«Case mobili al posto delle tende»
Proposta del comitato 3e32 per chi non vuole lasciare la città.
L’AQUILA. Cresce la preoccupazione tra gli sfollati sulla costa e nelle tendopoli, con l’avanzare della stagione fredda. Chi non ha ancora un alloggio punta il dito sui ritardi nelle assegnazioni e sui i problemi legati alle perizie. I comitati, intanto, tornano a chiedere i moduli provvisori per tamponare l’emergenza. Ancora nelle tende. Non cambia di molto la situazione nei campi di assistenza, con molte persone che si dicono contrarie a lasciare la città e tutto ciò nonostante il freddo degli ultimi giorni. «Da qui non ce ne andiamo neanche con la forza», dice Mauro Giovannone che vive con la famiglia nella tendopoli di Acquasanta. «Io lavoro all’Aquila e non sono disposto a macinare chilometri su strade di montagna». Giovannone è stato assegnato in via provvisoria a una struttura alberghiera di Ovindoli. «Il mio nucleo è composto da cinque persone», spiega, «qui preferiscono spendere 7500 di euro al mese per la mia famiglia, anziché predisporre un modulo provvisorio».
Difficoltà anche per Maria Teresa Tuccella che, qualora accettasse la nuova destinazione a Magliano dei Marsi, dovrebbe tornare tutti i giorni per assistere sua madre 84enne. «Non mi piace l’immagine che passa di noi», sottolinea, «dicono che non vogliamo andare via perché abbiamo paura delle scosse o perché siamo testardi, e questo non è vero». Le reali motivazioni sono altre secono il comitato cittadino «3e32»: “gli abitanti delle tendopoli sono persone che lavorano in città”, si legge in una nota, “i loro figli frequentano le scuole dell’Aquila, molti non sono muniti di un mezzo di trasporto». Distanze. Il Comitato «3e32» punta il dito sulla distanza delle sistemazioni. «E’ doveroso», scrivono i membri del gruppo, «chiarire il significato dell’espressione “sistemazione all’interno della provincia di L’Aquila”. Considerando l’enorme estensione del nostro territorio la collocazione al suo interno può significare più di 70 km di distanza».
Moduli provvisori. Di qui la proposta, in tutte le tendopoli, della sostituzione delle tende con delle case mobili, moduli abitativi provvisori. Si tratta di strutture a basso costo, facilmente reperibili e che consentono una permanenza dignitosa, in quanto muniti di cucina, bagno, gas, acqua, elettricità e scarico. Anche il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, ha indicato la necessità di acquisire almeno 800 case mobili agli abitanti dell’Aquila ancora nelle tende. «E’ una lotta contro il tempo», ha detto Cialente, «consegnare le case non vuole dire solo dare una risposta a coloro che si trovano ancora nelle tende, al freddo, o negli alberghi, lontano dalla loro comunità e costretti a fare i pendolari e a percorre centinaia di chilometri al giorno».
Preoccupazione, però, tra gli assegnatari dei Moduli abitativi provvisori, nella frazione di Sant’Elia. «Siamo venuti a conoscenza», scrive Roberto Mattei ex presidente di circoscrizione, «che in questi giorni, il Comune dell’Aquila ha inviato alla Protezione Civile una nota contenente le localizzazioni di tutte le aree dove realizzare i Map, e in questa nota non sono previste aree a Sant’Elia, né a Bazzano. La motivazione sarebbe riposta nei dubbi sull’opportunità di realizzarli». Case popolari. Proteste anche a Preturo, nell’area delle case popolari Ater di via Verzieri, dove le perizie di agibilità hanno avuto risultati contrastanti nell’arco del tempo. Alcune abitazioni, giudicate inizialmente inagibili, sono state poi riclassificate A e B, con conseguenti ripercussioni sull’inserimento negli elenchi per il piano Case. Gli abitanti della prima palazzina, riclassificata B ad agosto, hanno presentato ricorso al Tar contro la perizia, a causa delle presunte condizioni di inagibilità dello stabile. In zona si registrano anche infiltrazioni d’acqua.
Difficoltà anche per Maria Teresa Tuccella che, qualora accettasse la nuova destinazione a Magliano dei Marsi, dovrebbe tornare tutti i giorni per assistere sua madre 84enne. «Non mi piace l’immagine che passa di noi», sottolinea, «dicono che non vogliamo andare via perché abbiamo paura delle scosse o perché siamo testardi, e questo non è vero». Le reali motivazioni sono altre secono il comitato cittadino «3e32»: “gli abitanti delle tendopoli sono persone che lavorano in città”, si legge in una nota, “i loro figli frequentano le scuole dell’Aquila, molti non sono muniti di un mezzo di trasporto». Distanze. Il Comitato «3e32» punta il dito sulla distanza delle sistemazioni. «E’ doveroso», scrivono i membri del gruppo, «chiarire il significato dell’espressione “sistemazione all’interno della provincia di L’Aquila”. Considerando l’enorme estensione del nostro territorio la collocazione al suo interno può significare più di 70 km di distanza».
Moduli provvisori. Di qui la proposta, in tutte le tendopoli, della sostituzione delle tende con delle case mobili, moduli abitativi provvisori. Si tratta di strutture a basso costo, facilmente reperibili e che consentono una permanenza dignitosa, in quanto muniti di cucina, bagno, gas, acqua, elettricità e scarico. Anche il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, ha indicato la necessità di acquisire almeno 800 case mobili agli abitanti dell’Aquila ancora nelle tende. «E’ una lotta contro il tempo», ha detto Cialente, «consegnare le case non vuole dire solo dare una risposta a coloro che si trovano ancora nelle tende, al freddo, o negli alberghi, lontano dalla loro comunità e costretti a fare i pendolari e a percorre centinaia di chilometri al giorno».
Preoccupazione, però, tra gli assegnatari dei Moduli abitativi provvisori, nella frazione di Sant’Elia. «Siamo venuti a conoscenza», scrive Roberto Mattei ex presidente di circoscrizione, «che in questi giorni, il Comune dell’Aquila ha inviato alla Protezione Civile una nota contenente le localizzazioni di tutte le aree dove realizzare i Map, e in questa nota non sono previste aree a Sant’Elia, né a Bazzano. La motivazione sarebbe riposta nei dubbi sull’opportunità di realizzarli». Case popolari. Proteste anche a Preturo, nell’area delle case popolari Ater di via Verzieri, dove le perizie di agibilità hanno avuto risultati contrastanti nell’arco del tempo. Alcune abitazioni, giudicate inizialmente inagibili, sono state poi riclassificate A e B, con conseguenti ripercussioni sull’inserimento negli elenchi per il piano Case. Gli abitanti della prima palazzina, riclassificata B ad agosto, hanno presentato ricorso al Tar contro la perizia, a causa delle presunte condizioni di inagibilità dello stabile. In zona si registrano anche infiltrazioni d’acqua.