Chiusa la casa di riposo, sfrattati diciannove anziani a Introdacqua
La struttura non ha l’autorizzazione amministrativa e sfruttava impropriamente il marchio "Anni azzurri". La richiesta di controllo è partita dal sindaco Giammarco
INTRODACQUA. Hanno lasciato alla spicciolata la casa di riposo che gli ospitava. Alcuni con le lacrime agli occhi perché non volevano andare via da quel posto dove, hanno più volte ripetuto anche davanti ai carabinieri del Nas, si sono sempre trovati bene. Altri in ambulanza perché le loro condizioni di salute non consentivano l’utilizzo di altri mezzi di trasporto. Di sicuro avrebbero preferito rimanere lì.
Ma davanti all’ordinanza del giudice del tribunale di Sulmona, i 19 ospiti della Rsa “Anni azzurri” della frazione di Cantone, hanno potuto fare ben poco se non andandarsene. L'ospizio, tra l'altro, usava impropriamente anche il nome Anni Azzurri che in unna nota precisa: «La struttura in questione non appartiene al gruppo che opera con il marchio registrato e depositato “Residenze Anni Azzurri Srl”. Residenze Anni Azzurri è presente in Italia con 52 Residenze dedicate alla terza età in 7 regioni del centro-nord (Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Marche), per un totale di più di 4000 posti letto e oltre 2000 dipendenti. La società si riserva pertanto di intraprendere tutte le azioni necessarie a tutela del proprio nome e del proprio marchio».
Gli anziani, aiutati dai parenti, hanno raccolto indumenti e le poche cose che avevano e sono andati via, alcuni in altre strutture sanitarie. La casa di riposo che li ospitava è abusiva. È quanto sostenuto nel provvedimento cautelare emesso dal gip Paola Petti e notificato ieri dai carabinieri del nucleo antisofisticazioni di Pescara.
I sigilli sono scattati ad un mese dall'ennesimo invito del sindaco di Introdacqua, Giuseppe Giammarco, a evacuare la struttura. In sostanza i gestori non avevano l'autorizzazione, né l'accreditamento per gestire una residenza sanitaria assistita, o meglio una residenza protetta. «Abbiamo provato in tutte le maniere di arrivare a un esito diverso da quello al quale stiamo assistendo», ha commentato l’avvocato del Comune, Giuseppe D’Angelo che insieme al sindaco ha assistito a tutte le operazioni di sgombero. “ma non c’è stato nulla da fare. nonostante i ripetuti inviti da parte nostra a chiudere la struttura i gestori non l’hanno fatto, tanto da costringerci a ricorrere alla giustizia».
Secondo il Comune quel particolare tipo di attività non può essere svolta in quella zona, in virtù di un piano regolatore che non lo prevede. Ma il paradosso è che i Nas hanno dovuto notificare il provvedimento a una persona diversa da quella finita sul libro degli indagati per reati sia amministrativi che penali, perché nel frattempo l’imprenditore di Sulmona indagato, che opera nel settore delle pompe funebri, ha ceduto la casa di riposo agli attuali gestori.
Una storia piuttosto ingarbugliata tanto che a difendersi dalle accuse notificate dai Nas hanno dovuto farlo le persone che attualmente dirigono la struttura sanitaria. «Non c’è stato alcun provvedimento di carattere igienico-sanitario e il sequestro operato oggi dai Nas è solo frutto di una controversia con il Comune di Introdacqua», sottolinea il legale Alessandra Baldassarre. «Abbiamo già fatto ricorso al Tar in virtù del silenzio assenso che c’è stato da parte del Comune alla nostra richiesta di rilascio di autorizzazione amministrativa per lo svolgimento dell’attività. E Siamo in attesa che il Tar si pronunci». Intanto i 19 anziani che erano ospitati nella struttura di Cantone, sono stati trasferiti, momentaneamente, in residenze autorizzate di Villalago, Tocco da Casauria e Castel di Sangro.
Claudio Lattanzio
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