Cialente stoppa Bertolaso: sto coi parenti delle vittime

Il sindaco spiega l’assenza alla manifestazione: «Avevo impegni istituzionali» E sull’ex capo della Protezione civile rilancia l’invito: rinunci alla prescrizione

L’AQUILA. L’assenza del sindaco Massimo Cialente non è passata inosservata al Parco del Castello, tra le centinaia di persone che mercoledì scorso hanno risposto alla chiamata dei familiari delle vittime del sisma «per dire no all’oblio sulla tragedia del 6 aprile 2009». Una giornata di sole arrivata per accogliere volti nuovi, certo, rispetto ai “soliti” che seguono da sempre le vicende giudiziarie nei tribunali, ma comunque ancora troppo pochi per dire che la città ha davvero capito il messaggio che hanno voluto inviare Vincenzo Vittorini, Massimo Cinque, Maurizio Cora e Pier Paolo Visione, tra i promotori della manifestazione. C’erano quasi tutti i consiglieri di maggioranza (ben pochi quelli di opposizione), gli assessori, le organizzazioni sindacali, il vicesindaco Nicola Trifuoggi, che ha detto: «Il dolore di quei giorni può essere superato soltanto con uno Stato che non affossi la verità, ma che stia al fianco dei cittadini». Cialente ha mandato il gonfalone del Comune. «C’ero con il cuore e con il pensiero», ha detto, raggiunto al telefono, «ma fisicamente mercoledì era altrettanto importante che io fossi a Roma a discutere del bilancio del Comune con il governo», ha sottolineato, minimizzando sui suoi rapporti con Vittorini che lo ritiene responsabile, con la sua testimonianza al processo di primo grado alla Grandi Rischi, del “naufragio” del processo in Appello e poi in Cassazione.

Sindaco, una scelta non esserci?

«Se non avessi avuto impegni prima a Pescara e poi a Roma, da dove sono tornato alle 19,30, ci sarei stato eccome. Io sono e sono sempre stato al fianco dei familiari delle vittime del sisma».

Bertolaso deve rinunciare alla prescrizione?

«La cosa che credo sia davvero molto importante è che Bertolaso debba fare subito una dichiarazione in cui dice che s’impegnerà a non avvalersi della prescrizione. Deve rinunciarci, perché non si può essere candidati a diventare sindaco di Roma se ci sono delle ombre sulla propria carriera. “La moglie di Cesare dev’essere al di sopra di ogni sospetto”. Ma non chiedete un mio commento alle sentenze, non ne ho mai commentata alcuna».

Serviva una manifestazione come quella di mercoledì?

«Per risvegliare la città sì, ma non so quanto possano incidere su tutto il resto le azioni fatte fuori dalle aule giudiziarie. Io ribadisco che l’unico servizio che si può rendere al Paese, è che la commissione d’indagine proposta da Stefania Pezzopane (e sollecitata anche da altri senatori) vada finalmente in porto e che cominci il suo lavoro dallo sciame sismico e arrivi fino a oggi, per ricostruire tutta la vicenda. Quella pre-sisma, quella dell’emergenza e del commissariamento, che analizzi il perché si è voluto il Progetto Case e anche il perché non si voleva ricostruire L’Aquila fino al 5 maggio, quando io mi sono ribellato. E, poi, scandagliare gli errori delle leggi, il perché non si è voluto intervenire per regolarizzare la ricostruzione privata e perché le città di tutt’Italia in questo momento non vengono messe in sicurezza. Le nostre case possono diventare tombe e questo vale anche per gli edifici pubblici e per le scuole. Dopo sette anni dal sisma è questa la battaglia che L’Aquila deve fare come testimonianza di quello che è successo il 6 aprile 2009, quando contammo 309 morti».

Marianna Gianforte

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