Cialente: ci sono risorse bloccate
Il sindaco: un miliardo e mezzo fermo per colpa dei ritardi sulle regole
L'AQUILA. Capofila degli «indignados» aquilani. Il sindaco Massimo Cialente è un fiume in piena quando viene sollecitato sui temi dolenti della ricostruzione. Soldi non spesi, tasse, immobilismo, economia al collasso, sovrastrutture commissariali «che hanno fatto il loro tempo».
Descrivendo il presente, il futuro della città devastata dal sisma appare sempre più al primo cittadino come un mosaico che non si ricompone. E allora irrompe l'appello finale: «Aquilani, indignatevi!». Mobilitazione. Uno scatto d'orgoglio. È ciò che Cialente chiede ai suoi concittadini: «Ci hanno abbandonato e ora rivogliono anche le tasse. Non possiamo accettarlo».
Sindaco, può spiegare, innanzitutto, la storia del miliardo e mezzo di euro non speso?
«Abbiamo ricostruito le case A, B e C e ci sono ancora tutti i soldi avanzati, fermi alla Cassa depositi e prestiti. Una cifra che si aggira sul miliardo e mezzo di euro, sotto forma di contributi da erogare. Vorrei che fossero utilizzati nell'immediato per ricostruire le case E della nostra periferia. Ma sono soldi fermi, perché la ricostruzione cosiddetta pesante in realtà non è partita. Dopo aver emanato l'ordinanza, si dovevano mettere nero su bianco le norme per attuarla, come era stato fatto, in tempi ragionevoli, per le abitazioni classificate B e C. Bisognava dire ai proprietari come fare i progetti e come ottenere il finanziamento. Ci sono voluti ben 14 mesi. L'ordinanza è del febbraio 2010, le norme sono arrivate solo il 29 aprile 2011. Il risultato: una marea di progetti da approvare, cantieri fermi, soldi disponibili che giacciono inutilizzati. Ma non basta. Leggo sul Centro che ci sono 7000 disoccupati. Ebbene, nel 2010, per riparare le case A, B e C, abbiamo avuto il picco edilizio, con 10000 persone impiegate nel cratere sismico, di cui 8000-8500 nel comune dell'Aquila. Poi, nel 2011, tutto bloccato. Addirittura abbiamo 1200 operai edili in cassa integrazione. È questo che intendo quando dico che dal febbraio 2010, dopo aver ultimato il progetto Case, il governo ci ha abbandonato».
A novembre si dovranno restituire le tasse sospese dopo il sisma. Ci sono novità da Roma?
«A oggi, e manca meno di un mese, tutte le tasse arretrate dovranno essere restituite in 120 rate mensili. Dal primo novembre gli aquilani dovranno versare i primi 100 milioni. Una follia. Non si possono chiedere 100 milioni di euro, tutti insieme, ad in territorio dove non è ripartito nulla. Dove ci sono 7000 disoccupati. Dove niente è stato fatto per favorire il rilancio economico e produttivo».
Tra due settimane dovrebbe approdare alla Camera la legge popolare sulla ricostruzione. Servirà per ricomporre finalmente il mosaico?
«Credo che la parte relativa ai finanziamenti sia piuttosto complessa. Questa legge, però, può essere il grimaldello per cambiare l'attuale governance, cioè per scardinare il sistema del commissariamento. Non vado gridando ai mulini ai vento. È sotto gli occhi di tutti il fatto che questo sistema si sia rivelato un modello sbagliato. Se una squadra perde, va cambiata. Ripeto: la ricostruzione è ferma, l'economia è morente e la colpa non è nostra. Siamo vittime dell'assenza totale da parte del governo e dell'inefficacia della struttura commissariale e della struttura di missione. Ci hanno abbandonato e ora rivogliono pure le tasse. Per tutto questo, a gran voce, invito gli aquilani a indignarsi».
Il turismo montano come volàno per il territorio. Se ne parla spesso ma non si fanno passi in avanti.
«Avrei potuto ampliare gli impianti della stazione sciistica di Campo Imperatore da quest'anno, se mi fossero arrivati i soldi su cui contavo. Intanto, ho firmato un'ordinanza per far sì che l'albergo di Campo Imperatore torni immediatamente nella disponibilità del Centro turistico Gran Sasso, in modo da consentirne velocemente la riapertura al pubblico. Un atto dovuto, di fronte a una gestione che si è dimostrata irregolare e scorretta. È impensabile che i turisti salgano sul Gran Sasso e non trovino alcun servizio. Così la montagna muore».
Il polo elettronico. Anche qui cronaca di una morte annunciata. A che punto è l'acquisizione del sito industriale da parte del Comune?
«L'operazione è quasi definita. La delibera deve essere approvata sia dal consiglio comunale che da quello provinciale. Poi si dovrà individuare il meccanismo di gestione più adatto. Grazie agli 8 milioni stanziati dal Pd nell'ambito della legge mancia, avremo a disposizione 30mila metri quadrati di capannoni, dove accogliere nuove aziende interessate a insediarsi all'Aquila. Compriamo da Invitalia (ex Sviluppo Italia) per 4 milioni e altri 4 serviranno per ristrutturare gli immobili. Se tutto va come dovrebbe andare, la stessa Invitalia, poi, reinvestirà i 4 milioni nella ricapitalizzazione del Centro turistico, il primo passo verso la privatizzazione dell'azienda. Due tasselli del mosaico, Gran Sasso e polo elettronico, che contando soprattutto sulle nostre forze stiamo mettendo faticosamente al loro posto».
Descrivendo il presente, il futuro della città devastata dal sisma appare sempre più al primo cittadino come un mosaico che non si ricompone. E allora irrompe l'appello finale: «Aquilani, indignatevi!». Mobilitazione. Uno scatto d'orgoglio. È ciò che Cialente chiede ai suoi concittadini: «Ci hanno abbandonato e ora rivogliono anche le tasse. Non possiamo accettarlo».
Sindaco, può spiegare, innanzitutto, la storia del miliardo e mezzo di euro non speso?
«Abbiamo ricostruito le case A, B e C e ci sono ancora tutti i soldi avanzati, fermi alla Cassa depositi e prestiti. Una cifra che si aggira sul miliardo e mezzo di euro, sotto forma di contributi da erogare. Vorrei che fossero utilizzati nell'immediato per ricostruire le case E della nostra periferia. Ma sono soldi fermi, perché la ricostruzione cosiddetta pesante in realtà non è partita. Dopo aver emanato l'ordinanza, si dovevano mettere nero su bianco le norme per attuarla, come era stato fatto, in tempi ragionevoli, per le abitazioni classificate B e C. Bisognava dire ai proprietari come fare i progetti e come ottenere il finanziamento. Ci sono voluti ben 14 mesi. L'ordinanza è del febbraio 2010, le norme sono arrivate solo il 29 aprile 2011. Il risultato: una marea di progetti da approvare, cantieri fermi, soldi disponibili che giacciono inutilizzati. Ma non basta. Leggo sul Centro che ci sono 7000 disoccupati. Ebbene, nel 2010, per riparare le case A, B e C, abbiamo avuto il picco edilizio, con 10000 persone impiegate nel cratere sismico, di cui 8000-8500 nel comune dell'Aquila. Poi, nel 2011, tutto bloccato. Addirittura abbiamo 1200 operai edili in cassa integrazione. È questo che intendo quando dico che dal febbraio 2010, dopo aver ultimato il progetto Case, il governo ci ha abbandonato».
A novembre si dovranno restituire le tasse sospese dopo il sisma. Ci sono novità da Roma?
«A oggi, e manca meno di un mese, tutte le tasse arretrate dovranno essere restituite in 120 rate mensili. Dal primo novembre gli aquilani dovranno versare i primi 100 milioni. Una follia. Non si possono chiedere 100 milioni di euro, tutti insieme, ad in territorio dove non è ripartito nulla. Dove ci sono 7000 disoccupati. Dove niente è stato fatto per favorire il rilancio economico e produttivo».
Tra due settimane dovrebbe approdare alla Camera la legge popolare sulla ricostruzione. Servirà per ricomporre finalmente il mosaico?
«Credo che la parte relativa ai finanziamenti sia piuttosto complessa. Questa legge, però, può essere il grimaldello per cambiare l'attuale governance, cioè per scardinare il sistema del commissariamento. Non vado gridando ai mulini ai vento. È sotto gli occhi di tutti il fatto che questo sistema si sia rivelato un modello sbagliato. Se una squadra perde, va cambiata. Ripeto: la ricostruzione è ferma, l'economia è morente e la colpa non è nostra. Siamo vittime dell'assenza totale da parte del governo e dell'inefficacia della struttura commissariale e della struttura di missione. Ci hanno abbandonato e ora rivogliono pure le tasse. Per tutto questo, a gran voce, invito gli aquilani a indignarsi».
Il turismo montano come volàno per il territorio. Se ne parla spesso ma non si fanno passi in avanti.
«Avrei potuto ampliare gli impianti della stazione sciistica di Campo Imperatore da quest'anno, se mi fossero arrivati i soldi su cui contavo. Intanto, ho firmato un'ordinanza per far sì che l'albergo di Campo Imperatore torni immediatamente nella disponibilità del Centro turistico Gran Sasso, in modo da consentirne velocemente la riapertura al pubblico. Un atto dovuto, di fronte a una gestione che si è dimostrata irregolare e scorretta. È impensabile che i turisti salgano sul Gran Sasso e non trovino alcun servizio. Così la montagna muore».
Il polo elettronico. Anche qui cronaca di una morte annunciata. A che punto è l'acquisizione del sito industriale da parte del Comune?
«L'operazione è quasi definita. La delibera deve essere approvata sia dal consiglio comunale che da quello provinciale. Poi si dovrà individuare il meccanismo di gestione più adatto. Grazie agli 8 milioni stanziati dal Pd nell'ambito della legge mancia, avremo a disposizione 30mila metri quadrati di capannoni, dove accogliere nuove aziende interessate a insediarsi all'Aquila. Compriamo da Invitalia (ex Sviluppo Italia) per 4 milioni e altri 4 serviranno per ristrutturare gli immobili. Se tutto va come dovrebbe andare, la stessa Invitalia, poi, reinvestirà i 4 milioni nella ricapitalizzazione del Centro turistico, il primo passo verso la privatizzazione dell'azienda. Due tasselli del mosaico, Gran Sasso e polo elettronico, che contando soprattutto sulle nostre forze stiamo mettendo faticosamente al loro posto».
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