Carispaq, Barattelli sotto esame
La fondazione convoca l’imprenditore socio dell’indagato Fusi
L’AQUILA. Non se ne doveva sapere niente in giro. Ma visto che si è saputo, la fondazione Carispaq rende noto che il caso-Barattelli non è chiuso. È ancora sotto esame la posizione dell’imprenditore socio degli indagati toscani della Btp.
L’AUDIZIONE. Ettore Barattelli, vicepresidente dell’Ance (l’associazione dei costruttori), consigliere d’amministrazione della Carispaq e membro dell’assemblea dei soci della Fondazione, è anche presidente del consorzio «Federico II». Si tratta del gruppo di imprese che annovera la toscana Btp «Baldassini-Tognozzi-Pontello costruzioni generali spa» insieme alle ditte aquilane «Fratelli Ettore&Carlo Barattelli srl», «Vittorini Emidio costruzioni srl» e «Marinelli ed Equizi srl». Un consorzio nato il 15 maggio 2009, dopo una serie di viaggi della speranza a palazzo Chigi dove anche gli imprenditori aquilani facevano la fila, così come emerge dalle carte del procedimento, allo scopo di accreditarsi e di cercare appoggi per gli appalti della ricostruzione.
Appalti che, a conti fatti, sono poi arrivati. Sia soldi pubblici sia soldi privati. Si va dalla costruzione della media Carducci (una scuola provvisoria da 7,3 milioni di euro) al restauro di alloggi alla caserma Pasquali, passando per la messa in sicurezza e il recupero di opere d’arte negli immobili Carispaq e i puntellamenti nella zona rossa, finora cinque, ottenuti dal Comune dell’Aquila. In piena bufera, col socio del consorzio Riccardo Fusi che, nell’ambito dell’inchiesta fiorentina su appalti e corruzione, ha evitato l’arresto, chiesto dal pm e non concesso dal gip, la fondazione Carispaq vuole vederci chiaro. Per questo motivo si è affrettata a convocare il socio Barattelli, che pure non risulta al momento indagato.
IL PROCEDIMENTO. «Il collegio di presidenza», scrive il presidente dell’assemblea dei soci, l’avvocato Francesco Carli, «nella seduta del 3 marzo, ha deciso di acquisire informazioni dirette dallo stesso socio Ettore Barattelli su aspetti della vicenda che sono di interesse dell’assemblea dei soci e, quindi, di determinarsi solo dopo il necessario confronto diretto. Ciò è conforme alle regole interne della Fondazione e ai princìpi generali che esigono la verifica dialogica delle posizioni». Insomma, il procedimento è ancora aperto. Poi la chiosa di Carli: «Il collegio di presidenza avrebbe preferito mantenere riservata ogni notizia sul procedimento».
I «RACCOMANDATI». Il consorzio «Federico II» nasce sotto gli auspici del coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini allo scopo di prendere appalti all’Aquila nel dopo-sisma. È lo stesso esponente Pdl che chiama al telefono, il 17 giugno 2009, l’imprenditore Riccardo Fusi, indagato per corruzione, e gli passa il presidente della Regione Gianni Chiodi. Ormai celebre la confusione di Verdini sul nome del consorzio. «Come si chiama il vostro consorzio, scusami... Vittorio Emanuele II?». E poi: «Come si chiama l’imprenditore di lì?». Quindi Chiodi (che spiegherà, in seguito, di averlo fatto «solo per motivi di cortesia») gli detta il numero del suo cellulare.
E Verdini chiosa: «Va’ a trovarlo...ti spiega un po’ tutto...lui è un amico...». E lo stesso esponente nazionale del partito di Berlusconi ha ammesso, nell’interrogatorio davanti ai pm fiorentini, «di aver raccomandato» il presidente dell’impresa Btp, Fusi, «perché avesse qualche appalto in Abruzzo. Anche perché era in un momento in cui lavorava poco». Verdini «parla delle attuali difficoltà economiche della Btp e del fatto che se può aiutare un’impresa con 3mila dipendenti lo fa». Lo scrive il gip di Firenze nell’ultima ordinanza di custodia cautelare notificata la notte tra giovedì e ieri.
L’AUDIZIONE. Ettore Barattelli, vicepresidente dell’Ance (l’associazione dei costruttori), consigliere d’amministrazione della Carispaq e membro dell’assemblea dei soci della Fondazione, è anche presidente del consorzio «Federico II». Si tratta del gruppo di imprese che annovera la toscana Btp «Baldassini-Tognozzi-Pontello costruzioni generali spa» insieme alle ditte aquilane «Fratelli Ettore&Carlo Barattelli srl», «Vittorini Emidio costruzioni srl» e «Marinelli ed Equizi srl». Un consorzio nato il 15 maggio 2009, dopo una serie di viaggi della speranza a palazzo Chigi dove anche gli imprenditori aquilani facevano la fila, così come emerge dalle carte del procedimento, allo scopo di accreditarsi e di cercare appoggi per gli appalti della ricostruzione.
Appalti che, a conti fatti, sono poi arrivati. Sia soldi pubblici sia soldi privati. Si va dalla costruzione della media Carducci (una scuola provvisoria da 7,3 milioni di euro) al restauro di alloggi alla caserma Pasquali, passando per la messa in sicurezza e il recupero di opere d’arte negli immobili Carispaq e i puntellamenti nella zona rossa, finora cinque, ottenuti dal Comune dell’Aquila. In piena bufera, col socio del consorzio Riccardo Fusi che, nell’ambito dell’inchiesta fiorentina su appalti e corruzione, ha evitato l’arresto, chiesto dal pm e non concesso dal gip, la fondazione Carispaq vuole vederci chiaro. Per questo motivo si è affrettata a convocare il socio Barattelli, che pure non risulta al momento indagato.
IL PROCEDIMENTO. «Il collegio di presidenza», scrive il presidente dell’assemblea dei soci, l’avvocato Francesco Carli, «nella seduta del 3 marzo, ha deciso di acquisire informazioni dirette dallo stesso socio Ettore Barattelli su aspetti della vicenda che sono di interesse dell’assemblea dei soci e, quindi, di determinarsi solo dopo il necessario confronto diretto. Ciò è conforme alle regole interne della Fondazione e ai princìpi generali che esigono la verifica dialogica delle posizioni». Insomma, il procedimento è ancora aperto. Poi la chiosa di Carli: «Il collegio di presidenza avrebbe preferito mantenere riservata ogni notizia sul procedimento».
I «RACCOMANDATI». Il consorzio «Federico II» nasce sotto gli auspici del coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini allo scopo di prendere appalti all’Aquila nel dopo-sisma. È lo stesso esponente Pdl che chiama al telefono, il 17 giugno 2009, l’imprenditore Riccardo Fusi, indagato per corruzione, e gli passa il presidente della Regione Gianni Chiodi. Ormai celebre la confusione di Verdini sul nome del consorzio. «Come si chiama il vostro consorzio, scusami... Vittorio Emanuele II?». E poi: «Come si chiama l’imprenditore di lì?». Quindi Chiodi (che spiegherà, in seguito, di averlo fatto «solo per motivi di cortesia») gli detta il numero del suo cellulare.
E Verdini chiosa: «Va’ a trovarlo...ti spiega un po’ tutto...lui è un amico...». E lo stesso esponente nazionale del partito di Berlusconi ha ammesso, nell’interrogatorio davanti ai pm fiorentini, «di aver raccomandato» il presidente dell’impresa Btp, Fusi, «perché avesse qualche appalto in Abruzzo. Anche perché era in un momento in cui lavorava poco». Verdini «parla delle attuali difficoltà economiche della Btp e del fatto che se può aiutare un’impresa con 3mila dipendenti lo fa». Lo scrive il gip di Firenze nell’ultima ordinanza di custodia cautelare notificata la notte tra giovedì e ieri.