Case B e C, i lavori non partono
Il blocco causato dall’aggiornamento del prezzo delle fibre di carbonio
L’AQUILA. La pubblicazione, da parte della Regione, dei nuovi prezzi relativi alle fibre di carbonio sta creando il blocco di tutte le pratiche relative alle abitazioni con esito B e C dove sono previsti rafforzamenti locali. A rischio l’avvio dei lavori per migliaia di abitazioni.
A scendere ancora un volta in campo è il presidente dell’Ordine degli ingegneri, Paolo De Santis, che chiama direttamente in causa il capo della Struttura tecnica di missione, Gaetano Fontana.
CASE B E C. In una lettera indirizzata a Fontana e seguita poi anche da un incontro, De Santis elenca una serie di criticità che «stanno creando maggior disagio in riferimento all’iter delle pratiche». Un elenco che comincia proprio dagli edifici classificati B e C, complessivamente 8.892 nel solo comune dell’Aquila. Per circa seimila c’è già il contributo definitivo, ma l’aggiornamento del prezzario (ora più basso) relativo alle fibre di carbonio, sta ostacolando l’avvio dei lavori di riparazione.
«La pubblicazione a febbraio dei nuovi prezzi» sostiene De Santis «ha creato paradossalmente il blocco di tutte le pratiche dei condomini con esito B e C dove sono previsti questi rafforzamenti. La decisione del Comune dell’Aquila di applicare tali nuovi prezzi non ci trova consenzienti e neppure la riunione tenuta dal prefetto ha sortito gli effetti sperati. Per evitare il blocco dei lavori basterebbe non rifare i conteggi e assegnare, quindi, i contributi già calcolati. Le somme in esubero potrebbero essere riassorbite attraverso l’esecuzione - documentata da varianti in corso d’opera - di un numero maggiore di rinforzi strutturali. Questo è l’unico modo per evitare altre devastanti perdite di tempo».
Per De Santis a ostacolare le ristrutturazioni delle case B e C, ci sono anche «i tempi lunghi di acquisizione del documento di regolarità contributiva (Durc), la mancanza di coordinamento per l’acquisizione dei contributi definitivi e i tempi eccessivi per la verifica delle parcelle professionali».
EDIFICI E. Ma il presidente dell’Ordine degli ingegneri nella lettera inviata a Fontana - e per conoscenza al commissario Gianni Chiodi,al vice commissario Massimo Cialente, a Fintecna, Reluis e Cineas - sottolinea anche una lunga serie di criticità relative alle pratiche per le case E. In particolare, secondo il presidente dell’Ordine degli ingegneri «non è chiaro come la normativa post-terremoto, per le strutture con crolli parziali o totali, si interseca con gli indirizzi urbanistici comunali. È necessario chiarire se la regola molto stringente del “com’era dov’era”, dell’ordinanza 3790, può essere compatibile con interventi che consentano ricostruzioni con piante e volumi strutturalmente più vantaggiosi, con modifiche volumetriche previste dal Piano casa regionale e con interventi volti al risparmio energetico». Tra le altre cose, per De Santis, «al momento non è possibile valutare - per edifici con danni strutturali importanti - la convenienza tecnico-economica della demolizione e ricostruzione.
E ciò perché non sono ancora disponibili i parametri di riferimento, per il costo di ricostruzione, che sono sempre stabiliti attraverso apposite ordinanze. Inoltre, è necessaria l’adozione del prezzario della ricostruzione per tener conto di interventi e lavorazioni legati alle tecnologie che l’entrata in vigore della nuova norma sismica consente di utilizzare». E ancora, De Santis segnala «la necessità di istituire uno sportello unificato per il rilascio dei pareri, con la preventiva pubblicazione - da parte del Comune - dei vincoli esistenti sul territorio, così da accelerare i tempi per il rilascio dei contributi definitivi».
L’INTERVENTO DEL PD. Criticità segnalate anche dal Partito democratico, secondo cui «è sconfortante trovarsi a un anno dal sisma ancora alle prese con problemi legati al prezzario regionale».
«Eppure» afferma il segretario comunale Francesco Iritale «già la scorsa estate erano state sollevate problematiche analoghe. Il prezzario è stato varato nel 2000. A luglio 2009 è stato ritoccato senza tener conto delle novità tecnologiche imposte da una ricostruzione come la nostra. Paradossalmente il prezzo delle fibre di carbonio, usate per i rinforzi strutturali degli edifici, si è attestato intorno a 1.200 euro a metro quadro, ben 4 volte superiore al prezzo praticato dal mercato. Così i progetti sono stati elaborati tenendo conto di quegli importi. A febbraio, quando il termine per la presentazione delle pratiche B e C era scaduto, la Regione - accortasi del disastro - ha ritoccato il prezzo delle fibre di carbonio, sceso a 247 euro al metro quadro». Da qui, per il Pd, il blocco delle pratiche e la conseguente impossibilità di far rientrare i cittadini nelle loro case.
RICOSTRUZIONE PESANTE. Anche per gli edifici classificati E c’è il rischio, secondo il segretario del Pd, di incorrere in notevoli ritardi. «Il problema, anche in questo caso, è rappresentato dalla lacunosità del prezzario per quel che riguarda le nuove tecnologie e dai costi altissimi per altri interventi». Il Pd chiede, quindi, al commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi «di mettere la parola fine a lungaggini e rinvii».
CASE ATER. Intanto, sono circa mille le imprese che hanno risposto al bando, promosso dall’Ater, per la selezione delle aziende a cui affidare il recupero degli alloggi popolari con danni classificati A, B e C. I primi bandi potranno partire nei prossimi giorni e i lavori saranno coperti con fondi dell’Ater perché il Cipe non ha ancora trasferito all’ufficio per la ricostruzione i 150 milioni di euro previsti dal decreto. L’Ater dovrà occuparsi di circa 800 alloggi (quelli A, B e C). Sugli edifici E interverrà il Provveditorato interregionale delle opere pubbliche.
A scendere ancora un volta in campo è il presidente dell’Ordine degli ingegneri, Paolo De Santis, che chiama direttamente in causa il capo della Struttura tecnica di missione, Gaetano Fontana.
CASE B E C. In una lettera indirizzata a Fontana e seguita poi anche da un incontro, De Santis elenca una serie di criticità che «stanno creando maggior disagio in riferimento all’iter delle pratiche». Un elenco che comincia proprio dagli edifici classificati B e C, complessivamente 8.892 nel solo comune dell’Aquila. Per circa seimila c’è già il contributo definitivo, ma l’aggiornamento del prezzario (ora più basso) relativo alle fibre di carbonio, sta ostacolando l’avvio dei lavori di riparazione.
«La pubblicazione a febbraio dei nuovi prezzi» sostiene De Santis «ha creato paradossalmente il blocco di tutte le pratiche dei condomini con esito B e C dove sono previsti questi rafforzamenti. La decisione del Comune dell’Aquila di applicare tali nuovi prezzi non ci trova consenzienti e neppure la riunione tenuta dal prefetto ha sortito gli effetti sperati. Per evitare il blocco dei lavori basterebbe non rifare i conteggi e assegnare, quindi, i contributi già calcolati. Le somme in esubero potrebbero essere riassorbite attraverso l’esecuzione - documentata da varianti in corso d’opera - di un numero maggiore di rinforzi strutturali. Questo è l’unico modo per evitare altre devastanti perdite di tempo».
Per De Santis a ostacolare le ristrutturazioni delle case B e C, ci sono anche «i tempi lunghi di acquisizione del documento di regolarità contributiva (Durc), la mancanza di coordinamento per l’acquisizione dei contributi definitivi e i tempi eccessivi per la verifica delle parcelle professionali».
EDIFICI E. Ma il presidente dell’Ordine degli ingegneri nella lettera inviata a Fontana - e per conoscenza al commissario Gianni Chiodi,al vice commissario Massimo Cialente, a Fintecna, Reluis e Cineas - sottolinea anche una lunga serie di criticità relative alle pratiche per le case E. In particolare, secondo il presidente dell’Ordine degli ingegneri «non è chiaro come la normativa post-terremoto, per le strutture con crolli parziali o totali, si interseca con gli indirizzi urbanistici comunali. È necessario chiarire se la regola molto stringente del “com’era dov’era”, dell’ordinanza 3790, può essere compatibile con interventi che consentano ricostruzioni con piante e volumi strutturalmente più vantaggiosi, con modifiche volumetriche previste dal Piano casa regionale e con interventi volti al risparmio energetico». Tra le altre cose, per De Santis, «al momento non è possibile valutare - per edifici con danni strutturali importanti - la convenienza tecnico-economica della demolizione e ricostruzione.
E ciò perché non sono ancora disponibili i parametri di riferimento, per il costo di ricostruzione, che sono sempre stabiliti attraverso apposite ordinanze. Inoltre, è necessaria l’adozione del prezzario della ricostruzione per tener conto di interventi e lavorazioni legati alle tecnologie che l’entrata in vigore della nuova norma sismica consente di utilizzare». E ancora, De Santis segnala «la necessità di istituire uno sportello unificato per il rilascio dei pareri, con la preventiva pubblicazione - da parte del Comune - dei vincoli esistenti sul territorio, così da accelerare i tempi per il rilascio dei contributi definitivi».
L’INTERVENTO DEL PD. Criticità segnalate anche dal Partito democratico, secondo cui «è sconfortante trovarsi a un anno dal sisma ancora alle prese con problemi legati al prezzario regionale».
«Eppure» afferma il segretario comunale Francesco Iritale «già la scorsa estate erano state sollevate problematiche analoghe. Il prezzario è stato varato nel 2000. A luglio 2009 è stato ritoccato senza tener conto delle novità tecnologiche imposte da una ricostruzione come la nostra. Paradossalmente il prezzo delle fibre di carbonio, usate per i rinforzi strutturali degli edifici, si è attestato intorno a 1.200 euro a metro quadro, ben 4 volte superiore al prezzo praticato dal mercato. Così i progetti sono stati elaborati tenendo conto di quegli importi. A febbraio, quando il termine per la presentazione delle pratiche B e C era scaduto, la Regione - accortasi del disastro - ha ritoccato il prezzo delle fibre di carbonio, sceso a 247 euro al metro quadro». Da qui, per il Pd, il blocco delle pratiche e la conseguente impossibilità di far rientrare i cittadini nelle loro case.
RICOSTRUZIONE PESANTE. Anche per gli edifici classificati E c’è il rischio, secondo il segretario del Pd, di incorrere in notevoli ritardi. «Il problema, anche in questo caso, è rappresentato dalla lacunosità del prezzario per quel che riguarda le nuove tecnologie e dai costi altissimi per altri interventi». Il Pd chiede, quindi, al commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi «di mettere la parola fine a lungaggini e rinvii».
CASE ATER. Intanto, sono circa mille le imprese che hanno risposto al bando, promosso dall’Ater, per la selezione delle aziende a cui affidare il recupero degli alloggi popolari con danni classificati A, B e C. I primi bandi potranno partire nei prossimi giorni e i lavori saranno coperti con fondi dell’Ater perché il Cipe non ha ancora trasferito all’ufficio per la ricostruzione i 150 milioni di euro previsti dal decreto. L’Ater dovrà occuparsi di circa 800 alloggi (quelli A, B e C). Sugli edifici E interverrà il Provveditorato interregionale delle opere pubbliche.
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