Colapietra: la croce non si concilia con un’istituzione profana come il Comune
Per un socialista non pentito, ma senza più “casa” politica, come il professore e storico Raffaele Colapietra (nella foto), che si professa cristiano cattolico, l’assenza del crocifisso nell’aula...
Per un socialista non pentito, ma senza più “casa” politica, come il professore e storico Raffaele Colapietra (nella foto), che si professa cristiano cattolico, l’assenza del crocifisso nell’aula consiliare del comune dell’Aquila «sembrava un fatto naturale».
«Il crocifisso non deve stare né nell’aula del consiglio comunale, né nelle caserme, né nelle scuole», afferma il professor Colapietra, «ma soltanto nei luoghi di culto. Perché il crocifisso è un sentimento religioso. Il crisma non ha a che fare con altre cose. In consiglio comunale si fa altro. Si può portare la crocetta appesa al collo, come fanno molti, uomini e donne, come protezione e credo. Ma la fede è un fatto individuale, è spiritualità e per questo non credo che il crocifisso si adatti a istituzioni profane come il consiglio comunale. Là», spiega lo storico Colapietra, «in quell’aula, è solo un fatto formale, un atto di clericalismo. Facciamo una scappellata che a Dio non serve. Io sono contrario all’ateismo e dico questo da cristiano cattolico, cerco fortemente di essere credente, vorrei essere ritenuto credente e sono tutto inclinato verso la fede. Se c’è tuttora qualcosa che mi conforta è la fede. Alcide De Gasperi, in un discorso rimasto famoso al Teatro Brancaccio di Roma, nel giugno del 1944, fece una battuta dicendo che Cristo e Marx erano ebrei. Ma per rimarcare l’antifascismo di quell’epoca», ricorda sorridendo il professor Colapietra. «Ora questi concetti sono superati e dimenticati».
«Dico questo del crocifisso, cioè che non deve stare in un’aula consiliare di un Comune, per rispetto alla croce e a Gesù Cristo e a tutti coloro che hanno fede, che hanno una spiritualità cristiana. Una cosa che mi fa andare fuori di testa», conclude lo storico aquilano, «è il crocifisso in caserma: cioè il luogo della negazione del cristianesimo, dove non si insegna certo la fede cristiana». (v.p.)
«Il crocifisso non deve stare né nell’aula del consiglio comunale, né nelle caserme, né nelle scuole», afferma il professor Colapietra, «ma soltanto nei luoghi di culto. Perché il crocifisso è un sentimento religioso. Il crisma non ha a che fare con altre cose. In consiglio comunale si fa altro. Si può portare la crocetta appesa al collo, come fanno molti, uomini e donne, come protezione e credo. Ma la fede è un fatto individuale, è spiritualità e per questo non credo che il crocifisso si adatti a istituzioni profane come il consiglio comunale. Là», spiega lo storico Colapietra, «in quell’aula, è solo un fatto formale, un atto di clericalismo. Facciamo una scappellata che a Dio non serve. Io sono contrario all’ateismo e dico questo da cristiano cattolico, cerco fortemente di essere credente, vorrei essere ritenuto credente e sono tutto inclinato verso la fede. Se c’è tuttora qualcosa che mi conforta è la fede. Alcide De Gasperi, in un discorso rimasto famoso al Teatro Brancaccio di Roma, nel giugno del 1944, fece una battuta dicendo che Cristo e Marx erano ebrei. Ma per rimarcare l’antifascismo di quell’epoca», ricorda sorridendo il professor Colapietra. «Ora questi concetti sono superati e dimenticati».
«Dico questo del crocifisso, cioè che non deve stare in un’aula consiliare di un Comune, per rispetto alla croce e a Gesù Cristo e a tutti coloro che hanno fede, che hanno una spiritualità cristiana. Una cosa che mi fa andare fuori di testa», conclude lo storico aquilano, «è il crocifisso in caserma: cioè il luogo della negazione del cristianesimo, dove non si insegna certo la fede cristiana». (v.p.)