Consorzi, la città ha fretta
Centro storico, nuovi gruppi per la ricostruzione.
L’AQUILA. Il consorzio del quarto di San Pietro si sdoppia: i proprietari che hanno aderito sono troppi. Quello di piazza della Prefettura presenta i risultati degli studi sugli immobili. Altri gruppi nascono per via Roma, via Garibaldi, piazza San Silvestro, via Sassa. Il tam-tam dei gruppi per la ricostruzione del centro storico viaggia col passaparola ma sbarca anche sulla rete Internet con un sito dedicato.
RICOSTRUIRE. L’imperativo, per i proprietari degli immobili del centro storico devastato dal terremoto del 6 aprile, è quello di ricostruire in fretta. «Anche se mancano le linee guida, anche se manca l’ordinanza», come hanno denunciato, alcuni giorni fa, Vincenzo Colorizio e Francesca Gizzi residenti nel centro storico i quali, richiamando una nota del numero 2 della Protezione civile Bernardo De Bernardinis, hanno ricordato che «la normativa non consente di far partire i lavori in quanto non riguarda le zone qualificate come centro storico, per cui si rimanda a successivi provvedimenti. Da questo», denunciano i cittadini, «deduciamo l’impossibilità di poter iniziare, dopo olte 9 mesi, la ricostruzione». Intanto, ordinanza o no, la città ha fretta di ripartire dal centro.
Dopo l’iniziativa partita dai proprietari degli immobili che si affacciano su piazza della Prefettura, stanno stringendo i tempi anche i residenti nella zona di San Pietro, uno dei quattro quarti storici della città. In questo caso i proprietari che hanno aderito all’iniziativa di formare un consorzio sono stati talmente tanti che sono nati due gruppi. Quello chiamato San Pietro 1 comprende la zona tra via Rustici, via Coppito, via Arischia e via degli Albanesi. Il consorzio è sbarcato anche su Internet, con un sito dedicato, all’indirizzo www.consorziosanpietro.blogspot.com. Il sito d’informazione per i cittadini, coordinato da Marco Cupillari, riporta l’esito dei primi incontri tra proprietari e anche le informazioni utili per aderire, oltre ai documenti fondamentali della ricostruzione.
«Il consorzio San Pietro 1», si legge nel sito, «nasce a più di nove mesi dagli eventi del 6 aprile 2009, con l’obiettivo di partecipare democraticamente ed attivamente al processo di ricostruzione del centro storico». La riunione ufficiale per l’avvio del progetto del consorzio San Pietro 1 si è tenuta giovedì scorso all’Accademia di Belle Arti. Nel corso dei lavori è stata impostata una discussione preliminare per stilare lo statuto del consorzio. «Alcuni proprietari», si legge ancora nel sito Internet, «hanno deciso di sottoscriverlo subito, mentre altri si sono riservati il diritto di firmarlo in occasione della seconda riunione».
TEMPI LUNGHI. La fretta dei residenti in centro storico, che vogliono rientrare il prima possibile nelle loro abitazioni, fa a pugni con la realtà della zona rossa, ancora inaccessibile anche per via della mancata rimozione delle macerie dalle strade della città. È questa una delle principali preoccupazioni dei residenti i quali vorrebbero bruciare le tappe per anticipare i tempi della rinascita. «Ci riuniamo, di venerdì, tutte le settimane», informa Eugenio Carlomagno (comitato «L’Aquila, un centro storico da salvare»). «La campagna di informazione è ormai partita non solo col passaparola ma anche sul web. Non sappiamo, tuttavia, se tutto questo movimento e attivismo da parte nostra sia, a conti fatti, troppo gradito alle autorità perché, in realtà, c’è una parte che vorrebbe agire diversamente. L’importante è che ci sia un’idea di come rifare la città.
La preoccupazione più grande, al momento attuale, è che nessuno ha tolto le macerie dalle strade perché bisogna ancora trovare e sistemare i siti di stoccaggio. Tra poco, se non verranno rimosse le macerie e se non verranno liberate le strade, ci faremo sentire nelle sedi opportune. La zona rossa va a mano a mano riaperta, visto che le opere di messa in sicurezza sono costate qualcosa come 20 milioni di euro. Vuol dire che la gente può passare vicino alle proprie case». Carlomagno punta alla riapertura graduale di pezzi di quartieri meno colpiti dalla devastazione. «Occorre riaprire i quartieri come Santa Maria di Farfa oppure la zona di viale Duca degli Abruzzi e una parte di San Pietro. Vanno definite le procedure per avviare gli abbattimenti immediati. Ci chiediamo perché si mettano ancora in sicurezza quei palazzi che devono essere abbattuti».
I COMPARTI. Una delle priorità dei consorzi, comunque previsti dalla legge, è quella di creare i comparti attraverso l’individuazione degli aggregati, cioè edifici con più proprietari e, in certi casi, diversa classificazione di inagibilità. Il consorzio di San Pietro 1 auspica anche la creazione di un coordinamento tra i vari consorzi delle diverse zone del centro storico. «Appena fatte le demolizioni», aggiunge Carlomagno, «passeremo alla fase operativa. Occorrerà che gli enti abbiano le idee chiare, perché noi le abbiamo. Bisognerà coinvolgere il vice commissario Luciano Marchetti e le soprintendenze. Bisognerà capire prima di tutto cosa abbattere e cosa ricostruire.
Qualcuno deve dire cosa vuol fare di questa città. Occorrono risposte imminenti. Se entro marzo formiamo il consorzio devono partire i progetti. Saranno interessate moltissime ditte, grandi e piccole. Il centro sarà un immenso cantiere. Per questo motivo si deve partire dalle reti e dai servizi sottostradali. Vogliamo dialogare con il commissario Chiodi e il sindaco Cialente per sapere cosa vogliono fare del nostro centro storico».
NO AGLI ABUSI. Secondo Carlomagno «occorre lottare contro gli abusi edilizi, circa 5mila secondo alcune stime, che si stanno perpetrando attorno alla città e non chiudere la porta alla commistione tra moderno e antico che potrebbe consentire la convivenza di elementi diversi. Vanno eliminate, poi, anche le tante brutture, risalenti al 1960, pure in zone centrali. Se manca un progetto complessivo dilagherà l’abusivismo ma non da parte di gente che non sa dove abitare, quanto piuttosto da parte di speculatori che stanno violando le regole allo scopo di guadagnare con affitti e vendite di case più o meno provvisorie».
RICOSTRUIRE. L’imperativo, per i proprietari degli immobili del centro storico devastato dal terremoto del 6 aprile, è quello di ricostruire in fretta. «Anche se mancano le linee guida, anche se manca l’ordinanza», come hanno denunciato, alcuni giorni fa, Vincenzo Colorizio e Francesca Gizzi residenti nel centro storico i quali, richiamando una nota del numero 2 della Protezione civile Bernardo De Bernardinis, hanno ricordato che «la normativa non consente di far partire i lavori in quanto non riguarda le zone qualificate come centro storico, per cui si rimanda a successivi provvedimenti. Da questo», denunciano i cittadini, «deduciamo l’impossibilità di poter iniziare, dopo olte 9 mesi, la ricostruzione». Intanto, ordinanza o no, la città ha fretta di ripartire dal centro.
Dopo l’iniziativa partita dai proprietari degli immobili che si affacciano su piazza della Prefettura, stanno stringendo i tempi anche i residenti nella zona di San Pietro, uno dei quattro quarti storici della città. In questo caso i proprietari che hanno aderito all’iniziativa di formare un consorzio sono stati talmente tanti che sono nati due gruppi. Quello chiamato San Pietro 1 comprende la zona tra via Rustici, via Coppito, via Arischia e via degli Albanesi. Il consorzio è sbarcato anche su Internet, con un sito dedicato, all’indirizzo www.consorziosanpietro.blogspot.com. Il sito d’informazione per i cittadini, coordinato da Marco Cupillari, riporta l’esito dei primi incontri tra proprietari e anche le informazioni utili per aderire, oltre ai documenti fondamentali della ricostruzione.
«Il consorzio San Pietro 1», si legge nel sito, «nasce a più di nove mesi dagli eventi del 6 aprile 2009, con l’obiettivo di partecipare democraticamente ed attivamente al processo di ricostruzione del centro storico». La riunione ufficiale per l’avvio del progetto del consorzio San Pietro 1 si è tenuta giovedì scorso all’Accademia di Belle Arti. Nel corso dei lavori è stata impostata una discussione preliminare per stilare lo statuto del consorzio. «Alcuni proprietari», si legge ancora nel sito Internet, «hanno deciso di sottoscriverlo subito, mentre altri si sono riservati il diritto di firmarlo in occasione della seconda riunione».
TEMPI LUNGHI. La fretta dei residenti in centro storico, che vogliono rientrare il prima possibile nelle loro abitazioni, fa a pugni con la realtà della zona rossa, ancora inaccessibile anche per via della mancata rimozione delle macerie dalle strade della città. È questa una delle principali preoccupazioni dei residenti i quali vorrebbero bruciare le tappe per anticipare i tempi della rinascita. «Ci riuniamo, di venerdì, tutte le settimane», informa Eugenio Carlomagno (comitato «L’Aquila, un centro storico da salvare»). «La campagna di informazione è ormai partita non solo col passaparola ma anche sul web. Non sappiamo, tuttavia, se tutto questo movimento e attivismo da parte nostra sia, a conti fatti, troppo gradito alle autorità perché, in realtà, c’è una parte che vorrebbe agire diversamente. L’importante è che ci sia un’idea di come rifare la città.
La preoccupazione più grande, al momento attuale, è che nessuno ha tolto le macerie dalle strade perché bisogna ancora trovare e sistemare i siti di stoccaggio. Tra poco, se non verranno rimosse le macerie e se non verranno liberate le strade, ci faremo sentire nelle sedi opportune. La zona rossa va a mano a mano riaperta, visto che le opere di messa in sicurezza sono costate qualcosa come 20 milioni di euro. Vuol dire che la gente può passare vicino alle proprie case». Carlomagno punta alla riapertura graduale di pezzi di quartieri meno colpiti dalla devastazione. «Occorre riaprire i quartieri come Santa Maria di Farfa oppure la zona di viale Duca degli Abruzzi e una parte di San Pietro. Vanno definite le procedure per avviare gli abbattimenti immediati. Ci chiediamo perché si mettano ancora in sicurezza quei palazzi che devono essere abbattuti».
I COMPARTI. Una delle priorità dei consorzi, comunque previsti dalla legge, è quella di creare i comparti attraverso l’individuazione degli aggregati, cioè edifici con più proprietari e, in certi casi, diversa classificazione di inagibilità. Il consorzio di San Pietro 1 auspica anche la creazione di un coordinamento tra i vari consorzi delle diverse zone del centro storico. «Appena fatte le demolizioni», aggiunge Carlomagno, «passeremo alla fase operativa. Occorrerà che gli enti abbiano le idee chiare, perché noi le abbiamo. Bisognerà coinvolgere il vice commissario Luciano Marchetti e le soprintendenze. Bisognerà capire prima di tutto cosa abbattere e cosa ricostruire.
Qualcuno deve dire cosa vuol fare di questa città. Occorrono risposte imminenti. Se entro marzo formiamo il consorzio devono partire i progetti. Saranno interessate moltissime ditte, grandi e piccole. Il centro sarà un immenso cantiere. Per questo motivo si deve partire dalle reti e dai servizi sottostradali. Vogliamo dialogare con il commissario Chiodi e il sindaco Cialente per sapere cosa vogliono fare del nostro centro storico».
NO AGLI ABUSI. Secondo Carlomagno «occorre lottare contro gli abusi edilizi, circa 5mila secondo alcune stime, che si stanno perpetrando attorno alla città e non chiudere la porta alla commistione tra moderno e antico che potrebbe consentire la convivenza di elementi diversi. Vanno eliminate, poi, anche le tante brutture, risalenti al 1960, pure in zone centrali. Se manca un progetto complessivo dilagherà l’abusivismo ma non da parte di gente che non sa dove abitare, quanto piuttosto da parte di speculatori che stanno violando le regole allo scopo di guadagnare con affitti e vendite di case più o meno provvisorie».