Cialente agli aquilani: «Piano Case, fuori i furbi»
Il sindaco chiede collaborazione a chi ancora non rientra nella propria abitazione: «Giusto contribuire alle spese». Tagli in vista anche all’autonoma sistemazione
L’AQUILA. Un «piccolo sacrificio» e anche «un fastidio» ma che bisogna sopportare in nome dell’equità e della giustizia sociale. Lo chiede agli aquilani ancora residenti nel Progetto Case a quasi cinque anni dal terremoto il sindaco Massimo Cialente in una riflessione affidata a Facebook.
Il sindaco parla di «un censimento per verificare la situazione in Map, Case, fitti concordati o del fondo. Capisco che si crea un piccolo fastidio, ma sono certo che i cittadini vorranno collaborare, comprendendo quanto sia difficile per le nostre strutture, in assenza di alcuni elementi aggiornati o nuovi, la programmazione delle fasi relative alla gestione sia dell’assistenza alla popolazione, sia del grande patrimonio abitativo. Patrimonio che non pretese il Comune (come qualcuno stupidamente scrive), ma che il governo ritenne giusto venisse affidato ai Comuni (a chi altrimenti?) Certo, se non avessimo la preoccupazione di tutelare da un lato i proprietari di casa al 6 aprile 2009, o tutelare i ceti più deboli (e nella nostra città la fragilità sociale è diffusissima), avremmo potuto applicare un’unica tariffa, senza alcuna distinzione. Sarebbe stato giusto? Noi riteniamo di no».
«Noi», prosegue Cialente, «riteniamo che dobbiamo giungere a far pagare il minimo possibile, ma soprattutto il giusto, in funzione delle esigenze di manutenzione di questo grande condominio, e facendo pagare , a chi era in affitto, un affitto adeguato. Affitto che fissiamo secondo i patti territoriali, ridotti per i ceti più deboli, con meccanismo simile a quello applicato dall’Erp. Nello stesso tempo, ci troviamo a dover anche comprendere e programmare le risorse per assistere gli sfollati nei prossimi mesi. Meccanismo complesso, che richiede molti dati. Ecco perché richiediamo la situazione al 6 aprile (proprietario, affittuario, alloggi Erp), ecco perché cerchiamo di comprendere se si ha una data presunta di rientro nell’abitazione pre-sisma, ecco perché chiediamo se gli affittuari hanno ancora un contratto in essere o se questo è scaduto (vorrebbe dire che non hanno una casa nella quale rientrare), ecco perché chiediamo, per coloro che ritengono di avere un reddito basso, chiedendoci di fatto una pigione più accessibile alle loro risorse, l’Isee. Al fine di poter trovare il modo di tutelarli, chiedendo loro ciò che possono pagare». «A distanza di oltre 4 anni dal sisma», osserva Cialente, «è giusto che si faccia fronte al pagamento delle spese condominiali e di manutenzione straordinaria, che non rientra tra i compiti previsti nel contratto con Manutencoop. Così come è giusto che chi pagava un affitto prima del sisma, lo paghi anche ora, anche se tutelato dai patti territoriali o dall’Isee. Anche questa è una forma di equità, poiché chi era in casa A, ma soprattutto nelle B, C o i fortunati già rientrati in case E restaurate, pagano sia mutuo (se proprietari) sia condominio, sia le normali e annuali spese di manutenzione straordinaria». Cialente assicura che «i furbi saranno trovati». «A chi era affittuario al momento del sisma verrà ridotto il contributo di autonoma sistemazione, in misura pari all’affitto applicato a chi è in Case, Map , Fondo o fitti concordati».