Chiodi: i fatti smentiscono Casini
Il governatore critica il leader dell'Udc che aveva parlato di «città morta»
Gianni Chiodi presidente della Regione e commissario delegato per la ricostruzione ha scritto una lettera aperta al leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini che, due giorni fa, in visita all'Aquila, e aveva parlato di «una città morta».
di Gianni Chiodi (presidente Regione Abruzzo)
Caro onorevole Casini, sento il dovere di chiarire alcune questioni venute alla luce nel corso della sua ultima visita all'Aquila. Lo faccio, scientemente e razionalmente, a distanza di qualche giorno, col solo intento di far scemare l'eco del polverone da lei sollevato. E perché lungi da me alimentare polemiche sulla ricostruzione che, come sono solito ripetere, non fanno bene né all'Aquila, né agli aquilani. C'è bisogno di concretezza, di fatti, di consapevolezza, ma anche di onestà intellettuale per evitare di creare false aspettative e facili illusioni.
Per la ricostruzione post sisma sono stati stanziati complessivamente 14,767 miliardi di euro. Sulle contabilità intestate al Commissario delegato, il sottoscritto, sono stati accreditati un miliardo e 131 milioni di euro che, aggiunti ai due miliardi della Cassa depositi e prestiti, sommano 3 miliardi e 131 milioni di euro. Dal giorno del mio insediamento a Commissario, sono stati spesi per la fase dell'emergenza 495,6 milioni di euro (ristoro danni attività produttive, pagamento alberghi, rimborso esborsi sostenuti dai Comuni); per la ricostruzione vera e propria sono stati impiegati 790 milioni di euro; oltre 118 i milioni di euro destinati al recupero di immobili pubblici nel centro storico dell'Aquila, ivi compresi i sottoservizi, e 200 milioni per i suoi edifici strategici. Numeri che trovano espressione nei 12 mila cantieri al momento operanti.
Nell'anno in corso si è accelerato anche sul rientro in casa della popolazione terremotata: dimezzato il numero delle persone in autonoma sistemazione (da 30.000 al 1 febbraio 2010 a poco più di 14 mila ora); ridotta del 75 per cento la percentuale degli ospiti in strutture ricettive e del 71 per cento degli alloggiati nelle caserme. Significa, evidentemente, che gran parte degli 80-90 mila sfollati, dopo il terremoto del 6 aprile 2009, sta tornando nelle abitazioni di proprietà mentre tutti gli altri hanno comunque una sistemazione dignitosa e decorosa negli appartamenti del progetto Case o nei Moduli abitativi provvisori, quando non in altre soluzioni alloggiative a carico dello Stato.
E che dire poi dei 17 mila studenti che, senza perdere un giorno di lezione, sono tornati in tempo sui banchi, in plessi messi in sicurezza o, in sostituzione, in moderne strutture antisismiche.
Ma oltre le cifre, chi lavora tutti i giorni all'Aquila e per L'Aquila può toccare con mano i positivi risultati conseguiti, frutto di impegni e sforzi massicci e costanti.
Nel suo breve tour in zona rossa, accompagnato da elementi di spicco delle istituzioni locali che dovrebbero ergersi, per il loro stesso ruolo, a tutela della veridicità dei fatti, sono certo non le sia stata data la possibilità di apprezzare quanto di buono si è fatto in questo biennio. Non è neanche un fatto di preconcetti, quanto della reale impossibilità per chi fa passerella, tra le vie di una città certo ancora sofferente, di cogliere i segni del progresso e della rinascita.
Ecco perché considero inaccettabili le lezioni di chiunque venga per qualche ora qui, accusi, e passi oltre.
Oltre le difficoltà e le criticità di tutti i giorni. Limitandosi alle apparenze ed ai suggerimenti, faziosi e strumentali, di qualche politico di turno. Forse chi le ha mostrato le ferite aperte della nostra città, ha omesso di spiegarle che il Governo nazionale ha fatto tutto ciò che doveva: risorse finanziarie, supporto normativo, strumenti attuativi. Il Commissario ha poi deciso la governance. Ma qualcuno, eticamente corretto, avrebbe dovuto anche informarla che se la ricostruzione materiale del centro storico dell'Aquila ha accumulato ritardi è stato solo perché il Comune sta tuttora lavorando al Piano di ricostruzione, strumento di legge e non facoltativo, propedeutico all'avvio delle opere, ferme per difficoltà proprie dell'amministrazione che solo in parte comprendo.
Sa lei, onorevole Casini, quante volte ho sollecitato la presentazione dei Piani (sui quali devo fornire l'intesa) per dare una svolta decisiva al processo? Ricostruire, per chi non sa e non per sua colpa (fortunatamente), è una fase di una complessità estrema. Non è stabilire regole una tantum, ma dare risposte a tutti, in ogni momento, in ogni situazione. E richiede spirito di squadra, una sinergia ed una collaborazione senza risparmio.
Non è tollerabile, né può essere considerato un alibi dichiarare "finchè non è tutto chiaro non posso partire". La strada si percorre insieme, e se sul cammino ci sono ostacoli si rimuovono con l'unione delle forze.
Pontificare su come si faccia non è di nessun aiuto. Per questo, da tutti coloro che vengono all'Aquila solo per regalare "pillole di saggezza", magari confezionate nelle sedi romane dei partiti, esigo un minimo di obiettività e proposte concrete. Ed è sempre per questo che plaudo la sua intenzione, annunciata dinanzi agli imprenditori locali, di destinare i fondi che la Legge Mancia riconosce all'Udc per il rilancio delle attività produttive dell'Aquila e per il sostegno alle famiglie particolarmente deboli. Ciò le fà onore e mi spinge di nuovo, come ho sempre fatto, a rinnovare a lei, e a chiunque abbia a cuore la ricostruzione della nostra città, l'invito a salire sulla stessa barca ed a remare, con lo stesso ritmo, anche del cuore, verso lo stesso obiettivo: ridare un futuro alla Città ed alla sua gente.
di Gianni Chiodi (presidente Regione Abruzzo)
Caro onorevole Casini, sento il dovere di chiarire alcune questioni venute alla luce nel corso della sua ultima visita all'Aquila. Lo faccio, scientemente e razionalmente, a distanza di qualche giorno, col solo intento di far scemare l'eco del polverone da lei sollevato. E perché lungi da me alimentare polemiche sulla ricostruzione che, come sono solito ripetere, non fanno bene né all'Aquila, né agli aquilani. C'è bisogno di concretezza, di fatti, di consapevolezza, ma anche di onestà intellettuale per evitare di creare false aspettative e facili illusioni.
Per la ricostruzione post sisma sono stati stanziati complessivamente 14,767 miliardi di euro. Sulle contabilità intestate al Commissario delegato, il sottoscritto, sono stati accreditati un miliardo e 131 milioni di euro che, aggiunti ai due miliardi della Cassa depositi e prestiti, sommano 3 miliardi e 131 milioni di euro. Dal giorno del mio insediamento a Commissario, sono stati spesi per la fase dell'emergenza 495,6 milioni di euro (ristoro danni attività produttive, pagamento alberghi, rimborso esborsi sostenuti dai Comuni); per la ricostruzione vera e propria sono stati impiegati 790 milioni di euro; oltre 118 i milioni di euro destinati al recupero di immobili pubblici nel centro storico dell'Aquila, ivi compresi i sottoservizi, e 200 milioni per i suoi edifici strategici. Numeri che trovano espressione nei 12 mila cantieri al momento operanti.
Nell'anno in corso si è accelerato anche sul rientro in casa della popolazione terremotata: dimezzato il numero delle persone in autonoma sistemazione (da 30.000 al 1 febbraio 2010 a poco più di 14 mila ora); ridotta del 75 per cento la percentuale degli ospiti in strutture ricettive e del 71 per cento degli alloggiati nelle caserme. Significa, evidentemente, che gran parte degli 80-90 mila sfollati, dopo il terremoto del 6 aprile 2009, sta tornando nelle abitazioni di proprietà mentre tutti gli altri hanno comunque una sistemazione dignitosa e decorosa negli appartamenti del progetto Case o nei Moduli abitativi provvisori, quando non in altre soluzioni alloggiative a carico dello Stato.
E che dire poi dei 17 mila studenti che, senza perdere un giorno di lezione, sono tornati in tempo sui banchi, in plessi messi in sicurezza o, in sostituzione, in moderne strutture antisismiche.
Ma oltre le cifre, chi lavora tutti i giorni all'Aquila e per L'Aquila può toccare con mano i positivi risultati conseguiti, frutto di impegni e sforzi massicci e costanti.
Nel suo breve tour in zona rossa, accompagnato da elementi di spicco delle istituzioni locali che dovrebbero ergersi, per il loro stesso ruolo, a tutela della veridicità dei fatti, sono certo non le sia stata data la possibilità di apprezzare quanto di buono si è fatto in questo biennio. Non è neanche un fatto di preconcetti, quanto della reale impossibilità per chi fa passerella, tra le vie di una città certo ancora sofferente, di cogliere i segni del progresso e della rinascita.
Ecco perché considero inaccettabili le lezioni di chiunque venga per qualche ora qui, accusi, e passi oltre.
Oltre le difficoltà e le criticità di tutti i giorni. Limitandosi alle apparenze ed ai suggerimenti, faziosi e strumentali, di qualche politico di turno. Forse chi le ha mostrato le ferite aperte della nostra città, ha omesso di spiegarle che il Governo nazionale ha fatto tutto ciò che doveva: risorse finanziarie, supporto normativo, strumenti attuativi. Il Commissario ha poi deciso la governance. Ma qualcuno, eticamente corretto, avrebbe dovuto anche informarla che se la ricostruzione materiale del centro storico dell'Aquila ha accumulato ritardi è stato solo perché il Comune sta tuttora lavorando al Piano di ricostruzione, strumento di legge e non facoltativo, propedeutico all'avvio delle opere, ferme per difficoltà proprie dell'amministrazione che solo in parte comprendo.
Sa lei, onorevole Casini, quante volte ho sollecitato la presentazione dei Piani (sui quali devo fornire l'intesa) per dare una svolta decisiva al processo? Ricostruire, per chi non sa e non per sua colpa (fortunatamente), è una fase di una complessità estrema. Non è stabilire regole una tantum, ma dare risposte a tutti, in ogni momento, in ogni situazione. E richiede spirito di squadra, una sinergia ed una collaborazione senza risparmio.
Non è tollerabile, né può essere considerato un alibi dichiarare "finchè non è tutto chiaro non posso partire". La strada si percorre insieme, e se sul cammino ci sono ostacoli si rimuovono con l'unione delle forze.
Pontificare su come si faccia non è di nessun aiuto. Per questo, da tutti coloro che vengono all'Aquila solo per regalare "pillole di saggezza", magari confezionate nelle sedi romane dei partiti, esigo un minimo di obiettività e proposte concrete. Ed è sempre per questo che plaudo la sua intenzione, annunciata dinanzi agli imprenditori locali, di destinare i fondi che la Legge Mancia riconosce all'Udc per il rilancio delle attività produttive dell'Aquila e per il sostegno alle famiglie particolarmente deboli. Ciò le fà onore e mi spinge di nuovo, come ho sempre fatto, a rinnovare a lei, e a chiunque abbia a cuore la ricostruzione della nostra città, l'invito a salire sulla stessa barca ed a remare, con lo stesso ritmo, anche del cuore, verso lo stesso obiettivo: ridare un futuro alla Città ed alla sua gente.