Capistrello, lo sfogo del fratello di Lusi "Non lascio la carica di primo cittadino"
Antonino Lusi, fratello del senatore sotto accusa: "La mia famiglia infangata, non c'entro con la Margherita"
CAPISTRELLO. Non si può dire che manchi di coraggio il sindaco di Capistrello. Antonino Lusi, fratello del senatore Luigi - ex tesoriere della Margherita coinvolto nell'inchiesta della Procura sugli ammanchi milionari dalle casse del partito - ora esce allo scoperto per fare chiarezza. Il primo cittadino Antonino Lusi difende a spada tratta se stesso e la sua famiglia («Siamo estranei alla vicenda») e professa amore e attaccamento per la sua Capistrello. Assicura che non si dimetterà dal suo incarico («Sono una persona onesta»).
Sindaco, quanto la sta turbando questa vicenda?
«Sono cose che nella vita normale, per fortuna, non accadono spesso, ma quando succedono bisogna raccogliere tutte le energie per essere razionali. Per questo ho sentito l'esigenza di spiegare alle persone quello che sento. L'assemblea di domenica è stata seria e certo non scalfita dal lancio di monetine organizzato da chi ha inscenato la gazzarra. A Capistrello, ci tengo a dirlo, la maggioranza è gente perbene. Solo una piccolissima percentuale è costituita da questa gente che ha odio e che non sa fare una proposta».
Ha mai pensato di dimettersi?
«Certo che mi è venuta la voglia di mollare! Alla mia età non voglio iniziare certo una carriera politica. Da 30 anni mi chiedevano di fare il sindaco e ho preso le redini del Comune per risanare un dissesto finanziario di cinque milioni di euro. Non sono né un eroe, né un superuomo e la voglia di mandare tutti al diavolo mi è venuta. Uno dei miei obiettivi principali, però, era quello di allevare una nuova classe dirigente. Ho degli assessori bravissimi, alcuni consiglieri eccezionali. So che in futuro sapranno amministrare il paese».
Non ha pensato che le dimissioni da sindaco le consentirebbero di avere maggiore libertà per fare chiarezza?
«Non sono indagato e sono consapevole della mia assoluta onestà. Sento il bisogno di affermare la politica come servizio. Se lasciassi adesso, a parte il profilo soggettivo per il quale non ho nulla da nascondere, non potrei continuare il risanamento finanziario. Una parte dei debiti è alimentata dalla pessima gestione degli uffici comunali, i vertici dei quali sono disastrosi. Dimettermi significherebbe mandare ancora più a rotoli il Comune».
Le si rimproverano favoritismi nella gestione del Comune.
«Il Comune deve essere una casa di vetri. Non abbiamo fatto il benché minimo favoritismo. Abbiamo affrontato i problemi senza guardare alle tessere di partito. Cene elettorali? Mai usato i soldi della Margherita e mai organizzato cene, non è nelle mie corde. Anche perché mi piace andare a cena solo con gli amici fidati».
Il nome di Capistrello è finito nel tritasassi.
«Voglio solo dire che la comunità di Capistrello è stata violentata da una campagna stampa nazionale. Le assicuro che la gente di Capistrello è molto migliore di come è stata rappresentata da gente come Di Cintio e Ciciotti (consiglieri comunali di opposizione ndr). Questa comunità può fare ancora un salto di qualità».
La gente, però, quando la incontra abbassa lo sguardo.
«Non posso condannarla. Specie nei primi giorni di febbraio, ho avvertito l'ansia di conoscere la verità e quindi immagino anche i miei concittadini. Ma è possibile, pensavano? Erano gli stessi interrogativi che mi ponevo io. Oggi ragioniamo tutti come si ci trovassimo di fronte a un giudizio della Cassazione che non c'è. Per di più, le cose che so io, i frutti del mio lavoro, gli investimenti per la mia famiglia, mi lasciano tranquillo. Sono il testimone diretto che le accuse sono false».
Anche il conto corrente cointestato con suo fratello?
«Questi aspetto è di una banalità senza fine. Tanti anni fa ho aperto tre conti: uno con mia moglie, uno con mio fratello e uno con mia figlia. Di quello di mio fratello non mi sono mai arrivati neanche gli estratti conto. Lo ha sempre utilizzato da solo. Ho chiesto alla Bnl una documentazione in merito. Non posso certo pensare che mio fratello stia cercando di coinvolgermi in questo percorso di ombre. Non mi sento coinvolto».
Le obiettano: possibile che il fratello non ne sapesse niente?
«È possibile. Per me sono cose evanescenti, non sono coinvolto con le beghe della Margherita. Le cose che riguardano mio fratello è giusto chiederle lui. La magistratura farà il suo lavoro, non voglio entrare in questo tritacarne».
Le case di Capistrello sequestrate. Il coinvolgimento di sua figlia e la casa da 800mila euro?
«La mia casa è quella dove sono nato e appartiene alla mia famiglia da sempre».
Con suo fratello ha parlato delle questioni che le stanno piombando addosso danneggiando inevitabilmente il nome della sua famiglia?
«Mio fratello reagisce come uno al quale cade addosso non un albero, ma una foresta intera. Io sono spettatore: né testimone, né persona informata dei fatti. È una tempesta che è piovuta addosso anche a me con una volgarità senza limiti. A proposito degli acquisti immobiliari, per costume non è che sia un contribuente ideale per motivi ideologici, ma mi sono sempre messo in regola perché voglio dormire la notte. Ho denunciato fino all'ultimo centesimo e posso documentare tutto. Se qualcuno ha dei dubbi faccia delle indagini. Metto i miei conti in piazza».
Sindaco, quanto la sta turbando questa vicenda?
«Sono cose che nella vita normale, per fortuna, non accadono spesso, ma quando succedono bisogna raccogliere tutte le energie per essere razionali. Per questo ho sentito l'esigenza di spiegare alle persone quello che sento. L'assemblea di domenica è stata seria e certo non scalfita dal lancio di monetine organizzato da chi ha inscenato la gazzarra. A Capistrello, ci tengo a dirlo, la maggioranza è gente perbene. Solo una piccolissima percentuale è costituita da questa gente che ha odio e che non sa fare una proposta».
Ha mai pensato di dimettersi?
«Certo che mi è venuta la voglia di mollare! Alla mia età non voglio iniziare certo una carriera politica. Da 30 anni mi chiedevano di fare il sindaco e ho preso le redini del Comune per risanare un dissesto finanziario di cinque milioni di euro. Non sono né un eroe, né un superuomo e la voglia di mandare tutti al diavolo mi è venuta. Uno dei miei obiettivi principali, però, era quello di allevare una nuova classe dirigente. Ho degli assessori bravissimi, alcuni consiglieri eccezionali. So che in futuro sapranno amministrare il paese».
Non ha pensato che le dimissioni da sindaco le consentirebbero di avere maggiore libertà per fare chiarezza?
«Non sono indagato e sono consapevole della mia assoluta onestà. Sento il bisogno di affermare la politica come servizio. Se lasciassi adesso, a parte il profilo soggettivo per il quale non ho nulla da nascondere, non potrei continuare il risanamento finanziario. Una parte dei debiti è alimentata dalla pessima gestione degli uffici comunali, i vertici dei quali sono disastrosi. Dimettermi significherebbe mandare ancora più a rotoli il Comune».
Le si rimproverano favoritismi nella gestione del Comune.
«Il Comune deve essere una casa di vetri. Non abbiamo fatto il benché minimo favoritismo. Abbiamo affrontato i problemi senza guardare alle tessere di partito. Cene elettorali? Mai usato i soldi della Margherita e mai organizzato cene, non è nelle mie corde. Anche perché mi piace andare a cena solo con gli amici fidati».
Il nome di Capistrello è finito nel tritasassi.
«Voglio solo dire che la comunità di Capistrello è stata violentata da una campagna stampa nazionale. Le assicuro che la gente di Capistrello è molto migliore di come è stata rappresentata da gente come Di Cintio e Ciciotti (consiglieri comunali di opposizione ndr). Questa comunità può fare ancora un salto di qualità».
La gente, però, quando la incontra abbassa lo sguardo.
«Non posso condannarla. Specie nei primi giorni di febbraio, ho avvertito l'ansia di conoscere la verità e quindi immagino anche i miei concittadini. Ma è possibile, pensavano? Erano gli stessi interrogativi che mi ponevo io. Oggi ragioniamo tutti come si ci trovassimo di fronte a un giudizio della Cassazione che non c'è. Per di più, le cose che so io, i frutti del mio lavoro, gli investimenti per la mia famiglia, mi lasciano tranquillo. Sono il testimone diretto che le accuse sono false».
Anche il conto corrente cointestato con suo fratello?
«Questi aspetto è di una banalità senza fine. Tanti anni fa ho aperto tre conti: uno con mia moglie, uno con mio fratello e uno con mia figlia. Di quello di mio fratello non mi sono mai arrivati neanche gli estratti conto. Lo ha sempre utilizzato da solo. Ho chiesto alla Bnl una documentazione in merito. Non posso certo pensare che mio fratello stia cercando di coinvolgermi in questo percorso di ombre. Non mi sento coinvolto».
Le obiettano: possibile che il fratello non ne sapesse niente?
«È possibile. Per me sono cose evanescenti, non sono coinvolto con le beghe della Margherita. Le cose che riguardano mio fratello è giusto chiederle lui. La magistratura farà il suo lavoro, non voglio entrare in questo tritacarne».
Le case di Capistrello sequestrate. Il coinvolgimento di sua figlia e la casa da 800mila euro?
«La mia casa è quella dove sono nato e appartiene alla mia famiglia da sempre».
Con suo fratello ha parlato delle questioni che le stanno piombando addosso danneggiando inevitabilmente il nome della sua famiglia?
«Mio fratello reagisce come uno al quale cade addosso non un albero, ma una foresta intera. Io sono spettatore: né testimone, né persona informata dei fatti. È una tempesta che è piovuta addosso anche a me con una volgarità senza limiti. A proposito degli acquisti immobiliari, per costume non è che sia un contribuente ideale per motivi ideologici, ma mi sono sempre messo in regola perché voglio dormire la notte. Ho denunciato fino all'ultimo centesimo e posso documentare tutto. Se qualcuno ha dei dubbi faccia delle indagini. Metto i miei conti in piazza».
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