L'archeologa Olivia Menozzi, docente dell'Università d'Annunzio, durante una fase degli scavi

Capestrano, dalla terra dei Vestini spuntano nuovi tesori 

L’ultima campagna di scavi riporta alla luce reperti del VI secolo a.C. Si tratta di 4 sepolture, con la deposizione di armi, contemporanee al Guerriero

CAPESTRANO. Vengono alla luce nuovi tesori dalla terra calcata dagli antichi Vestini e che ha già regalato il Guerriero di Capestrano, diventato simbolo dell’Abruzzo nel mondo. L’ultima campagna di scavi, condotta in sinergia tra pubblico e privato, ha portato alla scoperta di reperti che risalgono al VI secolo a.C., quindi coevi all’epoca del Guerriero. Si tratta di quattro sepolture, con la deposizione di armi, ritenute dagli studiosi di rilevante interesse storico. «Gli scavi hanno riguardato un’area dell’abitato e una della necropoli», spiega Oliva Menozzi, docente di archeologia classica all’Università D’Annunzio di Chieti, «e abbiamo rinvenuto quattro sepolture: due di adulti, una di un bambino di poco più di due anni e una di un feto, quest’ultima senza corredo. In particolare, sono state recuperate una spada corta e una lancia, di cronologia interessante, in quanto contemporanee al Guerriero. Un’esperienza importante, in collaborazione con il mio collega dell’Università di Oxford Eduard Bispham, che ha destato grande attenzione nel mondo scientifico, ma anche tra la cittadinanza di Capestrano, che sta partecipando in maniera attiva». La manifestazione “Sulle orme del Guerriero” è giunta alla sua seconda edizione e si concluderà sabato: Capestrano diventa esempio virtuoso di sinergie che si uniscono per valorizzare un territorio. L’iniziativa porta la firma del Comune e della Pro loco, del Mibact, con le Soprintendenze archeologiche dell’Aquila (soprintendente Alessandra Vittorini) e di Chieti (ispettore di zona Vincenzo Torrieri), delle Università di Chieti e di Oxford, di imprenditori e associazioni: l’agriturismo Terre di Solina, Ves Gentes, Archeoclub di Cepagatti, Asd NaturAbruzzo, Dmc.
«Il nostro territorio», spiega Alfonso D’Alfonso, «con un pasato nella politica attiva e ora titolare dell’agriturismo “Terre di Solina” e dell’azienda agricola “Terre del Tirino”, «ha bisogno di formule innovative per fare turismo e anche l’agricoltura può diventare responsabile, andando a preservare quello che si nasconde sotto la terra». D’Alfonso ha messo a disposizione, gratuitamente, un terreno di sua proprietà che si trova in località Capodacqua, a 300 metri dalla sua azienda: è diventato un sito di interesse archeologico, dove si continuerà ad indagare anche nei prossimi anni. Il progetto si chiama “Archeofarm”: «Ho “prestato” la mia terra e i miei mezzi», aggiunge D’Alfonso, «e mi sono impegnato a farlo anche per gli anni a venire, senza colture invasive e senza impiantare vigneti. Da lunedì una squadra di archeologi e di studenti dell’ateneo di Chieti, supportati da ragazzi e docenti che arrivano da Oxford, sta conducendo la campagna di scavi. E sabato si chiuderà in bellezza, con la degustazione nel mio agriturismo di uno speciale menu tarato sul periodo vestino, predisposto grazie alla pubblicazione dell’Università di Chieti in cui si indicano le materie prime e il modo in cui venivano lavorate in quell’epoca. Si potranno anche visitare gli scavi e assistere alla rievocazione, lungo il fiume, di un antico accampamento».
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