Coop e Conad, è scontro aperto
In ballo la realizzazione di un nuovo ipermercato a Sant’Antonio.
L’AQUILA. Un fuoco incrociato di accuse e richieste. Tra la Coop Centro Italia e il gruppo Conad è guerra aperta. Nel mezzo il Comune dell’Aquila chiamato a dare risposte subito. In ballo c’è la realizzazione di un ipermercato a Sant’Antonio dove sorgeranno le case della Protezione civile per gli sfollati. Su quel supermercato vogliono mettere le mani entrambe le società. Quella di ieri è stata una giornata convulsa. Ad Avezzano i rappresentanti della Coop Centro Italia hanno incontrato i sindacati. Un vertice concluso con l’ultimatum della società, che non scende a patti: il gruppo resterà solo se avrà la possibilità di realizzare un ipermercato a Sant’Antonio.
«Prima del terremoto l’area aveva una destinazione commerciale di 10mila metri quadrati, come previsto nella delibera 176 del 29 luglio 1977, approvata dal consiglio comunale», spiega Giorgio Raggi, rappresentante della Coop, «la stessa destinazione commerciale è stata, poi, ratificata da consiglio regionale. Il Comune, nella delibera del 5/4/2002 stabiliva che nella zona si intende perseguire l’obiettivo di utilizzare l’insediamento di strutture commerciali di grande distribuzione per migliorare anche la dotazione di servizi, attrezzature e infrastrutture. Nella zona interessata è ammesso qualsiasi tipo di attività commerciale e l’insediamento di un intervento di grande distribuzione».
«Ma a questo punto va posta una questione» prosegue «quale è stato il criterio che la Protezione civile e il Comune hanno seguito nella delimitazione delle aree da espropriare? A Sant’Antonio esistono due aree confinanti: la nostra e quella di un gruppo concorrente. La nostra è stata espropriata» evidenzia la Coop, «l’altra no. Si può chiedere perché?». Il 5 luglio, intanto, scadrà la cassa integrazione straordinaria per i 90 dipendenti e, se le carte in tavola non cambieranno, verrà avviata la procedura di mobilità.
In via preventiva la Coop ha deciso di chiudere fino all’8 luglio, per ristrutturazione interna, il supermercato del Torrione, l’unico aperto al momento. Sul fronte opposto la Conad rilancia: «Siamo pronti a subentrare alla Coop e a salvaguardare tutti i posti di lavoro». In una nota l’amministratore della Conad Adriatico, Antonio Di Ferdinando dichiara: «La nostra società è proprietaria di un edificio commerciale nella zona di Sant’Antonio, che nel 2005 avevamo chiesto di poter demolire e ricostruire, sviluppando nuove attività e assumendo 100 persone. La nostra richiesta, nonostante tre decisioni favorevoli del Tar, è caduta nel vuoto. Ci dichiariamo pronti a subentrare alla Coop e a garantire ai suoi dipendenti un posto di lavoro». Alla base dell’uscita di scena della Coop la scarsa convenienza nel tenere i punti vendita di Pile e di Pettino.
«L’azienda», spiega Piero Peretti, segretario provinciale Ugl, «è disposta a restare a patto di realizzare un supermercato anche di dimensioni ridotte rispetto a quelle già previste su un’area di un ettaro e mezzo». L’Ugl ha chiesto un incontro in Provincia «per fare chiarezza e tutelare i lavoratori. Invitiamo il sindaco, Massimo Cialente, a uscire allo scoperto».
«Prima del terremoto l’area aveva una destinazione commerciale di 10mila metri quadrati, come previsto nella delibera 176 del 29 luglio 1977, approvata dal consiglio comunale», spiega Giorgio Raggi, rappresentante della Coop, «la stessa destinazione commerciale è stata, poi, ratificata da consiglio regionale. Il Comune, nella delibera del 5/4/2002 stabiliva che nella zona si intende perseguire l’obiettivo di utilizzare l’insediamento di strutture commerciali di grande distribuzione per migliorare anche la dotazione di servizi, attrezzature e infrastrutture. Nella zona interessata è ammesso qualsiasi tipo di attività commerciale e l’insediamento di un intervento di grande distribuzione».
«Ma a questo punto va posta una questione» prosegue «quale è stato il criterio che la Protezione civile e il Comune hanno seguito nella delimitazione delle aree da espropriare? A Sant’Antonio esistono due aree confinanti: la nostra e quella di un gruppo concorrente. La nostra è stata espropriata» evidenzia la Coop, «l’altra no. Si può chiedere perché?». Il 5 luglio, intanto, scadrà la cassa integrazione straordinaria per i 90 dipendenti e, se le carte in tavola non cambieranno, verrà avviata la procedura di mobilità.
In via preventiva la Coop ha deciso di chiudere fino all’8 luglio, per ristrutturazione interna, il supermercato del Torrione, l’unico aperto al momento. Sul fronte opposto la Conad rilancia: «Siamo pronti a subentrare alla Coop e a salvaguardare tutti i posti di lavoro». In una nota l’amministratore della Conad Adriatico, Antonio Di Ferdinando dichiara: «La nostra società è proprietaria di un edificio commerciale nella zona di Sant’Antonio, che nel 2005 avevamo chiesto di poter demolire e ricostruire, sviluppando nuove attività e assumendo 100 persone. La nostra richiesta, nonostante tre decisioni favorevoli del Tar, è caduta nel vuoto. Ci dichiariamo pronti a subentrare alla Coop e a garantire ai suoi dipendenti un posto di lavoro». Alla base dell’uscita di scena della Coop la scarsa convenienza nel tenere i punti vendita di Pile e di Pettino.
«L’azienda», spiega Piero Peretti, segretario provinciale Ugl, «è disposta a restare a patto di realizzare un supermercato anche di dimensioni ridotte rispetto a quelle già previste su un’area di un ettaro e mezzo». L’Ugl ha chiesto un incontro in Provincia «per fare chiarezza e tutelare i lavoratori. Invitiamo il sindaco, Massimo Cialente, a uscire allo scoperto».