Cialente sotto assedio per le bollette
Centinaia di manifestanti al Comune: consiglio sospeso e confronto duro tra insulti e conferme: «Bisogna pagare»
L’AQUILA. «Le bollette vanno pagate». Il proclama viene lanciato sotto la pianta di acacia. Il consiglio comunale (poi ripreso) è sospeso. «Non le bollette», si affretta a dire il sindaco, mentre, sudato fradicio, si prende anche l’ultimo insulto dalla folla che ora, alle 20 passate, appare un po’ meno inferocita di quando Cialente, due ore prima, esce dall’aula del consiglio e si trova di fronte un paio di centinaia di persone che gli dicono «Vai a casa». Sorvegliate dai celerini.
«IO NON PAGO». Il grido di battaglia è uno solo, sulla collinetta del giardino della vecchia Mazzini che ora ospita la sede, provvisoria come tutto, qui, del consiglio comunale. La giornata più lunga per il sindaco e la sua giunta comincia alle 9 con un consiglio che si trascina fino a ben oltre le 17, orario indicato per l’arrivo dei cittadini, quasi tutti residenti di Case e Map, che ribadiscono la loro posizione: «Vogliamo pagare secondo i consumi reali, secondo le normative nazionali ed europee. Il pagamento delle utenze secondo i metri quadrati è incostituzionale. L’amministrazione punta a dividere gli aquilani mettendo gli uni contro gli altri. Non ha mai dato seguito alla delibera di consiglio comunale in cui si indicava nel global service la soluzione per la lettura e pagamento utenze, riscossione canoni compartecipazione». Il megafonino passa di mano in mano. Nelle prime file, tra gli altri, Fabio Giurina, Enzo Marucci, Andreina Pellegrini. Spalleggiano la protesta i consiglieri di centrodestra, soprattutto Guido Quintino Liris, che a cavalcioni sulla ringhiera fa le prove da candidato sindaco. La protesta, del resto, cammina anche sulle Hogan e dentro maglioncini di Gant. Ma a parlare con la gente spuntano fuori casi di vero e riconosciuto disagio sociale. Una donna rimasta vedova tira fuori il suo reddito Isee e si mette a piangere: «Io non posso pagare». I cittadini vengono da Sassa e Roio, da Paganica («dove non si è mosso nulla sulla ricostruzione») e Bagno, i cui residenti hanno già restituito le lettere di pagamento e denunciano casi di favoritismi nelle pratiche della ricostruzione a scapito di prime case.
NUOVE LETTERE. Schivando un insulto dietro l’altro il sindaco ripercorre la storia di Progetto Case e Map dai tempi di Bertolaso. Ma la gente rumoreggia: «Dicci se le bollette piene di errori sono sospese». Il sindaco dirà di no. «Arriveranno lettere di correzione che eliminano la voce ascensori dai Map visto che non ci sono», promette Cialente. «Faremo le coibentazioni dove possibile e nuovi contatori: tanti li hanno manomessi. Ma gli importi restano. E bisogna pagare. Io non mi prendo un’altra condanna della Corte dei Conti per voi. È chiaro? Se volete sono disposto a incontrarvi nel mio ufficio. Se ci sono cifre abnormi i tecnici potranno avviare accertamenti. Ci sarà un perito che dirà chi ha ragione. L’unica notizia buona è che si sono sbloccati i soldi per l’undicesimo elenco. Spero che tra due anni possiate tornare a casa vostra». «Tu non mi cacci di casa, non ti conviene», ecco l’ultima minaccia. Tra la folla che sciama, stanca e delusa per non aver sentito le risposte desiderate, spuntano Biagio Tempesta e Luca Ricciuti. Per la grana bollette, sì, urge un Consilium Aquilae Urbis.
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