che aveva altri interessi rispetto ai miei», Massimo De Santis, ex arbitro e dirigente dell’Aquila calcio, reduce da Calciopoli, prende le distanze da questa e quella inchiesta, chiarendo – in un’intervista di Marco Mensurati su Repubblica – alcune dinamiche all’interno dello spogliatoio a partire dal suo rapporto controverso con l’ex direttore sportivo, arrestato martedì a Venezia.
«Partiamo dal presupposto che il calcio è in mano a bifolchi, ignoranti e presuntuosi», spiega. «I miei interessi invece erano quelli di riportare L’Aquila in serie B. Avevo sposato un progetto serio, basato sul rilancio del dopoterremoto sul coinvolgimento di sponsor del territorio. Roba seria. Quando invece Di Nicola faceva altro. Io, ad esempio, grazie ai miei contatti, trovavo bei giocatori da far venire gratis. Lui diceva di no, e poi pigliava le pippe a 80mila euro. Roba di truffaldineria spicciola. Almeno così mi sembrava. Ora ho il dubbio di averlo sottovalutato. Anche se la storia mi insegna a diffidare da quello che appare alle prime battute di un’inchiesta».
Il ruolo di De Santis è stato quello di «cercare sponsor, imprenditori. Ma non è facile. Una volta porto uno buono. Con molti soldi. Però vuole garanzie. Modelli organizzativi, seri, bilanci. Di Nicola si oppone e salta tutto». Difficile, se non impossibile a suo avviso poter dire la propria dal punto di vista tecnico. «All’inizio sono andato volentieri in panchina, credevo nel progetto. Vedevo ‘sti calciatori che non giocavano e allora ho detto all’allenatore: cambiali che non stanno giocando. E quello niente. Pensavo: dobbiamo cambiare pure l’allenatore. Poi il giorno dopo Di Nicola mi ha detto che non dovevo interferire con le scelte del mister. Così mi sono rimesso a cercare sponsor».
Infine, risponde a chi lo ha visto parlottare con l’arbitro durante Santarcangelo-L’Aquila. «C’avevo il pass. Sono andato a salutare l’arbitro prima della partita. Cortesia. Poi abbiamo vinto e gli avversari hanno fatto l’ira di Dio. Ma oggi direi che è tutto chiaro. L’arbitro non c’entra niente. Hanno arrestato 5 o 6 giocatori del Santarcangelo. E un magazziniere. Le polemiche servivano per sviare l’attenzione».