Cardella: rischio infiltrazioni sempre alto
L’ex pm sul post terremoto: ma la normativa è efficace e la ricostruzione va sui binari della legalità
L’AQUILA. Il rischio di infiltrazioni mafiose nella ricostruzione post terremoto «c'è sempre, ed è anche molto elevato» ma non è detto che si concretizzi. Parola di Fausto Cardella, procuratore generale della Corte d'Appello di Perugia ed ex procuratore della Repubblica all’Aquila. Cardella ha lanciato l’allarme intervenendo ieri ad Ancona al convegno “La terra trema”, promosso dall'Associazione culturale Fatto e diritto. Nel caso del terremoto del centro Italia, ha detto il magistrato, «viene posta un'attenzione particolare, anche muovendo dalle passate esperienze, a questo fattore, perché dove ci sono i soldi c'è sempre il rischio che la criminalità si infiltri». L'importante, ha sottolineato Cardella, è «prevenire e prendere adeguate contromisure». E ancora: «Il terremoto dell'Aquila», ha proseguito Cardella, che ha operato in città per 3 anni e 3 mesi, «ha comportato nei primi anni l'erogazione di 12 miliardi, ne sono stati stanziati altri 10, e siccome è improbabile che la ricostruzione venga completata per il 2018 si immagina che ci sarà bisogno di altri soldi. Questa massa di denaro attira, per usare un termine ottocentesco, i malintenzionati. Lo zucchero attira gli insetti, in questo caso gli sciacalli».
Il sisma dell'Aquila, ha detto ancora, ha avuto «una specificità che ha influito anche sulle investigazioni: non tanto per la gravità e per il numero delle vittime, ma per il fatto che l'Aquila è capoluogo di regione, con una serie di uffici che sono scomparsi. Non c'era più la caserma dei carabinieri, il Comune era inagibile. In un lasso di tempo non lunghissimo, ma che è sembrato un'eternità, si è azzerato tutto. In questa situazione, lo Stato ha reagito, e ha reagito bene. Ed è riuscito a contenere l'azione degli sciacalli. Episodi di infiltrazioni mafiose, il saccheggio degli appalti sono stati molto contenuti. La ricostruzione procede molto lentamente, ma nei binari della legalità». Per quello che riguarda la ricostruzione pubblica, «la normativa - ha osservato Cardella - è abbastanza efficace, e consente di contenere il rischio di infiltrazioni mafiose». Non è così per il privato. Per questo, ha ricordato «abbiamo cominciato a qualificare i capi aggregati come incaricati di pubblico servizio. Questo sistema è servito per orientare il legislatore e contenere l'attività illegale».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il sisma dell'Aquila, ha detto ancora, ha avuto «una specificità che ha influito anche sulle investigazioni: non tanto per la gravità e per il numero delle vittime, ma per il fatto che l'Aquila è capoluogo di regione, con una serie di uffici che sono scomparsi. Non c'era più la caserma dei carabinieri, il Comune era inagibile. In un lasso di tempo non lunghissimo, ma che è sembrato un'eternità, si è azzerato tutto. In questa situazione, lo Stato ha reagito, e ha reagito bene. Ed è riuscito a contenere l'azione degli sciacalli. Episodi di infiltrazioni mafiose, il saccheggio degli appalti sono stati molto contenuti. La ricostruzione procede molto lentamente, ma nei binari della legalità». Per quello che riguarda la ricostruzione pubblica, «la normativa - ha osservato Cardella - è abbastanza efficace, e consente di contenere il rischio di infiltrazioni mafiose». Non è così per il privato. Per questo, ha ricordato «abbiamo cominciato a qualificare i capi aggregati come incaricati di pubblico servizio. Questo sistema è servito per orientare il legislatore e contenere l'attività illegale».
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