Colapietra: vivo solo ma sono ben assistito, con me gatti e libri
L’AQUILA. Con la risposta sempre pronta, la memoria di ferro e una lucidità straordinaria, Raffaele Colapietra, il professor Colapietra per gli aquilani, sembra quasi non sentire il peso dei suoi 91...
L’AQUILA. Con la risposta sempre pronta, la memoria di ferro e una lucidità straordinaria, Raffaele Colapietra, il professor Colapietra per gli aquilani, sembra quasi non sentire il peso dei suoi 91 anni, compiuti a fine 2022.
Qual è la ricetta per mantenere una mente giovane?
«La grazia di Dio. Faccio una vita abbastanza ritirata, esco raramente e solo in macchina, vivo solo, ma sono assistito bene. Con me ci sono sempre i gatti e i libri. Da qualche anno non uso più gli occhiali, che ho portato per tutta la vita per guardare da lontano: per leggere non ne ho bisogno».
Sente di essere fortunato per questa sua condizione odierna?
«Sono stato fortunato perché la mia vita è passata per scelta tra i libri, leggendo e lavorando, adesso si può dire che sia un po’ assottigliata – non sono più in grado di scrivere o studiare – a scartamento ridotto, ma non si è modificata radicalmente».
Cosa le manca di più?
«Non ho una famiglia, forse se fossi padre o nonno potrei essere di qualche utilità, ma le vicende della vita sono andate in un’altra direzione. Se dovessi fare un bilancio della mia vita, oggi sarebbe negativo: avrei potuto fare altro e meglio. Ma questo non mi turba particolarmente, né mi avvilisce, né mi addolora. Sono separato e non ho voluto risposarmi, pur avendone la possibilità. Tutto sommato è un dato di fatto, che ha giustificazioni molto serie. Ero legatissimo a mia madre, ho avuto amici molto cari che negli anni sono scomparsi o con cui non ho avuto più contatto. Nell’amicizia ho avuto fiducia e non poterci contare fino in fondo mi ha amareggiato».
E la solitudine?
«Sono vissuto solo tutta la vita, adesso non me ne rallegro, ma ci sono abituato». (m.c.)
Qual è la ricetta per mantenere una mente giovane?
«La grazia di Dio. Faccio una vita abbastanza ritirata, esco raramente e solo in macchina, vivo solo, ma sono assistito bene. Con me ci sono sempre i gatti e i libri. Da qualche anno non uso più gli occhiali, che ho portato per tutta la vita per guardare da lontano: per leggere non ne ho bisogno».
Sente di essere fortunato per questa sua condizione odierna?
«Sono stato fortunato perché la mia vita è passata per scelta tra i libri, leggendo e lavorando, adesso si può dire che sia un po’ assottigliata – non sono più in grado di scrivere o studiare – a scartamento ridotto, ma non si è modificata radicalmente».
Cosa le manca di più?
«Non ho una famiglia, forse se fossi padre o nonno potrei essere di qualche utilità, ma le vicende della vita sono andate in un’altra direzione. Se dovessi fare un bilancio della mia vita, oggi sarebbe negativo: avrei potuto fare altro e meglio. Ma questo non mi turba particolarmente, né mi avvilisce, né mi addolora. Sono separato e non ho voluto risposarmi, pur avendone la possibilità. Tutto sommato è un dato di fatto, che ha giustificazioni molto serie. Ero legatissimo a mia madre, ho avuto amici molto cari che negli anni sono scomparsi o con cui non ho avuto più contatto. Nell’amicizia ho avuto fiducia e non poterci contare fino in fondo mi ha amareggiato».
E la solitudine?
«Sono vissuto solo tutta la vita, adesso non me ne rallegro, ma ci sono abituato». (m.c.)