Chiamato alla visita per l'accompagnamento un anno dopo la morte, proteste a Raiano
Da vivo aveva presentato per due volte la domanda per l’indennità, la burocrazia fissa la visita quando ormai è roppo tardi
RAIANO. Da vivo aveva presentato per due volte la domanda per l’indennità di accompagno, da morto lo convocano a visita. Una singolare vicenda toccata a Mauro Curatella di Raiano, morto nel giugno del 2012, a soli 52 anni.
«La lettera della commissione medico legale del distretto sanitario di Sulmona con tanto di data per l’appuntamento al prossimo 27 giugno gli è arrivata a casa», spiega sua moglie Mirella, «ma credo che sarebbe stato meglio indirizzarla al camposanto dove riposa da oltre un anno».
Uno sfogo amaro per una richiesta con tutta probabilità nata da un errore burocratico, ma che suona come una beffa al dolore della donna per la perdita del congiunto. Una vita normale quella di Mauro che si sposa con Mirella e ha due figli. Ma a 37 anni tutto si complica con una malattia e un delicato trapianto di fegato fatto a Genova nel 1997. «L’operazione lo ha reso invalido al 100%», racconta la donna, «ma siamo andati avanti con dignità e senza chiedere nulla a nessuno. Poi nel 2011 un nuovo male e il peggioramento della sua salute. Da qui presentammo una prima domanda di accompagno nel maggio 2011. Una richiesta che venne respinta nonostante il male, l’invalidità e le radioterapie da fare a Chieti una volta a settimana».
Un tragitto compiuto con la speranza nel cuore, anche se le condizioni di salute dell’uomo peggioravano di continuo.
«Lui non la voleva fare, ferito nell’orgoglio del primo rifiuto e debole per la malattia: lo convinsi a rifare la domanda nel maggio 2012 e questa volta ci accettano l’indennità. Un riconoscimento», conclude, «durato solo per quindici giorni poi il suo cuore si è fermato. Di Mauro si sarebbero dovuti ricordare prima, non adesso».
Federico Cifani
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