Chiodi, superstudio con i giudici come clienti. Il presidente: «Posizione cristallina»

Giornata difficile per il presidente della Regione. Il governatore haribadito l’inesistenza di consulenze commissionate da Abruzzo Engineering al suo studio. Rossini: «E chi ha detto che la squadra mobile sta indagando su questo?»

TERAMO. Ne hanno fatta di strada quei due giovanotti brillanti sin dai tempi del liceo classico «Melchiorre Delfico»! Gianni Chiodi e Carmine Tancredi, amici per la pelle anche durante gli studi universitari alla Luiss di Roma, sono poi diventati soci nello studio di amministrazione societaria Chiodi-Tancredi. Lo stesso studio intorno al quale ruotano le indagini della Procura dell’Aquila convinta che abbia ricevuto un incarico da Abruzzo Engineering per una consulenza.
I due compagni di liceo di piazza Dante, negli anni Ottanta, usciti dalla Luiss, hanno cominciato a lavorare nello studio di Sergio Angelucci, uno dei maggiori commercialisti di Teramo, ora scomparso. Dallo studio Angelucci di via Stazio nei primi anni ’90 si sono trasferiti, mettendosi in proprio, al pianterreno del palazzo di famiglia dei Chiodi, in piazza Sant’Anna, nei locali dove prima c’era un attivissimo club cittadino, «Il Coppo».

Grazie alla loro professionalità, riconosciuta un po’ da tutti nel loro ambiente professionale, Tancredi e Chiodi hanno sfondato quasi subito. Il grosso della loro attività è rappresentato da consulenze per imprenditori medio-grandi anche non abruzzesi (in passato c’è stato Paterna, ex presidente del Pescara calcio, e oggi c’è Campitelli, presidente del Teramo calcio), ma lavorano molto anche come consulenti per i tribunali, anche fuori Teramo e in particolare a Roma.

Arrivano da famiglie importanti: i due papà, Oscar Tancredi e Piero Chiodi, sono stati assessori comunali della Dc, e lo zio di Carmine è il potentissimo ex deputato Dc Antonio Tancredi. Lo studio è stato coinvolto in operazioni complesse e di grande rilievo mediatico, come il salvataggio dal fallimento del Teramo calcio a metà negli anni Novanta (Chiodi era uno dei «saggi» messi dal presidente Tercas Lino Nisii al fianco dell’allora presidente Nanni Cerulli Irelli) e la costituzione della Banca di Teramo di credito cooperativo, presieduta da Antonio Tancredi. Il suo prestigio aumenta nel corso degli anni.

Lo studio, un normale studio commercialistico, si occupa di assistenza in procedure concorsuali (fallimenti, crisi aziendali), contenzioso tributario, ma una delle sue attività principali è l’assistenza agli organi delle Procure in tema di diritto penale dell’economia. Le parcelle sono commisurate al prestigio.

Fioccano le richieste di consulenze ad alti livelli soprattutto da parte delle Procure, ma non mancano incarichi per conto delle difese. Dal falso in bilancio e false comunicazioni sociali delle Ferrovie dello Stato e dell’Alitalia al «dividend washing» (procedura illecita nella ripartizione dei dividendi societari) del gruppo L’Espresso con la Walt Disney, perizia conclusasi con l’estraneità del gruppo editoriale alle imputazioni contestate.

Segue una miriade di consulenze su falso in bilancio, aggiotaggio (diffusione di notizie false per provocare aumento o diminuzione di prezzi sul mercato) e insider trading (compravendita di titoli di una società da parte di un socio per vantaggio personale usando informazioni riservate), queste ultime due perizie riguardanti l’Istituto italiano di Credito fondiario. Si aggiunge la presunta sottovalutazione delle riserve tecniche da parte dell’Ina-Assitalia (reato fiscale), il Teramo calcio, la Pescara calcio nel passaggio dal gruppo Scibilia al gruppo Paterna.

Chiodi chiarisce che «lo studio non ha nessun cliente, nessuna impresa edile che opera all’Aquila per la ricostruzione». «Personalmente», chiarisce, «ero sindaco (membro del collegio sindacale ndr) di società in molti enti, ma sono uscito da tutti come membro effettivo. In qualità di supplente non posso saperlo, perché può capitare di essere nominato senza saperlo».

«So esattamente cosa fa il mio studio», precisa il presidente, «e per questo chiedo un accertamento senza indugi». Lo studio è un’associazione professionale strutturata in maniera diversa da una società. A fine esercizio si può indicare la percentuale di partecipazione perché la partecipazione agli utili si conosce solo a fine anno in base al lavoro che ciascun socio ha prodotto.

«Noi incassiamo somme che risalgono a lavori di anni scorsi», spiega ancora Chiodi, «nel 2008, per esempio, la mia percentuale era al 30 per cento, quella di Carmine al 70. Faccio un altro esempio. Se io nel 2008 incasso una parcella del 2005 bisogna verificare nel 2005 chi ha portato più lavoro in termini di tempo e di impegno professionale. Lo studio, inoltre, si avvale della professionalità di altri commercialisti, pagandoli, ma questo è normale. Oltre allo studio, poi, ciascuno di noi ha posizioni personali come professionisti».
Quindi, secondo Chiodi, Abruzzo Engineering era sul baratro e per capire quali fossero le prospettive societarie ha chiesto a Carmine Tancredi di approfondire.

Ieri, dopo il secondo blitz in due giorni nella sede di Abruzzo Engineering - sulle pareti esterne è comparsa anche una scritta «Chiodi imboscatore» - si sono rincorse voci di presunti blitz anche nello studio e nell’abitazione del presidente.
Notizia smentita dallo stesso Chiodi, il quale ribadisce che «lo studio Chiodi-Tancredi non ha ricevuto richieste di consulenze da Abruzzo Engineering».

«Non mi sarei stupito», sottolinea Chiodi con una punta di rimpianto, «se i controlli della Procura fossero avvenuti prima. Ma va bene anche così, purché si faccia presto».
Dalla procura della Repubblica dell’Aquila, intanto, trapela che non sono stati ordinati per ora approfondimenti sui rapporti e sull’eventuale esistenza di consulenze tra lo studio professionale di Chiodi e Tancredi e Abruzzo Engineering e che non esistono provvedimenti nei confronti di Chiodi.

Sull’argomento il procuratore Alfredo Rossini, ha risposto: «E chi ha detto che la squadra mobile sta indagando su questo?».

In ogni caso, la risposta ai quesiti della Procura è tutta nella documentazione sequestrata. Lo stesso presidente Chiodi auspica una verifica lampo in modo da chiarire il ruolo del suo studio ed evitare lo stillicidio di voci e insinuazioni che lo stanno investendo come un uragano.

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