Chiude la clinica Santa Maria
Ultimo atto per 80 lavoratori dopo due anni di proteste
AVEZZANO. Non è bastato dormire sul tetto della clinica, occupare il Comune, difendere a squarciagola il proprio posto di lavoro. Per la casa di cura Santa Maria dell'ex gruppo Angelini arrivano gli ultimi atti: sono state sospese tutte le attività cliniche residue e da domani si chiude. «Siamo stati abbandonati, siamo morti»: le ultime grida di dolore.
Non c'è più un ritorno economico tale da consentire la sopravvivenza della struttura sanitaria di via Trieste ad Avezzano. Questa la motivazione della curatela fallimentare che ha spinto alla chiusura. «Già sono state sospese le ultime attività residue, endoscopie e visite cliniche» commenta Corrado Paoloni, direttore sanitario della Santa Maria, «martedì è prevista la chiusura. In attesa di tempi migliori, se mai arriveranno. Si tratta di un'altra pagina triste per noi e per questa città. Molti dipendenti sono in cassa integrazione, altri hanno continuato a lavorare con avvisi pubblici a tempo determinato. Siamo molto amareggiati, consapevoli di essere stati abbandonati da tutti perché non rappresentiamo un problema per la sanità marsicana e abruzzese».
Fino a due anni fa la struttura che apparteneva al gruppo Angelini aveva fatto contare tremila ricoveri, un migliaio di interventi chirurgici, 6mila prestazioni ambulatoriali. Nel 2009 erano nati 585 bambini. I problemi sono iniziati proprio nel 2009. A ottobre dell'anno scorso era stato disattivato il Punto nascite, ma già dall'inizio dell'anno non arrivavano più le cicogne. Il piano voluto dal sub commissario per la Sanità, Giovanna Baraldi, e dalla curatrice fallimentare, Giuseppina Ivone, prevedeva il mantenimento dei posti letto in convenzione (in tutto 29) di Chirurgia generale e Ginecologia. Poi la Regione ha ridotto il budget della casa di cura di circa un milione e 300mila euro. La curatela fallimentare, nel frattempo, ha fatto ricorso al Tar per chiedere il ripristino dell'Ostetricia.
In attesa della decisione dei giudici, da domani le porte della casa di cura avezzanese resteranno chiuse per i pazienti e per gli ottanta dipendenti. Quegli stessi lavoratori che erano saliti sul tetto per protestare contro la proprietà che non pagava gli stipendi da mesi. I lavoratori che, davanti a poliziotti in assetto antisommossa, avevano avuto un'animata discussione con il re delle cliniche Vincenzo Angelini. Quei lavoratori che erano andati a occupare il Comune di Avezzano e avevano urlato la loro rabbia di fronte alla sede regionale di Pescara. «Siamo stati abbandonati»: a oggi, per i dipendenti, resta solo questa consapevolezza.
Non c'è più un ritorno economico tale da consentire la sopravvivenza della struttura sanitaria di via Trieste ad Avezzano. Questa la motivazione della curatela fallimentare che ha spinto alla chiusura. «Già sono state sospese le ultime attività residue, endoscopie e visite cliniche» commenta Corrado Paoloni, direttore sanitario della Santa Maria, «martedì è prevista la chiusura. In attesa di tempi migliori, se mai arriveranno. Si tratta di un'altra pagina triste per noi e per questa città. Molti dipendenti sono in cassa integrazione, altri hanno continuato a lavorare con avvisi pubblici a tempo determinato. Siamo molto amareggiati, consapevoli di essere stati abbandonati da tutti perché non rappresentiamo un problema per la sanità marsicana e abruzzese».
Fino a due anni fa la struttura che apparteneva al gruppo Angelini aveva fatto contare tremila ricoveri, un migliaio di interventi chirurgici, 6mila prestazioni ambulatoriali. Nel 2009 erano nati 585 bambini. I problemi sono iniziati proprio nel 2009. A ottobre dell'anno scorso era stato disattivato il Punto nascite, ma già dall'inizio dell'anno non arrivavano più le cicogne. Il piano voluto dal sub commissario per la Sanità, Giovanna Baraldi, e dalla curatrice fallimentare, Giuseppina Ivone, prevedeva il mantenimento dei posti letto in convenzione (in tutto 29) di Chirurgia generale e Ginecologia. Poi la Regione ha ridotto il budget della casa di cura di circa un milione e 300mila euro. La curatela fallimentare, nel frattempo, ha fatto ricorso al Tar per chiedere il ripristino dell'Ostetricia.
In attesa della decisione dei giudici, da domani le porte della casa di cura avezzanese resteranno chiuse per i pazienti e per gli ottanta dipendenti. Quegli stessi lavoratori che erano saliti sul tetto per protestare contro la proprietà che non pagava gli stipendi da mesi. I lavoratori che, davanti a poliziotti in assetto antisommossa, avevano avuto un'animata discussione con il re delle cliniche Vincenzo Angelini. Quei lavoratori che erano andati a occupare il Comune di Avezzano e avevano urlato la loro rabbia di fronte alla sede regionale di Pescara. «Siamo stati abbandonati»: a oggi, per i dipendenti, resta solo questa consapevolezza.
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