Collemaggio, dipinti in attesa di restauro da quasi dodici anni
Fondi stanziati dal 2010, ma la basilica è ancora spoglia Associazione Panta Rei sollecita il segretariato beni culturali
L’AQUILA. I fondi sono stati stanziati nel 2010, ma i lavori per il restauro dei quadri di Collemaggio ancora non prende il via. A causa di una serie di intoppi burocratici, infatti, è stato necessario espletare tre gare di appalto per l’aggiudicazione delle opere, di cui l’ultima dovrebbe essere in via di conclusione.
IL CASO. A chiedere chiarimenti sulla questione è stata Maria Grazia Lopardi, presidente dell’associazione Panta Rei, che ha messo a disposizione 47.200 euro. Il sostanzioso contributo era volto al restauro dei dipinti “Maria riceve doni dal popolo ebraico”, “Rinuncia al papato”, “Morte di Celestino” e “L’incoronazione di Celestino”, che nel 2009 riempivano le pareti della basilica, adesso piuttosto spoglie. Con una lettera al Segretariato regionale ai beni culturali Lopardi ha chiesto di conoscere lo stato dell’arte dei lavori di restauro. A rispondere, nero su bianco, l’ex segretario Stefano D’Amico, sostituito da qualche settimana da Nicola Macrì, insieme alla responsabile dell’ufficio del procedimento, Carla Pancaldi.
«Il Segretariato ha approvato alla fine di novembre 2019 il progetto di restauro dei quattro dipinti dedicati alla vita di San Pietro Celestino, redatto dai funzionari della Soprintendenza per L’Aquila il cratere e avviato nel successivo mese di dicembre le procedure per l’appalto dei lavori», è scritto nella lettera che ripercorre, passo dopo passo, la spinosa vicenda. «All’esito negativo della suddetta gara, conclusa alla fine di febbraio 2020, è stata avviata a giugno una nuova procedura di gara. L’impossibilità, causa Covid, di espletare il sopralluogo obbligatorio e preventivo nei depositi nel museo Paludi di Celano, dove sono attualmente conservate le opere d’arte, ha richiesto di attendere la conclusione delle misure più restrittive per avviare una gara».
NUOVI INTOPPI. Un altro inconveniente ha però ritardato l’affidamento delle opere. «Nei mesi di luglio e settembre, nella fase in cui questo Segretariato si apprestava a comunicare l’aggiudicazione definitiva, la ditta invitata ha improvvisamente comunicato la propria rinuncia all’appalto dei lavori di restauro», continua la lettera. «Questo nuovo imprevisto esito negativo ha richiesto dunque di espletare per la terza volta le attività propedeutiche all’organizzazione di una nuova gara. Attualmente risultano già concluse le fasi di espletamento della gara e possono ritenersi in via di conclusione anche le verifiche amministrative di legge propedeutiche alla firma del contratto. Si confida dunque di poter dare a breve nuova comunicazione sull’esito positivo dell’ultima gara di appalto e sull’avvio dei lavori». Un momento molto atteso, almeno dal dicembre del 2017, quando la basilica di Collemaggio è stata restituita alla città, grazie ai lavori finanziati dall’Eni. Lavori che escludevano, però, il restauro di tutte le opere “mobili” della chiesa.
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IL CASO. A chiedere chiarimenti sulla questione è stata Maria Grazia Lopardi, presidente dell’associazione Panta Rei, che ha messo a disposizione 47.200 euro. Il sostanzioso contributo era volto al restauro dei dipinti “Maria riceve doni dal popolo ebraico”, “Rinuncia al papato”, “Morte di Celestino” e “L’incoronazione di Celestino”, che nel 2009 riempivano le pareti della basilica, adesso piuttosto spoglie. Con una lettera al Segretariato regionale ai beni culturali Lopardi ha chiesto di conoscere lo stato dell’arte dei lavori di restauro. A rispondere, nero su bianco, l’ex segretario Stefano D’Amico, sostituito da qualche settimana da Nicola Macrì, insieme alla responsabile dell’ufficio del procedimento, Carla Pancaldi.
«Il Segretariato ha approvato alla fine di novembre 2019 il progetto di restauro dei quattro dipinti dedicati alla vita di San Pietro Celestino, redatto dai funzionari della Soprintendenza per L’Aquila il cratere e avviato nel successivo mese di dicembre le procedure per l’appalto dei lavori», è scritto nella lettera che ripercorre, passo dopo passo, la spinosa vicenda. «All’esito negativo della suddetta gara, conclusa alla fine di febbraio 2020, è stata avviata a giugno una nuova procedura di gara. L’impossibilità, causa Covid, di espletare il sopralluogo obbligatorio e preventivo nei depositi nel museo Paludi di Celano, dove sono attualmente conservate le opere d’arte, ha richiesto di attendere la conclusione delle misure più restrittive per avviare una gara».
NUOVI INTOPPI. Un altro inconveniente ha però ritardato l’affidamento delle opere. «Nei mesi di luglio e settembre, nella fase in cui questo Segretariato si apprestava a comunicare l’aggiudicazione definitiva, la ditta invitata ha improvvisamente comunicato la propria rinuncia all’appalto dei lavori di restauro», continua la lettera. «Questo nuovo imprevisto esito negativo ha richiesto dunque di espletare per la terza volta le attività propedeutiche all’organizzazione di una nuova gara. Attualmente risultano già concluse le fasi di espletamento della gara e possono ritenersi in via di conclusione anche le verifiche amministrative di legge propedeutiche alla firma del contratto. Si confida dunque di poter dare a breve nuova comunicazione sull’esito positivo dell’ultima gara di appalto e sull’avvio dei lavori». Un momento molto atteso, almeno dal dicembre del 2017, quando la basilica di Collemaggio è stata restituita alla città, grazie ai lavori finanziati dall’Eni. Lavori che escludevano, però, il restauro di tutte le opere “mobili” della chiesa.
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