Centrale del gas, resta il no della Regione
Scongiurato il dietrofront. L’assessore Gerosolimo: «Non tutto è perduto». Più scettico Ranalli
SULMONA. La giunta regionale non ha approvato alcun documento che rinnega il no alla centrale della Snam. L’occupazione a metà del Comune, notte esclusa, porta a casa il primo risultato contro la realizzazione dell’impianto di Case Pente. La preoccupazione però resta, dal momento che il decreto di autorizzazione della centrale si avvicina. “Sfiduciato” il sindaco di Sulmona, Peppino Ranalli, che ieri mattina ha partecipato a un lungo e animato confronto in Regione, con una delegazione di Comitati cittadini per l’ambiente e consiglieri che hanno dato vita alla protesta di palazzo San Francesco. «Purtroppo siamo davanti ad un treno che è partito», avverte il primo cittadino, «come Comune abbiamo fatto di tutto e continueremo a fare di tutto per bloccare la realizzazione dell’impianto. Ma ci troviamo a rincorrere anni di immobilismo». Più fiducioso l’assessore regionale alle Aree interne, il sulmonese Andrea Gerosolimo. «Abbiamo avuto un confronto serrato e pacato nei toni», racconta, «credo che prevalga il buon senso e quel che conta è che la posizione della Regione resta di contrarietà a ogni impianto, sia a gas che elettrico. Attendiamo ulteriori posizioni della comunità della Valle Peligna, anche se ci sono stati diversi deliberati, e il consiglio regionale si adeguerà anche alle posizioni già in essere. Credo ancora che non tutto sia perduto».
Rimette al centro la necessità di mantenere alta la guardia il portavoce dei Comitati, Mario Pizzola.
«È stata una riunione importante», spiega, «resta sul tavolo l’ipotesi formulata dal vice presidente della Regione, Giovanni Lolli, sul riavvio del confronto circa le eventuali alternative al progetto attuale, mantenendo forte il no al metanodotto e alla centrale espresso in sette delibere. Non siamo d’accordo sulla possibilità di riaprire la discussione solo sulla centrale, ma rivendichiamo alternative fuori dalla dorsale appenninica e il premier Matteo Renzi deve riaprire il confronto. Ciò per evitare un’autorizzazione immediata, nonostante le nostre battaglie lunghe otto anni. Continueremo a usare tutti gli strumenti democratici e anche di lotta a nostra disposizione per scongiurare questo stupro ai danni del territorio».
Federica Pantano
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