Casa studente, tensione in aula

Un imputato si discolpa e le parti civili escono dall’udienza per protesta. Sentenza il 16 febbraio

L’AQUILA. Un imputato si discolpa e le parti civili escono dall’aula. Momenti di tensione, ieri mattina, in occasione della penultima udienza del processo per il crollo della Casa dello studente nel quale morirono otto giovani. Dieci gli imputati per omicidio colposo plurimo e lesioni.

Ieri, infatti, Pietro Sebastiani, già presidente della commissione collaudo del palazzo, ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee sostenendo la sua innocenza. Egli, in particolare, ha sostenuto che nel palazzo non si vedevano delle crepe e, inoltre, che certe valutazioni spettavano a una coop che aveva un appalto per la manutenzione.

Queste (e altre) affermazioni, per nulla condivise dalle patti civili, hanno stimolato la reazione di diverse persone presenti in aula che hanno abbandonato l’aula per tornarvi alla fine del suo intervento. Qualcuno, stizzito da quelle pur legittime parole, avrebbe voluto intervenire subito per replicare, ma alla fine ha prevalso la considerazione che in tal modo si sarebbe turbato l’iter dell’udienza. Attilio Cecchini e Angelo Colagrand e hanno fatto una difesa appassionata di Sebastiani per il quale il pm ha chiesto la condanna a trenta mesi. Hanno messo in evidenza, inizialmente, come non ha alcun senso la cooperazione colposa che la Procura contesta a fronte del fatto che nessuno degli imputati conosceva le condotte degli altri. «Non basta una mera sommatoria delle condotte per far sorgere la responsabilità penale». I legali, inoltre, hanno ricordato come Sebastiani potesse soltanto provvedere a un collaudo tecnico-amministrativo e non statico. In quanto già esisteva un’asseverazione di stabilità redatta dai progettisti delle contestate ristrutturazioni fatte tra il 1990 e il 2001. Sebastiani, dunque, avrebbe dovuto verificare le attestazioni degli imputati, i progettisti Berardino Pace, Pietro Centofanti e Tancredi Rossicone, ma questo non rientrava nei suoi obblighi. «Gli sarebbe dovuto venire in mente», ha detto Cecchini, «che i tecnici avevano sbagliato», ma tale iniziativa andava oltre le sue mansioni, secondo il legale. Critica la madre di una delle vittime a fine udienza. «Qualcuno si vuole lavare la coscienza», ha detto, «accusando la cooperativa che aveva solo compiti di manutenzione ordinaria». Cecchini, che prima di iniziare l’arringa ha reso omaggio alle vittime del sisma, ha poi concluso dicendo che «Sebastiani va giudicato per quello che ha fatto, e non per quello che non hanno fatto gli altri».

In precedenza i legali degli altri imputati (Luca Valente, Luca D’Innocenzo, Massimiliano Andreassi, Carlo Giovani, Walter Navarra) hanno chiesto assoluzioni o proscioglimenti a seconda che avessero scelto il rito abbreviato o l’udienza preliminare. Si tratta di imputati per i quali la stessa Procura ha sostenuto l’innocenza per cui ci sono stati interventi significativi ma brevi da parte degli avvocati Lino Nisii, Vincenzo Colaiacovo, Piergiorgio Merli, Mauro Ceci, Fabio Alessandroni e Fausto Corti.

Il 16 febbraio parleranno i difensori dei tre progettisti dei contestati restauri, e dopo sarà pronunciata la sentenza. Intanto è uscito dal processo Claudio Botta, il 93enne progettista della Casa dello studente, che non è imputabile per via di una grave patologia, come ha attestato una recente visita medica. Secondo il perito del giudice, Maria Gabriella Mulas, il suo progetto presentava degli errori macroscopici, forse decisivi per il crollo del fabbricato, edificato nel 1965.

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