Casalesi, caccia ai cento appartamenti

Post-sisma, i pm di Napoli indagano all’Aquila e cercano un basista contattato per aiutare il clan a introdursi negli appalti

L’AQUILA. L’inchiesta avviata dalla Procura antimafia di Napoli, e dalle squadre mobili di Caserta e Firenze su una serie di attività illecite del clan dei Casalesi, è scivolata anche sull’Aquila.

Infatti, a fronte del comprensibile riserbo degli investigatori, si è appreso che anche in città si indaga per capire quali fossero i cento appartamenti che il clan casalese intendeva realizzare nel post-terremoto.

Questo filone investigativo è scaturito da intercettazioni riguardanti una più vasta indagine tra la Campania e la Versilia che ha portato, di recente, a una dozzina di arresti e a indagare altrettante persone.

I Casalesi, infatti, avevano messo a punto una base operativa nella zona di Viareggio dove si sono radicati alcuni imprenditori loro collusi per operare lì ma anche per mettere le mani sulla ricostruzione dell’Aquila. Del resto non si tratta certo del primo tentativo.

Una telefonata intercettata è stata la chiave di lettura di questo specifico filone investigativo. Uno degli indagati si rivolge a un imprenditore che si ritiene colluso e gli fa una proposta riferendosi alla ricostruzione dell’Aquila: «Stefano, vuoi fare cento appartamenti? Cento sono pagati con i soldi dello Stato».

Una frase raccapricciante che non poteva non stimolare a indagare anche in tale direzione gli investigatori campani i quali ancora non hanno individuato quali fossero i cento nuovi appartamenti da edificare ma ci stanno lavorando tuttora. Come pure si sta cercando di sapere se esista una sorta di basista in città che tenga le file per conto di quella organizzazione malavitosa. Di certo l’inchiesta non è affatto conclusa per via del fatto che ci sono ancora intercettazioni da ascoltare e persone da interrogare e gli investigatori campani sembrano intenzionati ad approfondire le loro conoscenze al riguardo. Dalle intercettazioni che riguardano L’Aquila, infatti, si arguisce come, al di là del tentativo di realizzare i cento appartamenti, i Casalesi volevano entrare direttamente negli appalti per la ristrutturazione dei palazzi danneggiati dal terremoto del 2009.

Non si tratta di indagini facili per via del fatto che, come si rileva leggendo gli atti dell’inchiesta, le conversazioni intercettate sono caratterizzate da un linguaggio volutamente criptico e dall’uso di espressioni dialettali non facilmente comprensibili.

Questa costola del clan dei Casalesi, che fa capo alla 44anne Maria Grazia Lucarello, puntava davvero in alto. Infatti, anche se si tratta di un aspetto che non riguarda L’Aquila ma la Versilia, è comunque da raccontare un episodio che la dice lunga al riguardo: dalle intercettazioni spunta, infatti, il nome dell’ex ct della Nazionale di calcio, Marcello Lippi, che, all’oscuro di queste trame, voleva acquistare una villa in Versilia, operazione caldeggiata dall’organizzazione malavitosa, che ne avrebbe tratto giovamento, ma non andata in porto. Agli indagati sono contestati reati pesantissimi come l’associazione per delinquere finalizzata all’acquisizione di appalti, controllo egemonico del territorio, corruzione e speculazione di attività imprenditoriali.

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