Cinque anni fa l’elicottero del 118 si schiantò nella nebbia sui monti
Tra le sei vittime tutti e cinque i membri dell’equipaggio dell’elisoccorso e uno sciatore romano ferito Avevano operato a Rigopiano. Lunedì saranno ricordati in una messa celebrata dal cardinale Petrocchi
L’AQUILA. Cinque anni fa, il 24 gennaio del 2017, intorno a mezzogiorno una notizia gira veloce: nella zona di Campo Felice si sono perse le tracce di un elicottero del 118 con sei persone a bordo, 5 operatori e uno sciatore soccorso sulle piste. Dopo un’ora la speranza che non fosse nulla di irreparabile diventò tragica realtà. L’elicottero, a causa della nebbia fitta, era finito contro la roccia. Dopo 5 anni resta il dolore infinito dei familiari e di tutti coloro che volevano bene alle sei persone coinvolte.
LE VITTIME
Nell’incidente persero la vita Valter Bucci, 57 anni, medico rianimatore del 118 dell’Aquila; Davide De Carolis, tecnico dell’elisoccorso del soccorso alpino e consigliere comunale di Santo Stefano di Sessanio, Giuseppe Serpetti, infermiere, Mario Matrella, verricellista, Gianmarco Zavoli, pilota, Ettore Palanca, lo sciatore cinquantenne, maître dell’Hotel Rome Cavalieri di Roma, che si era infortunato sciando.
LUNEDì LA MESSA
Quel gennaio del 2017 fu fra i più tragici della storia recente d’Abruzzo: la tragedia di Rigopiano, il terremoto che quasi cancellò Campotosto, l’incidente di Campo Felice. Cinque anni dopo il ricordo è ancora vivo. A causa del Covid non è stato possibile organizzare cerimonie particolari. Lunedì mattina però, alle 11, nella chiesa parrocchiale di Coppito, ci sarà una messa celebrata dal cardinale arcivescovo Giuseppe Petrocchi per fare memoria e pregare per le vittime.
IL RICORDO
Americo Scarsella è un medico del 118, collega e amico di chi quel giorno trovò la morte in modo tanto tragico e assurdo. In questi anni non ha mai fatto mancare un suo ricordo affettuoso. «Sono già trascorsi cinque anni da quella grigia mattina», scrive Scarsella. «Per noi del 118 quei giorni furono molto impegnativi e difficili. C’era la neve, tanta, soprattutto in montagna, c’era il terremoto e le forti scosse magnitudo 5,5 con epicentro Montereale-Capitignano-Cagnano Amiterno. Per non parlare della valanga che investì e distrusse l’albergo di Rigopiano e si portò via 29 vite. Altre due vittime si contarono nel teramano e a Ortolano. Dopo pochi giorni la tragedia del nostro elicottero 118 a Campo Felice. E pensare che il comandante Gianmarco Zavoli aveva portato in salvo l’ultima bambina estratta dalle macerie dell’albergo di Rigopiano distrutto. C’era la nebbia anche lì, aveva volato basso e portato al sicuro quella bimba. Questo era Gianmarco, pilota di provata esperienza, Nessuno saprà mai cosa è realmente successo in quei secondi fatali. Non posso non ricordare l’amico Valter Bucci, “l’amicone” di tutti per il suo carattere gioviale. Ci conoscevamo da tanto poi c’eravamo ritrovati a lavorare nel 118 e a stare insieme negli ultimi giorni prima della tragedia. A Rigopiano la base era la nostra ambulanza e lì insieme a un altro collega di Chieti abbiamo passato l’ultima notte, eravamo in cinque e svegli abbiamo parlato e discusso. Tutto indimenticabile, ancora oggi. Poi lunedì 23 gennaio pomeriggio siamo tornati all’Aquila e il giorno dopo lui lavorava all’elisoccorso e io in centrale. Per un tragico scherzo del destino Valter quel giorno aveva il riposo, un collega gli aveva chiesto un cambio turno e lui disse sì generoso come era». «Quel drammatico giorno», continua Scarsella, «chiesi al sostituto procuratore della Repubblica Simonetta Ciccarelli, che ringrazio, di poter accompagnare nell’ultimo, mesto viaggio di ritorno, i nostri amici con le nostre ambulanze con le quali tante volte avevano prestato soccorso e aiutato chi aveva bisogno. La mia ambulanza per caso si trovò a essere la prima della colonna, con noi salì l’amico e valido collega rianimatore e membro del Soccorso alpino e speleologico Gianluca Facchetti, tossiva per il freddo preso, piangeva, era disperato, gli chiesi chi stavamo trasportando. Con un filo di voce mi disse: è Valter. Scese il silenzio, solo lacrime. Quindi in ospedale ho accarezzato per l’ultima volta il suo viso, integro, sorridente come nel suo carattere e anche forse in segno di sfida al tragico destino. Alle sue amate figlie Sandra e Chiara un abbraccio particolare. Giuseppe Serpetti era per noi l’amico Peppone, compagno di tanti interventi, con lui mi sentivo sicuro in situazioni particolari come quella volta che mi difese da un energumeno che ci aveva aggrediti. Era un buono, ricordo i momenti felici vissuti, le discussioni politiche accese, la nostra centrale sembrava il parlamento, poi tutto finiva a ridere. La sua tenerezza quando parlava dei suoi due bambini. Davide De Carolis soccorritore del Soccorso alpino, era il più giovane del gruppo, appassionato del suo lavoro, fu tra i primi ad arrivare a Rigopiano. Ho avuto il piacere di conoscere la sua splendida creatura, una bambina solare. Mario Matrella, tecnico di volo, era un appassionato scalatore. Viveva a Putignano e ha lasciato quattro figli. Ettore Palanca, romano, aveva scelto Campo Felice per una giornata diversa dagli impegni di lavoro, per un puro caso si trovò coinvolto nell’immane tragedia». «A queste giovani vite spezzate», conclude Scarsella, «a questi cari e sfortunati compagni va un doveroso pensiero a ogni ricorrenza. Passano gli anni, ma il vostro ricordo è sempre vivo nei nostri cuori. Ognuno di noi ha sempre con sé un aneddoto un particolare di vita vissuta. Siete i nostri angeli custodi».
LE VITTIME
Nell’incidente persero la vita Valter Bucci, 57 anni, medico rianimatore del 118 dell’Aquila; Davide De Carolis, tecnico dell’elisoccorso del soccorso alpino e consigliere comunale di Santo Stefano di Sessanio, Giuseppe Serpetti, infermiere, Mario Matrella, verricellista, Gianmarco Zavoli, pilota, Ettore Palanca, lo sciatore cinquantenne, maître dell’Hotel Rome Cavalieri di Roma, che si era infortunato sciando.
LUNEDì LA MESSA
Quel gennaio del 2017 fu fra i più tragici della storia recente d’Abruzzo: la tragedia di Rigopiano, il terremoto che quasi cancellò Campotosto, l’incidente di Campo Felice. Cinque anni dopo il ricordo è ancora vivo. A causa del Covid non è stato possibile organizzare cerimonie particolari. Lunedì mattina però, alle 11, nella chiesa parrocchiale di Coppito, ci sarà una messa celebrata dal cardinale arcivescovo Giuseppe Petrocchi per fare memoria e pregare per le vittime.
IL RICORDO
Americo Scarsella è un medico del 118, collega e amico di chi quel giorno trovò la morte in modo tanto tragico e assurdo. In questi anni non ha mai fatto mancare un suo ricordo affettuoso. «Sono già trascorsi cinque anni da quella grigia mattina», scrive Scarsella. «Per noi del 118 quei giorni furono molto impegnativi e difficili. C’era la neve, tanta, soprattutto in montagna, c’era il terremoto e le forti scosse magnitudo 5,5 con epicentro Montereale-Capitignano-Cagnano Amiterno. Per non parlare della valanga che investì e distrusse l’albergo di Rigopiano e si portò via 29 vite. Altre due vittime si contarono nel teramano e a Ortolano. Dopo pochi giorni la tragedia del nostro elicottero 118 a Campo Felice. E pensare che il comandante Gianmarco Zavoli aveva portato in salvo l’ultima bambina estratta dalle macerie dell’albergo di Rigopiano distrutto. C’era la nebbia anche lì, aveva volato basso e portato al sicuro quella bimba. Questo era Gianmarco, pilota di provata esperienza, Nessuno saprà mai cosa è realmente successo in quei secondi fatali. Non posso non ricordare l’amico Valter Bucci, “l’amicone” di tutti per il suo carattere gioviale. Ci conoscevamo da tanto poi c’eravamo ritrovati a lavorare nel 118 e a stare insieme negli ultimi giorni prima della tragedia. A Rigopiano la base era la nostra ambulanza e lì insieme a un altro collega di Chieti abbiamo passato l’ultima notte, eravamo in cinque e svegli abbiamo parlato e discusso. Tutto indimenticabile, ancora oggi. Poi lunedì 23 gennaio pomeriggio siamo tornati all’Aquila e il giorno dopo lui lavorava all’elisoccorso e io in centrale. Per un tragico scherzo del destino Valter quel giorno aveva il riposo, un collega gli aveva chiesto un cambio turno e lui disse sì generoso come era». «Quel drammatico giorno», continua Scarsella, «chiesi al sostituto procuratore della Repubblica Simonetta Ciccarelli, che ringrazio, di poter accompagnare nell’ultimo, mesto viaggio di ritorno, i nostri amici con le nostre ambulanze con le quali tante volte avevano prestato soccorso e aiutato chi aveva bisogno. La mia ambulanza per caso si trovò a essere la prima della colonna, con noi salì l’amico e valido collega rianimatore e membro del Soccorso alpino e speleologico Gianluca Facchetti, tossiva per il freddo preso, piangeva, era disperato, gli chiesi chi stavamo trasportando. Con un filo di voce mi disse: è Valter. Scese il silenzio, solo lacrime. Quindi in ospedale ho accarezzato per l’ultima volta il suo viso, integro, sorridente come nel suo carattere e anche forse in segno di sfida al tragico destino. Alle sue amate figlie Sandra e Chiara un abbraccio particolare. Giuseppe Serpetti era per noi l’amico Peppone, compagno di tanti interventi, con lui mi sentivo sicuro in situazioni particolari come quella volta che mi difese da un energumeno che ci aveva aggrediti. Era un buono, ricordo i momenti felici vissuti, le discussioni politiche accese, la nostra centrale sembrava il parlamento, poi tutto finiva a ridere. La sua tenerezza quando parlava dei suoi due bambini. Davide De Carolis soccorritore del Soccorso alpino, era il più giovane del gruppo, appassionato del suo lavoro, fu tra i primi ad arrivare a Rigopiano. Ho avuto il piacere di conoscere la sua splendida creatura, una bambina solare. Mario Matrella, tecnico di volo, era un appassionato scalatore. Viveva a Putignano e ha lasciato quattro figli. Ettore Palanca, romano, aveva scelto Campo Felice per una giornata diversa dagli impegni di lavoro, per un puro caso si trovò coinvolto nell’immane tragedia». «A queste giovani vite spezzate», conclude Scarsella, «a questi cari e sfortunati compagni va un doveroso pensiero a ogni ricorrenza. Passano gli anni, ma il vostro ricordo è sempre vivo nei nostri cuori. Ognuno di noi ha sempre con sé un aneddoto un particolare di vita vissuta. Siete i nostri angeli custodi».