Case, scontro sui criteri
Gli sfollati degli hotel: errato discriminarci
L’AQUILA. E’ scontro sui criteri circa le assegnazioni delle casette antisismiche per chi ha l’abitazione classificata con lettera E ed F. L’annuncio del prefetto, Franco Gabrielli, circa le intenzioni della Protezione civile di privilegiare chi vive in tendopoli ha fatto scattare le rimostranze di chi è alloggiato negli hotel. Inoltre è certo che i nuclei familiari con meno di due persone al momento staranno fuori dalle casette. Intanto è partito lo smantellamento delle tendopoli ma all’orizzonte ci sono problemi per viabilità e scuole.
LE CRITICHE. Sono in molti a contestare quel criterio di priorità e a fare da portavoce per conto di diversi sfollati che vivono sulla costa c’è la signora Pamela Gianfelice. «Dissento», spiega, «in quanto non stiamo qui in vacanza, ma con la morte nel cuore, sono stata costretta a lasciare la mia amata città. Vivere in tenda è stata una scelta non un’imposizione, perchè avrei voluto vedere se tutti gli aquilani avessero scelto la tenda come avrebbero fatto a collocarci e viceversa coloro che stanno in tenda potevano fare la mia stessa scelta. Auspico che per l’assegnazione dei 4.500 alloggi vengano utilizzati altri criteri: l’aquilanità,l’esigenze lavorative, invalidità e tutto ciò che serve per far ripartire la città». Analoga la presa di posizione di Barbara Bologna, anche lei aquilana. «Nelle tendopoli» osserva «alloggiano molte persone certamente costrette a stare lì da diverse necessità: lavorative e personali, ma, è bene dirlo, ci sono anche tante altre che hanno scelto, in coscienza, di rimanere lì per avere la certezza della casa antisismica. Ciò che lascia di stucco è la mancanza di trasparenza. Quando già sarebbero dovuti uscire i dati per l’assegnazione delle case si vocifera di una presunta priorità di taluni sfollati». A suo avviso si rischia di partorire «figli e figliastri».
LE TENDOPOLI. La Protezione civile ha confermato ieri che intorno al 5/6 settembre tutti coloro che vivono in tendopoli, se hanno la casa classificata come A, dovranno lasciare i campi di accoglienza. Al riguardo verrà emessa una ordinanza. E questo vale anche per chi ancora non ha ottenuto l’allaccio del gas. Attualmente le tendopoli sono 127 secondo l’ultimo rilievo della Protezione civile risalente a due giorni fa.
La popolazione assistita in quelle aree è di 17.041 persone cui si aggiungono quelli che vivono sulla costa che sono 26.111. In tutto gli sfollati assistiti sono 43.152.
La Protezione civile, secondo quanto si è appreso, intende ospitare le persone che man mano usciranno dalle tendopoli soprattutto nella scuola della guardia di finanza dove potrebbero trovare posto duemila persone. La caserma Pasquali, insieme alla scuola della finanza, dovrebbero accogliere anche parte di coloro che hanno case classificate B e C per le quali ci sono ritardi nei lavori.
LE CASETTE. Le case, secondo il piano della Protezione civile, verranno assegnate a chi ha la casa E o F con una cadenza di mille appartamenti al mese a partire da settembre fino a dicembre 2009. In tutto vi dovrebbero trovare posto circa 15mila persone visto che mediamente si calcola che i nuclei familiari sono di tre persone. Il piano complessivo prevede che entro dicembre trentamila persone possano essere ospitate considerando anche 2300 villette in costruzione nei pressi dei comuni vicino al capoluogo che possono accogliere 7 mila persone. Altri ancora stanno provvedendo con l’autonoma sistemazione. Probabilmente tutto questo non basterà e si sta anche ipotizzando la progettazione di altre casette.
I DUBBI. Ci sono anche delle forti perplessità. L’allarme numeri è confermato dal vice presidente del consiglio regionale Giorgio De Matteis che denuncia l’insufficienza degli alloggi. «Si è parlato del Progetto case con troppa enfasi», afferma, «e si è sottovalutato il fatto che per mettere 15 mila persone lì dentro bisognava preoccuparsi anche degli altri 50 mila che teoricamente sarebbero dovuti rientrare già nelle case classificate di tipo A, B e C. Tutto ciò senza contare gli alloggi per gli studenti, altre migliaia di posti». De Matteis, inoltre, pone il problema di chi comunque ancora non ha una casetta assegnata e caso mai l’otterrà a novembre. «Chi ha i figli a scuola come si dovrà regolare» dice «visto che la riapertura è per il 21 settembre? O non manda il figlio a scuola oppure sarà costretto per diverse settimane a fargli fare da pendolare. Ma mi domando se sia corretto imporre questa faticosa soluzione ponte anche ai bambini delle scuole elementari».
LE CRITICHE. Sono in molti a contestare quel criterio di priorità e a fare da portavoce per conto di diversi sfollati che vivono sulla costa c’è la signora Pamela Gianfelice. «Dissento», spiega, «in quanto non stiamo qui in vacanza, ma con la morte nel cuore, sono stata costretta a lasciare la mia amata città. Vivere in tenda è stata una scelta non un’imposizione, perchè avrei voluto vedere se tutti gli aquilani avessero scelto la tenda come avrebbero fatto a collocarci e viceversa coloro che stanno in tenda potevano fare la mia stessa scelta. Auspico che per l’assegnazione dei 4.500 alloggi vengano utilizzati altri criteri: l’aquilanità,l’esigenze lavorative, invalidità e tutto ciò che serve per far ripartire la città». Analoga la presa di posizione di Barbara Bologna, anche lei aquilana. «Nelle tendopoli» osserva «alloggiano molte persone certamente costrette a stare lì da diverse necessità: lavorative e personali, ma, è bene dirlo, ci sono anche tante altre che hanno scelto, in coscienza, di rimanere lì per avere la certezza della casa antisismica. Ciò che lascia di stucco è la mancanza di trasparenza. Quando già sarebbero dovuti uscire i dati per l’assegnazione delle case si vocifera di una presunta priorità di taluni sfollati». A suo avviso si rischia di partorire «figli e figliastri».
LE TENDOPOLI. La Protezione civile ha confermato ieri che intorno al 5/6 settembre tutti coloro che vivono in tendopoli, se hanno la casa classificata come A, dovranno lasciare i campi di accoglienza. Al riguardo verrà emessa una ordinanza. E questo vale anche per chi ancora non ha ottenuto l’allaccio del gas. Attualmente le tendopoli sono 127 secondo l’ultimo rilievo della Protezione civile risalente a due giorni fa.
La popolazione assistita in quelle aree è di 17.041 persone cui si aggiungono quelli che vivono sulla costa che sono 26.111. In tutto gli sfollati assistiti sono 43.152.
La Protezione civile, secondo quanto si è appreso, intende ospitare le persone che man mano usciranno dalle tendopoli soprattutto nella scuola della guardia di finanza dove potrebbero trovare posto duemila persone. La caserma Pasquali, insieme alla scuola della finanza, dovrebbero accogliere anche parte di coloro che hanno case classificate B e C per le quali ci sono ritardi nei lavori.
LE CASETTE. Le case, secondo il piano della Protezione civile, verranno assegnate a chi ha la casa E o F con una cadenza di mille appartamenti al mese a partire da settembre fino a dicembre 2009. In tutto vi dovrebbero trovare posto circa 15mila persone visto che mediamente si calcola che i nuclei familiari sono di tre persone. Il piano complessivo prevede che entro dicembre trentamila persone possano essere ospitate considerando anche 2300 villette in costruzione nei pressi dei comuni vicino al capoluogo che possono accogliere 7 mila persone. Altri ancora stanno provvedendo con l’autonoma sistemazione. Probabilmente tutto questo non basterà e si sta anche ipotizzando la progettazione di altre casette.
I DUBBI. Ci sono anche delle forti perplessità. L’allarme numeri è confermato dal vice presidente del consiglio regionale Giorgio De Matteis che denuncia l’insufficienza degli alloggi. «Si è parlato del Progetto case con troppa enfasi», afferma, «e si è sottovalutato il fatto che per mettere 15 mila persone lì dentro bisognava preoccuparsi anche degli altri 50 mila che teoricamente sarebbero dovuti rientrare già nelle case classificate di tipo A, B e C. Tutto ciò senza contare gli alloggi per gli studenti, altre migliaia di posti». De Matteis, inoltre, pone il problema di chi comunque ancora non ha una casetta assegnata e caso mai l’otterrà a novembre. «Chi ha i figli a scuola come si dovrà regolare» dice «visto che la riapertura è per il 21 settembre? O non manda il figlio a scuola oppure sarà costretto per diverse settimane a fargli fare da pendolare. Ma mi domando se sia corretto imporre questa faticosa soluzione ponte anche ai bambini delle scuole elementari».