Carriole sotto sequestro

Macerie ed elezioni, manifestanti denunciati

L’AQUILA. Carriola «in pessimo stato di conservazione»: sequestrata. Nel giorno del silenzio elettorale, lo strumento-simbolo della liberazione della città dalle macerie diventa, per la Digos, un vessillo politico. I tre verbali di sequestro ipotizzano due violazioni: manifestazione non autorizzata e vietata perché considerata «riunione di propaganda elettorale». Il prefetto: «Denunceremo tutti».

CARRIOLA DI RISERVA. Tre carriole si fermano «davanti al cinema Massimo», in corso Federico II. Le altre non finiscono nei verbali redatti dai poliziotti, ma non vengono fatte entrare ugualmente nella zona rossa, oggi che si vota per le Provinciali. Ci sono cittadini che s’inginocchiano davanti alla dirigente della Digos Giuseppina Terenzi e chiedono: «Diteci quale reato stiamo commettendo!». Molti hanno in mano il ramoscello d’ulivo della Domenica della palme. Ma non è, almeno in questo caso, un buon lasciapassare. Tre carriole si fermano, ma non si ferma il movimento di giovani e anziani che raggiunge lo stesso piazza Duomo, dove vengono reperite immediatamente altre carriole, altre pale, altre callarelle, lì depositate sotto un tendone.

Allora, ecco che il popolo delle carriole riparte alla volta di piazza IX Martiri. Non si vedranno, però, d’ora in avanti, volanti di polizia correre appresso alle carriole dalle ruote mezze sgonfie lungo corso Vittorio. I verbali di sequestro restano tre. E finiranno davanti a un magistrato che dovrà decidere se confermare o liberare. Ma i cittadini vengono identificati quasi tutti, almeno quelli che varcano i cancelli della zona rossa. Il prefetto Franco Gabrielli, più tardi, dirà: «Li avevo avvertiti. Questa è la prepotenza delle minoranze: denunceremo tutti». Ma intanto, chi li ferma più questi 100 e poco più scarriolanti che adesso hanno imparato a cantare pure la canzone che parla di loro («semo gli scarriolanti larilerà, che vanno a lavora’») oltre al consacrato inno «Te vojo revete’» («L’Aquila bella me’»)? Piazza Duomo, corso Vittorio, largo Silvestro dell’Aquila, via Salvatore Massonio («è la prima volta che passo in questo vicolo», dice uno dei cittadini, «prima del terremoto era impraticabile»), via delle Grazie, piazza IX Martiri.

Qui, la mano pietosa di una donna, già mezza impolverata di macerie, va a deporre un mazzetto di rami d’ulivo sotto la lapide che ricorda Anteo Alleva, Pio Bertolini, Francesco Colaiuda, Fernando Della Torre, Bernardino Di Mario, Bruno D’Inzillo, Carmine Mancini, Sante Marchetti, Giorgio Scimia, vittime della barbarie nazifascista il 23 settembre 1943. I martiri aquilani.

«DENUNCIAMOCI TUTTI». Nel popolo delle carriole, che non si è lasciato fermare dalla «foratura» di fronte al Massimo, monta l’indignazione. «Incredibile: la carriola è un simbolo politico, equiparata a un manifesto elettorale. È ora di dire basta di fronte a questo atteggiamento di intransigenza», dice un appartenente al comitato 3e32. «È triste vedere che le forze dell’ordine abbiano fermato dei cittadini che stanno lavorando per liberare la loro città invasa dalle macerie. Il prefetto ha detto che avrebbe usato la forza. Se non avessimo manifestato, avremmo dato ragione a chi dice che siamo strumentalizzati. Perché fermarci nel giorno delle elezioni, che con noi non c’entrano niente? Il nostro è un lavoro».

Dopo mezzogiorno, poi, animata assemblea, aggiornata al pomeriggio, nel tendone di piazza Duomo dove Antonio Di Giandomenico, uno dei cittadini privati della carriola, declama al megafono il verbale. «Verbale di sequestro di una carriola in pessimo stato di conservazione, con contenitore in ferro di colore blu con legatura in ferro sotto il contenitore e cerchio ruota di colore viola, e di due pale con manico in legno a carico di...l’anno 2010, addì 28, del mese di marzo, noi sottoscritti...riferiamo di aver proceduto, alle 10,25 circa odierne, in corso Federico II, di fronte al cinema Massimo, al sequestro di quanto in oggetto indicato poiché utilizzato... per porre in essere una manifestazione non preavvisata ai sensi dell’articolo 18 del Tulps e vietata dall’articolo 9 della legge 212/56...». Poi, la «confessione». «Ebbene sì, lo ammetto: la carriola me l’hanno prestata. Ma io ci volevo andare a prendere i torroni Nurzia. Tutto qua. Comunque, mi consegnerò al carcere delle Costarelle». E giù altre risate.

LE DUE VIOLAZIONI. La prima fa riferimento al testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, che sanziona con l’arresto fino a 6 mesi e l’ammenda fino a 413 euro chi viene riconosciuto responsabile di omesso avviso al questore riguardo a una riunione in luogo pubblico. La seconda è la legge del 1956 che disciplina le norme per la propaganda elettorale. Viene contestato l’articolo 9: «Nel giorno precedente e in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi e le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, nonché la nuova affissione di stampati, giornali murali e altri o manifesti di propaganda o l’applicazione di striscioni, drappi o impianti luminosi». L’illecito penale prevede anche, a carico del promotore, la sospensione della manifestazione, cosa non avvenuta. I cittadini interessati dal sequestro affideranno i verbali agli avvocati.

IL PREFETTO. Qualche ora dopo, il prefetto Franco Gabrielli si sofferma su quanto accaduto. «Saranno tutti denunciati. Questa si chiama prepotenza delle minoranze. Eppure, erano stati avvertiti. Quella del silenzio elettorale è stata da sempre una delle regole sulle quali si è fondata la nostra democrazia. Non aveva nessun senso fare questo tipo di manifestazione in una giornata come questa. Alla vigilia lo avevamo detto, fatto capire, avevamo chiesto buonsenso. Se qualcuno, poi, vuol fare un esercizio di forza che diventa una prepotenza viene respinto con la forza, sì, ma con la forza della legge. Eppoi, i 100 manifestanti a fronte di 70mila aquilani sono davvero così rappresentativi?».

«SILENZIO VIOLATO». «I cittadini dell’Aquila non sono dei provocatori e la loro protesta è pacifica e assolutamente priva di qualsiasi connotazione politica. Non capiamo perché la Digos, oltre a sequestrare pericolosissimi strumenti atti a offendere quali carriole e secchielli, abbia anche provveduto a identificare quanti non facevano altro che chiedere di poter riavere la propria città». Lo sostiene Giovanni Lolli, parlamentare Pd, che si rammarica per «le misure di chiaro sapore intimidatorio» e preannuncia un’interrogazione al ministro Maroni. Per Massimo Verrecchia (Pdl) «l’esponente Pd rompe il silenzio elettorale intervenendo su temi della Provincia, in quanto lo stesso è candidato. La violazione è fatto ancor più grave in quanto riveste un ruolo istituzionale».

PIAZZA D’ARMI. Alle 15 Enza Blundo guida la ripulitura di un’aiuola di piazza d’Armi dove nasce il primo giardinetto coi fiori. Distribuito un foglietto dove l’associazione «Cittadini per i cittadini» invita a scrivere «la mia idea per piazza d’Armi è questa...». Intanto c’è la proposta di destinare alle persone anziane rimaste ancora senza un’abitazione una parte della struttura annessa alla mensa dei poveri in costruzione in una parte dell’area.

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