Call center 3G, sono 136 gli operatori licenziati a Sulmona
La Cgil decide di impugnare le lettere di fine rapporto: "Non rispettati i carichi di famiglia e l’anzianità di servizio"
SULMONA. Salgono a 136 i dipendenti licenziati alla 3G. Nel giro di due mesi, dopo il primo annuncio di 102 esuberi lanciato ad agosto, aumentano di 34 gli operatori mandati a casa dal call center sulmonese. L’azienda non solo non ha fatto retromarcia sul piano dei licenziamenti annunciati, ma ha addirittura deciso di mettere alla porta più dipendenti di quelli inizialmente previsti.
L’annuncio degli altri licenziamenti è arrivato nell'ultimo incontro di martedì a Roma fra i vertici dell’azienda e i sindacati. Proprio questi ultimi, vista la piega che ha preso la vertenza, sono molto preoccupati per il futuro stesso dello stabilimento di viale del Lavoro. Si apre, dunque, la fase dei ricorsi contro i licenziamenti.
È stata la Slc-Cgil ad annunciare per prima l’intenzione di impugnare le lettere di fine rapporto arrivate agli operatori del call center. «I dipendenti sono molto delusi», interviene Marilena Scimia, segretaria regionale Slc-Cgil, «e anche molto preoccupati. Del resto, quando si avvia una vertenza e una causa di lavoro non ci sono mai previsioni certe da poter azzardare. Resta, però, il fatto che qui non si stanno rispettando i carichi di famiglia e l’anzianità di servizio nel mandare a casa i dipendenti. E la politica che fa?».
Per la Cgil, dunque, non si starebbero rispettando tutte le norme in fatto di licenziamenti. «Purtroppo non siamo stupiti più di tanto», continua Scimia, «ma qui si stanno superando i limiti. Tra gli operatori c’è già la paura sulle pause caffè o sigarette. Basti pensare che sono state già licenziate mamme con figli a carico e padri di famiglia». Serpeggia il terrore, intanto, tra i telefonisti preoccupati di ricevere le tanto temute lettere di licenziamento. Paura che ha già avuto l’effetto diminuzione sulle pause per il caffé o per fumare una sigaretta. Dei 136 lavoratori licenziati, 31 dovranno restare al lavoro fino alla fine del preavviso stabilito dall’azienda per ognuno di loro; per gli altri il call center provvederà a saldare il mancato preavviso. Un ben servito senza troppi complimenti, che farà perdere paghe di circa 900 euro al mese per i lavoratori con contratti part-time (6 ore) e di circa 1300 per quelli con rapporto di lavoro full-time. La 3G ha annunciato ad agosto 102 esuberi a Sulmona su un totale di 232 in tutto il gruppo con un debito di un milione e 300mila euro e la Slc-Cgil avvierà i ricorsi con procedura d’urgenza per avere risposte più celeri dal giudice del lavoro. È sfumata a questo punto la proposta degli incentivi all’esodo per scongiurare i licenziamenti forzati e avviare l’uscita volontaria. Condizioni che hanno convinto appena una quindicina di operatori del call center sulmonese, troppo pochi per l’azienda che contava di ottenerne più del doppio. Stesso numero di quelli che sono pronti ad impugnare il licenziamento. Ma la vertenza è solo all’inizio.
Federica Pantano
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