Commercio, appello a Chiodi
Donatelli e Cioni: negozi chiusi e operatori disperati
L'AQUILA. Attività commerciali che rischiano di non riaprire più. E tanti gli operatori del settore messi in ginocchio dal terremoto che due anni fa ha distrutto la città, ma comunque costretti a pagare tributi, tasse e contributi previdenziali. Una situazione gravissima, tanto da spingere i vertici provinciali della Confcommercio a rivolgersi direttamente al commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi.
«Quello che abbiamo davanti è un quadro d'insieme decisamente preoccupante che riguarda numerose piccole e medie aziende che operavano nei comuni del cratere e in particolare all'Aquila. Si tratta di imprese commerciali ed artigianali», si legge nella lettera che il presidente della Confcommercio Roberto Donatelli e il direttore Celso Cioni hanno inviato a Chiodi, «che svolgevano le proprie attività in locali che, a causa del sisma, sono stati classificati non agibili o che si trovano in zona rossa. Considerata l'impossibilità di potersi rilocalizzare alla luce delle vigenti normative (peraltro da modificare con urgenza), o a causa di altri impedimenti riconducibili agli effetti dell'evento sismico, tali aziende non hanno alcuna possibilità di riprendere l'attività d'impresa. Una situazione aggravata, e qui siamo all'assurdo, dalla richiesta si pagamento a vario titolo di tributi, tasse e contributi».
Secondo la Confcommercio, moltissimi di questi piccoli imprenditori sono ormai disperati. «Ragione per la quale» insistono Donatelli e Cioni «riteniamo ormai urgentissimo assumere ogni utile iniziativa. E di farlo prima che questi operatori siano costretti a cessare definitivamente la loro attività e a cancellare, oltre che le rispettive aziende dagli archivi camerali, anche un pezzo di storia socio-economica del capoluogo d'Abruzzo e del suo comprensorio. Un epilogo inaccettabile, tanto più che questa cosa riguarda molti onesti e capaci imprenditori».
Un problema più volte denunciato anche dai sindaci che continuano a sollecitare misure a sostegno della ripresa economica. Per la Confcommercio la situazione è ormai al collasso. Da qui la richiesta a Chiodi di un incontro urgente.
«Quello che abbiamo davanti è un quadro d'insieme decisamente preoccupante che riguarda numerose piccole e medie aziende che operavano nei comuni del cratere e in particolare all'Aquila. Si tratta di imprese commerciali ed artigianali», si legge nella lettera che il presidente della Confcommercio Roberto Donatelli e il direttore Celso Cioni hanno inviato a Chiodi, «che svolgevano le proprie attività in locali che, a causa del sisma, sono stati classificati non agibili o che si trovano in zona rossa. Considerata l'impossibilità di potersi rilocalizzare alla luce delle vigenti normative (peraltro da modificare con urgenza), o a causa di altri impedimenti riconducibili agli effetti dell'evento sismico, tali aziende non hanno alcuna possibilità di riprendere l'attività d'impresa. Una situazione aggravata, e qui siamo all'assurdo, dalla richiesta si pagamento a vario titolo di tributi, tasse e contributi».
Secondo la Confcommercio, moltissimi di questi piccoli imprenditori sono ormai disperati. «Ragione per la quale» insistono Donatelli e Cioni «riteniamo ormai urgentissimo assumere ogni utile iniziativa. E di farlo prima che questi operatori siano costretti a cessare definitivamente la loro attività e a cancellare, oltre che le rispettive aziende dagli archivi camerali, anche un pezzo di storia socio-economica del capoluogo d'Abruzzo e del suo comprensorio. Un epilogo inaccettabile, tanto più che questa cosa riguarda molti onesti e capaci imprenditori».
Un problema più volte denunciato anche dai sindaci che continuano a sollecitare misure a sostegno della ripresa economica. Per la Confcommercio la situazione è ormai al collasso. Da qui la richiesta a Chiodi di un incontro urgente.
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