processo per il crollo

Convitto, imputato cede i beni

Gli avvocati denunciano: un tentativo di evitare i risarcimenti

L’AQUILA. Colpo di scena in quella che doveva essere l’ultima udienza del processo per il crollo del Convitto nazionale nel quale morirono tre minorenni.

Infatti c’è stata la defezione di uno dei legali di parte civile, Antonio Milo, assenza che ha obbligato il giudice unico Giuseppe Grieco a rinviare il processo al 27 dicembre. Ai legali che suggerivano una data successiva il giudice ha risposto in modo perentorio che «il processo deve finire prima possibile, se necessario faremo udienza anche a Capodanno».

Prima del rinvio alcuni avvocati di parte civile, tra i quali il legale Domenico Eligi, hanno affermato che uno degli imputati, il preside della scuola Livio Bearzi, ha conferito a una società inglese, con sede a Londra, dei beni di sua proprietà. Secondo il legale, ma è tutto da provare, si tratterebbe di un’azione per evitare che, in caso di condanna al risarcimento, quei beni possano finire alle parti civili. Va detto, comunque, che a fronte di quattro milioni chiesti per i danni, una certa parte di questi soldi è stata rimborsata dall’assicurazione del Convitto nazionale. Sia Bearzi che l’altro imputato, Paolo Mazzotta, sono accusati di omicidio colposo.

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