Caritas, duro attacco al Comune
Il direttore Nozza: non ci sono interlocutori e c'è grande litigiosità
L'AQUILA. «Le difficoltà ci sono nel Comune dell'Aquila: mancano indirizzi chiari, non si trovano interlocutori, si nota una litigiosità estrema dentro l'amministrazione e nei rapporti con altre istituzioni, diocesi compresa».
A parlare non è il commissario GianniChiodi, nemmeno il vicecommissario Antonio Cicchetti o il capo della struttura tecnica di missione architetto Gaetano Fontana, tantomeno un esponente del governo nazionale. Forse sarà un rappresentante degli agguerriti comitati cittadini? No neanche. A parlare così è monsignor Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana, che ha rilasciato una intervista al settimanale cattolico Famiglia Cristiana. Un attacco durissimo al Comune e ai suoi vertici politici. Un attacco che non arriva a sorpresa. L'arcivescovo Giuseppe Molinari e l'ausiliare Giovanni D'Ercole non hanno mai nascosto in questi mesi una certa insofferenza per le indecisioni del Comune rispetto all'approvazione dei progetti presentati dalla Caritas per realizzare strutture che vanno dalle chiese, alle scuole, ai centri sociali e di accoglienza.
Monsignor D'Ercole nelle ultime settimane ha cercato in tutti i modi di mediare e di ritrovare una unità di intenti con l'amministrazione comunale. L'intervista di Nozza non contribuisce certo a rasserenare i rapporti.
Il direttore della Caritas nell'intervista tutta dedicata alla ricostruzione dell'Aquila e degli altri paesi del cratere esordisce così: «All'Aquila avremmo potuto fare molto di più. Noi abbiamo le risorse, i soldi che ci hanno dato i cittadini italiani. Ma abbiamo realizzato poche cose. E non per colpa nostra. Abbiamo raccolto quasi 29 milioni di euro a cui vanno aggiunti 5 milioni di euro offerti dalla conferenza episcopale italiana. Abbiamo costruito scuole, centri comunitari, soprattutto nei Comuni più piccoli. I problemi maggiori li abbiamo avuti con il Comune dell'Aquila». L'intervistatore Alberto Bobbio chiede il perché. «Non sappiamo» dice il direttore della Caritas «ma la realtà è la seguente: abbiamo presentato 17 progetti all'inizio dell'anno (2010 ndr) al Comune per realizzare interventi su terreni di proprietà della diocesi e di parrocchie per dieci milioni di euro. Per mesi non abbiamo avuto risposte dagli uffici amministrativi del Comune. Poi, stufi di aspettare, abbiamo lanciato un ultimatum: risposte entro l'estate altrimenti avremmo destinato il denaro altrove. Ebbene su 17 progetti ne è stato ammesso uno solo per un milione e 200mila euro, un edificio di edilizia sociale. Il resto è tutto fermo ed è un paradosso perchè noi abbiamo i soldi, i progetti disegnati e le ditte pronte. Nel resto del cratere c'è maggiore disponibilità, con le amministrazioni comunali più piccole abbiamo trovato migliori intese».
Nozza parla anche della ricostruzione più in generale e anche in questo caso le sue valutazioni non sono positive: «Purtroppo, mancano le idee. Si sono spesi troppi soldi per la cosiddetta messa in sicurezza e oggi il rischio reale è di consolidare nel tempo soltanto una precarietà generale. Le casette del governo hanno permesso solo a poche persone di trovare una soluzione. In realtà si sono spesi tantissimi soldi ma non si è progettata la ricostruzione. E poi ho l'impressione che la gente sia stata abbandonata a se stessa e si siano divise le comunità. Troppi ancora vivono negli alberghi, molta gente ha abbandonato L'Aquila forse per sempre. Mancano piani di rientro. Inoltre quasi due anni di abbandono delle zone colpite con le zone rosse in balìa di intemperie, hanno lasciato cicatrici indelebili».
Alla domanda su che cosa ha fatto la Caritas negli ultimi mesi il direttore dice: «Intanto non ha abbandonato la gente. Abbiamo aperto moltissimi centri di ascolto. I nostri volontari, quando la macchina dell'emergenza ha lasciato L'Aquila, sono rimasti. Il problema non è solo di ricostruire le case ma anche la vita. Abbiamo impostato una attività sul lungo periodo, progetti stabili in collaborazione con la Chiesa locale. L'idea è stata di dotare la diocesi di un polo della carità e per questo stiamo sollecitando la diocesi a fare una fondazione diocesana per la gestione delle opere caritative».
Un'ultima domanda è sul ruolo della magistratura e se tale ruolo ha rallentato la ricostruzione. «Non è questo il punto» dice Nozza «noi abbiamo visto in questi mesi un mischiarsi di contraddizioni burocratiche e molti rischi di pratiche non corrette abbiamo sempre tenuto il punto sulle regole anche davanti a chi ci consigliava percorsi più rapidi ma non chiari. Abbiamo assegnato lavori a ditte che avessero tutte le garanzie comprese quelle antimafia. I funzionari della Caritas hanno seguito i lavori passo passo compresi i controlli nei cantieri. Ci siamo tenuti alla larga da sollecitazioni e spinte. Forse questo ha rallentato qualche progetto ma lo abbiamo fatto per rispetto della gente che ha donato alla Caritas così tanti soldi». Il sindaco Cialente ieri era in vacanza.
Oggi torna e troverà anche questa gatta da pelare. Famiglia Cristiana è uno dei settimanali più letti in Italia. Fondate o non fondate si tratta di critiche molto dure. L'Aquila non ci fa una gran bella figura.
A parlare non è il commissario GianniChiodi, nemmeno il vicecommissario Antonio Cicchetti o il capo della struttura tecnica di missione architetto Gaetano Fontana, tantomeno un esponente del governo nazionale. Forse sarà un rappresentante degli agguerriti comitati cittadini? No neanche. A parlare così è monsignor Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana, che ha rilasciato una intervista al settimanale cattolico Famiglia Cristiana. Un attacco durissimo al Comune e ai suoi vertici politici. Un attacco che non arriva a sorpresa. L'arcivescovo Giuseppe Molinari e l'ausiliare Giovanni D'Ercole non hanno mai nascosto in questi mesi una certa insofferenza per le indecisioni del Comune rispetto all'approvazione dei progetti presentati dalla Caritas per realizzare strutture che vanno dalle chiese, alle scuole, ai centri sociali e di accoglienza.
Monsignor D'Ercole nelle ultime settimane ha cercato in tutti i modi di mediare e di ritrovare una unità di intenti con l'amministrazione comunale. L'intervista di Nozza non contribuisce certo a rasserenare i rapporti.
Il direttore della Caritas nell'intervista tutta dedicata alla ricostruzione dell'Aquila e degli altri paesi del cratere esordisce così: «All'Aquila avremmo potuto fare molto di più. Noi abbiamo le risorse, i soldi che ci hanno dato i cittadini italiani. Ma abbiamo realizzato poche cose. E non per colpa nostra. Abbiamo raccolto quasi 29 milioni di euro a cui vanno aggiunti 5 milioni di euro offerti dalla conferenza episcopale italiana. Abbiamo costruito scuole, centri comunitari, soprattutto nei Comuni più piccoli. I problemi maggiori li abbiamo avuti con il Comune dell'Aquila». L'intervistatore Alberto Bobbio chiede il perché. «Non sappiamo» dice il direttore della Caritas «ma la realtà è la seguente: abbiamo presentato 17 progetti all'inizio dell'anno (2010 ndr) al Comune per realizzare interventi su terreni di proprietà della diocesi e di parrocchie per dieci milioni di euro. Per mesi non abbiamo avuto risposte dagli uffici amministrativi del Comune. Poi, stufi di aspettare, abbiamo lanciato un ultimatum: risposte entro l'estate altrimenti avremmo destinato il denaro altrove. Ebbene su 17 progetti ne è stato ammesso uno solo per un milione e 200mila euro, un edificio di edilizia sociale. Il resto è tutto fermo ed è un paradosso perchè noi abbiamo i soldi, i progetti disegnati e le ditte pronte. Nel resto del cratere c'è maggiore disponibilità, con le amministrazioni comunali più piccole abbiamo trovato migliori intese».
Nozza parla anche della ricostruzione più in generale e anche in questo caso le sue valutazioni non sono positive: «Purtroppo, mancano le idee. Si sono spesi troppi soldi per la cosiddetta messa in sicurezza e oggi il rischio reale è di consolidare nel tempo soltanto una precarietà generale. Le casette del governo hanno permesso solo a poche persone di trovare una soluzione. In realtà si sono spesi tantissimi soldi ma non si è progettata la ricostruzione. E poi ho l'impressione che la gente sia stata abbandonata a se stessa e si siano divise le comunità. Troppi ancora vivono negli alberghi, molta gente ha abbandonato L'Aquila forse per sempre. Mancano piani di rientro. Inoltre quasi due anni di abbandono delle zone colpite con le zone rosse in balìa di intemperie, hanno lasciato cicatrici indelebili».
Alla domanda su che cosa ha fatto la Caritas negli ultimi mesi il direttore dice: «Intanto non ha abbandonato la gente. Abbiamo aperto moltissimi centri di ascolto. I nostri volontari, quando la macchina dell'emergenza ha lasciato L'Aquila, sono rimasti. Il problema non è solo di ricostruire le case ma anche la vita. Abbiamo impostato una attività sul lungo periodo, progetti stabili in collaborazione con la Chiesa locale. L'idea è stata di dotare la diocesi di un polo della carità e per questo stiamo sollecitando la diocesi a fare una fondazione diocesana per la gestione delle opere caritative».
Un'ultima domanda è sul ruolo della magistratura e se tale ruolo ha rallentato la ricostruzione. «Non è questo il punto» dice Nozza «noi abbiamo visto in questi mesi un mischiarsi di contraddizioni burocratiche e molti rischi di pratiche non corrette abbiamo sempre tenuto il punto sulle regole anche davanti a chi ci consigliava percorsi più rapidi ma non chiari. Abbiamo assegnato lavori a ditte che avessero tutte le garanzie comprese quelle antimafia. I funzionari della Caritas hanno seguito i lavori passo passo compresi i controlli nei cantieri. Ci siamo tenuti alla larga da sollecitazioni e spinte. Forse questo ha rallentato qualche progetto ma lo abbiamo fatto per rispetto della gente che ha donato alla Caritas così tanti soldi». Il sindaco Cialente ieri era in vacanza.
Oggi torna e troverà anche questa gatta da pelare. Famiglia Cristiana è uno dei settimanali più letti in Italia. Fondate o non fondate si tratta di critiche molto dure. L'Aquila non ci fa una gran bella figura.
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