L’azienda di trasporto: all’appello mancano i 2 milioni di euro che il Comune non può darci
Cassa integrazione all’Ama
Il presidente Ciccarelli: niente soldi, misura necessaria
L’AQUILA. «Non possiamo andare avanti così, l’Ama è sull’orlo del baratro». Non usa giri di parole Olivo Ciccarelli, presidente dell’azienda per la mobilità aquilana, il cui pacchetto societario è interamente nelle mani del Comune. «I sindacati si sono detti contrari, ma non abbiamo altra possibilità se non quella di mettere 40 dipendenti in cassa integrazione».
Alla base del provvedimento, il mancato pagamento di oltre due milioni di euro da parte del Comune. Il presidente dell’Ama ha rivolto ieri un appello perché i due milioni di euro necessari per il pareggio di bilancio dell’azienda vengano presi dai fondi a disposizione della Protezione civile.
Il Comune dell’Aquila, infatti, rischia a sua volta il dissesto a causa dei mancati introiti di tasse e tributi non riscossi a causa del terremoto e non ancora reintegrati dal Governo.
«Nel 2008 avevamo percorso 3 milioni e 400mila chilometri» ha ricordato Olivo Ciccarelli, «e nel 2009 avevamo ulteriormente aumentato questa cifra che contavamo di portare a 3 milioni e 600mila. Avevamo istituito nuove corse per gli studenti, arrivando a farne una ogni 7 minuti. I giovani rappresentano il 70 per cento della nostra utenza e di questi oltre la metà sono studenti universitari. Con il terremoto, gli autobus sono diventati gratuiti e lo saranno fino a giugno 2010. Una cosa importantissima, in un periodo così difficile. A noi, però, sono mancati tutti gli incassi dei biglietti. Oltre tutto, i viaggiatori che arrivano dalla costa vengono portati direttamente a destinazione saltando il trasporto locale. La Regione pagherà queste mancate entrate con 1.950.000 euro. Il Comune ci ha fatto sapere, invece, che sarà difficile reperire la somma di 2 milioni e 65mila euro che avrebbe dovuto riversare nelle nostre casse e che rappresenta il 18% del bilancio totale. Ci è stato chiesto di ridurre alcune corse e, stando così le cose, non abbiamo scelta. Dobbiamo mandare i dipendenti in eccesso in cassa integrazione».
Per Luigi Fabiani, (consiglio di amministrazione Ama) presente alla conferenza stampa, la cassa integrazione dovrebbe rappresentare l’ultima ipotesi operativa possibile.
«Va ad umiliare i dipendenti che dal 6 aprile non hanno mai interrotto il servizio pubblico». Fabiani ha poi criticato le scelte della Regione Abruzzo e del Comune di eliminare alcune corse: «In un momento in cui la città sta soffrendo terribilmente il caos del traffico, il trasporto pubblico dovrebbe essere incrementato. Chiederemo un consiglio comunale straordinario per capire come la politica pensa di risolvere il problema».
Alla base del provvedimento, il mancato pagamento di oltre due milioni di euro da parte del Comune. Il presidente dell’Ama ha rivolto ieri un appello perché i due milioni di euro necessari per il pareggio di bilancio dell’azienda vengano presi dai fondi a disposizione della Protezione civile.
Il Comune dell’Aquila, infatti, rischia a sua volta il dissesto a causa dei mancati introiti di tasse e tributi non riscossi a causa del terremoto e non ancora reintegrati dal Governo.
«Nel 2008 avevamo percorso 3 milioni e 400mila chilometri» ha ricordato Olivo Ciccarelli, «e nel 2009 avevamo ulteriormente aumentato questa cifra che contavamo di portare a 3 milioni e 600mila. Avevamo istituito nuove corse per gli studenti, arrivando a farne una ogni 7 minuti. I giovani rappresentano il 70 per cento della nostra utenza e di questi oltre la metà sono studenti universitari. Con il terremoto, gli autobus sono diventati gratuiti e lo saranno fino a giugno 2010. Una cosa importantissima, in un periodo così difficile. A noi, però, sono mancati tutti gli incassi dei biglietti. Oltre tutto, i viaggiatori che arrivano dalla costa vengono portati direttamente a destinazione saltando il trasporto locale. La Regione pagherà queste mancate entrate con 1.950.000 euro. Il Comune ci ha fatto sapere, invece, che sarà difficile reperire la somma di 2 milioni e 65mila euro che avrebbe dovuto riversare nelle nostre casse e che rappresenta il 18% del bilancio totale. Ci è stato chiesto di ridurre alcune corse e, stando così le cose, non abbiamo scelta. Dobbiamo mandare i dipendenti in eccesso in cassa integrazione».
Per Luigi Fabiani, (consiglio di amministrazione Ama) presente alla conferenza stampa, la cassa integrazione dovrebbe rappresentare l’ultima ipotesi operativa possibile.
«Va ad umiliare i dipendenti che dal 6 aprile non hanno mai interrotto il servizio pubblico». Fabiani ha poi criticato le scelte della Regione Abruzzo e del Comune di eliminare alcune corse: «In un momento in cui la città sta soffrendo terribilmente il caos del traffico, il trasporto pubblico dovrebbe essere incrementato. Chiederemo un consiglio comunale straordinario per capire come la politica pensa di risolvere il problema».