Chiusa l’inchiesta sul Convitto
Nel crollo morirono 3 studenti, indagati preside e dirigente della Provincia
L’AQUILA. Anche per l’inchiesta sul crollo del Convitto nazionale la Procura ignora le contromosse della difesa e chiude le indagini preliminari inguaiando i due sospettati: il preside Livio Bearzi di 52 anni e il dirigente della Provincia, Vincenzo Mazzotta (43).
LE ACCUSE. Le imputazioni, comunque tutte da dimostrare, sono molte chiare. I due indagati sono accusati di omicidio colposo per condotte commissive e omissive per la morte di tre minorenni che soggiornavano nella struttura in centro storico al momento del sisma: Luigi Cellini, Ondrey Nuozovsky e Marta Zelena oltre al ferimento di Mirko Colangelo il quale riportò ferite gravi ma ora sta molto meglio.
Bearzi, più in particolare, nella veste di dirigente del Convitto, è accusato di non avere valutato la totale inadeguatezza dell’edificio dal punto di vista statico e sismico, mai sottoposto a opere di ristrutturazione, privo di certificati di idoneità statica e di certificato di prevenzione antincendio. Questa complessa inadeguatezza, secondo la procura, è ben indicata nel censimento sulla vulnerabilità degli edifici, ovvero il rapporto Barberi. Inoltre nella relazione di Collabora Engineering il Convitto nazionale viene qualificato come edificio di medio/alta vulnerabilità sismica. il preside è anche accusato di non avere adottato provvedimenti di sgombero e di avere omesso di redigere un piano idoneo per la sicurezza.
A Vincenzo Mazzotta, dirigente del settore edilizia e pubblica istruzione della Provincia, sono avanzate, grosso modo, le medesime contestazioni.
LA PARTE OFFESA. «Guardiamo con favore la piega che ha preso l’indagine che con questo provvedimento sembra viaggiare verso la richiesta di rinvio a giudizio», Lo afferma l’avvocato marsicano Antonio Milo, per conto della signora Maria Catarinacci, di Trasacco, madre di Luigi Cellini, morto sotto le macerie. «Non vogliamo colpevoli a tutti i costi» ha aggiunto Milo «ma solo conoscere la verità dopo il nostro esposto. Vale anche la pena di considerare a nostro favore che l’avviso di chiusura delle indagini è arrivato dopo l’audizione degli indagati». Secondo le parti civili era quantomeno doveroso, come è accaduto per altri ospiti che si sono salvati, evacuare tutto il Convitto nazionale.
LE DIFESE. In effetti alcune settimane fa gli indagati sono stati ascoltati dalla polizia giudiziaria. Bearzi, assistito dall’avvocato Paolo Enrico Guidobaldi, ha sempre sostenuto alcuni punti fermi della sua difesa: non aveva la facoltà di chiudere la scuola in quanto questo è un potere solo del sindaco; ha detto inoltre che dei tecnici, poco prima del sisma, avevano ispezionato il palazzo (costruito oltre un secolo fa) ritenendolo idoneo. Va pure aggiunto che la evacuazione era resa difficile dal fatto che gli ospiti erano minorenni e dunque vi erano seri problemi di vigilanza su di loro. Inoltre le rassicurazioni della commissione grandi rischi hanno fatto il resto.
Inoltre è stato eccepito come il Convitto Nazionale potesse essere ritenuto un edificio pericolante dopo che per decenni, fino al 6 aprile, è stato sempre sede di un affollato seggio elettorale per i residenti del centro storico.
Anche Mazzotta, che fu sentito qualche giorno prima assistito dal padre, Antonio e dal fratello, Paolo, entramnbi avvocati, respinse le accuse precisando, tra le altre cose, che la Provincia ha sempre provveduto a fare i controlli sistematici previsti dalla legge.
SVILUPPI. Per contestare le tesi avanzate dai pm Alfredo Rossini e Fabio Picuti, verranno prodotte delle controperizie da parte degli indagati. Ora i difensori delle due persone sospettate hanno venti giorni di tempo per produrre memorie e, trascorso quel periodo, la procura ha lo stesso tempo per decidere, sulla scorta delle nuove obiezioni, se chiedere il rinvio a processo davanti al giudice per le udienze preliminari, sede nella quale ci saranno le costituzioni di parte civile, oppure l’archiviazione al giudice per le indagini preliminari. Comunque le parti già da alcuni giorni hanno accesso agli atti in possesso dell’accusa, fatto che consentirà loro una migliore strategia difensiva. Ma l’impressione è che la procura intenda andare senza ripensamenti verso il processo.
LE ACCUSE. Le imputazioni, comunque tutte da dimostrare, sono molte chiare. I due indagati sono accusati di omicidio colposo per condotte commissive e omissive per la morte di tre minorenni che soggiornavano nella struttura in centro storico al momento del sisma: Luigi Cellini, Ondrey Nuozovsky e Marta Zelena oltre al ferimento di Mirko Colangelo il quale riportò ferite gravi ma ora sta molto meglio.
Bearzi, più in particolare, nella veste di dirigente del Convitto, è accusato di non avere valutato la totale inadeguatezza dell’edificio dal punto di vista statico e sismico, mai sottoposto a opere di ristrutturazione, privo di certificati di idoneità statica e di certificato di prevenzione antincendio. Questa complessa inadeguatezza, secondo la procura, è ben indicata nel censimento sulla vulnerabilità degli edifici, ovvero il rapporto Barberi. Inoltre nella relazione di Collabora Engineering il Convitto nazionale viene qualificato come edificio di medio/alta vulnerabilità sismica. il preside è anche accusato di non avere adottato provvedimenti di sgombero e di avere omesso di redigere un piano idoneo per la sicurezza.
A Vincenzo Mazzotta, dirigente del settore edilizia e pubblica istruzione della Provincia, sono avanzate, grosso modo, le medesime contestazioni.
LA PARTE OFFESA. «Guardiamo con favore la piega che ha preso l’indagine che con questo provvedimento sembra viaggiare verso la richiesta di rinvio a giudizio», Lo afferma l’avvocato marsicano Antonio Milo, per conto della signora Maria Catarinacci, di Trasacco, madre di Luigi Cellini, morto sotto le macerie. «Non vogliamo colpevoli a tutti i costi» ha aggiunto Milo «ma solo conoscere la verità dopo il nostro esposto. Vale anche la pena di considerare a nostro favore che l’avviso di chiusura delle indagini è arrivato dopo l’audizione degli indagati». Secondo le parti civili era quantomeno doveroso, come è accaduto per altri ospiti che si sono salvati, evacuare tutto il Convitto nazionale.
LE DIFESE. In effetti alcune settimane fa gli indagati sono stati ascoltati dalla polizia giudiziaria. Bearzi, assistito dall’avvocato Paolo Enrico Guidobaldi, ha sempre sostenuto alcuni punti fermi della sua difesa: non aveva la facoltà di chiudere la scuola in quanto questo è un potere solo del sindaco; ha detto inoltre che dei tecnici, poco prima del sisma, avevano ispezionato il palazzo (costruito oltre un secolo fa) ritenendolo idoneo. Va pure aggiunto che la evacuazione era resa difficile dal fatto che gli ospiti erano minorenni e dunque vi erano seri problemi di vigilanza su di loro. Inoltre le rassicurazioni della commissione grandi rischi hanno fatto il resto.
Inoltre è stato eccepito come il Convitto Nazionale potesse essere ritenuto un edificio pericolante dopo che per decenni, fino al 6 aprile, è stato sempre sede di un affollato seggio elettorale per i residenti del centro storico.
Anche Mazzotta, che fu sentito qualche giorno prima assistito dal padre, Antonio e dal fratello, Paolo, entramnbi avvocati, respinse le accuse precisando, tra le altre cose, che la Provincia ha sempre provveduto a fare i controlli sistematici previsti dalla legge.
SVILUPPI. Per contestare le tesi avanzate dai pm Alfredo Rossini e Fabio Picuti, verranno prodotte delle controperizie da parte degli indagati. Ora i difensori delle due persone sospettate hanno venti giorni di tempo per produrre memorie e, trascorso quel periodo, la procura ha lo stesso tempo per decidere, sulla scorta delle nuove obiezioni, se chiedere il rinvio a processo davanti al giudice per le udienze preliminari, sede nella quale ci saranno le costituzioni di parte civile, oppure l’archiviazione al giudice per le indagini preliminari. Comunque le parti già da alcuni giorni hanno accesso agli atti in possesso dell’accusa, fatto che consentirà loro una migliore strategia difensiva. Ma l’impressione è che la procura intenda andare senza ripensamenti verso il processo.