Casette in legno smontabili e 8.500 ristrutturazioni per riavvicinare gli sfollati

Le priorità di Cialente: «Lavori fra giugno e agosto» Un messaggio di distensione per Chiodi e Del Corvo

L’AQUILA. Lavori entro due mesi per realizzare altre casette in legno - i cosiddetti Moduli abitativi provvisori (Map) - e trovare una sistemazione agli sfollati ancora negli alberghi. Circa 8.500 appartamenti da ristrutturare per agosto. Accelerare gli interventi per consentire la riapertura di alcune zone del centro storico. Interventi per il rilancio del tessuto economico. Il sindaco Massimo Cialente, vicecommissario per la ricostruzione, detta i tempi e indica le priorità per fare dell’Aquila del futuro «una delle città più moderne al mondo».

Un anno dopo. Sindaco, a che punto siamo?
«Sempre in emergenza. Assistiamo 36mila aquilani, oltre 4mila si trovano negli alberghi, a centinaia ancora sulla costa. Mancano alloggi per 1439 persone e per questo motivo chiederò la realizzazione di altri Map. Contiamo di avviare i lavori in un paio di mesi e di farli sicuramente a Paganica e poi in altre aree a ridosso della città».

Ma non teme che così si crei una città dispersa?
«Il rischio c’è ma altre soluzioni non esistono. I Map saranno smontabili».

E sulle case da ricostruire a che punto siamo?
«Spero che partano al più presto i lavori per le abitazioni classificate B e C. Abbiamo finanziato circa 6mila interventi e in settimana porteremo in consiglio comunale la delibera sulle perimetrazioni. Entro agosto contiamo di ristrutturare circa 8.500 appartamenti. L’importante è non ripetere gli errori».

A che si riferisce?
«Al fatto che ci sono stati ritardi a causa di meccanismi farraginosi. Ricordo invece che ora, dopo il rilascio degli atti, si deve obbligatoriamente partire con le ristrutturazioni entro 15 giorni. Penso agli errori fatti coi Map: si doveva capire subito che ce ne volevano di più. O agli errori commessi nel non far commissariare le parti comuni dei condomini. Avremmo aiutato tanta gente a rientrare prima all’Aquila».

Dimentica gli errori nella gestione del caso-macerie.
«Nessun errore. Vorrei ricordare che le prime 70 tonnellate le abbiamo tolte noi del Comune. Però non dimentico che l’11 febbario, due ore e mezza dopo la gara che assegnava i lavori per portare via 13 tonnellate di inerti già selezionati, s’è stato un sequestro di atti. Il clima era un po’ pesante, con troppe tentazioni pre-elettorali. Il popolo delle carriole ha dato una grande mano a convincere qualcuno che si doveva cambiare. E finalmente si è capito che serviva un grande lavoro di squadra, fra governo ed enti locali».

Dieci anni per tornare in centro. Non sono troppi per non temere l’allontanamento dai luoghi cari?
«Non credo che questo sia il tempo per tornare in tutto il centro storico. Sono convinto che per alcune zone si potranno bruciare le tappe. Penso alla Villa, Porta Napoli, zone castello e ospedale, Santa Maria di Farfa, via Verdi. Molto dipenderà dalle linee guida e dai piani di ricostruzione».

E i soldi?
«Quelli ci sono. La vera ricostruzione non è mai partita e si è speso molto poco dei due miliardi messi a disposizione dal governo. Adesso partiamo e vediamo man mano quali altri finanziamenti serviranno».

Si potrà ricostruire in tutta la città?
«Il discorso di dove e come ricostruire va affidato a tecnici competenti. Certo, come politici dovremo imparare anche a dire di no. L’Aquila del futuro dovrà diventare un esempio di prevenzione».

Che ne pensa della proposta dello storico Carlo De Matteis di ribattezzare via 6 aprile l’attuale via XX Settembre?
«Ne discuteremo in consiglio comunale. Dove dovremo decidere anche che fare di quella zona della città particolarmente colpita dal sisma».