Così sarà la cittadella del G8
Già avviati i preparativi per il trasferimento del vertice all'Aquila, ma scoppiano le polemiche. Berlusconi: «I capi di stato nelle suite dei generali»
GUARDA Ecco la roccaforte
Nella tarda mattinata di ieri, mentre il presidente del consiglio faceva ingoiare il rospo dell'addio alla Maddalena al governatore della Sardegna, lo staff del premier lasciava trapelare l'ipotesi che per i capi di stato fosse più semplice trovare una sistemazione all'Aquila, piuttosto che prevedere una girandola continua di trasferimenti in elicottero da Roma al capoluogo abruzzese. Ma le controindicazioni sembravano comunque tante, partendo soprattutto dal pignolo protocollo di sicurezza del presidente americano: il pendolarismo in elicottero di Obama e il suo soggiorno in ambasciata a Roma venivano dati per certi da tutti. Invece in serata, cenando con gli industriali in Sardegna, Berlusconi ha dichiarato che i capi di stato saranno sistemati nelle suite dei generali. Lo ha detto alla presenza di Emma Marcegaglia, la presidente di Confindustria, che sulla Maddalena aveva scommesso personalmente, accaparrandosi la gestione dell'arsenale della Marina militare che sarebbe divenuto in luglio un grande albergo per ospitare lo stesso Obama.
«Sai, Emma - le ha sussurrato il cavaliere - alla Maddalena c'erano preoccupazioni per il sistema di sicurezza che non sono state superate. Mi dispiace». Ma il premier ha insistito sul significato simbolico della decisione: «Voglio portare la capitale del mondo con i capi di stato nella capitale del dolore».
E su questo punto si sono inferociti molti esponenti del centrosinistra. Di Pietro ha parlato di show, Fioroni ha insinuato che Berlusconi tratta anche le cose serie come gag, e D'Alema ha rincarato la dose: «Non so se il G8 all'Aquila sarà più un problema o un aiuto per l'Abruzzo». Da destra si sono serrate le fila. Tutti a incensare la grande idea del capo, tutti a bacchettare la politica del "tanto peggio tanto meglio" del Pd e dei suoi alleati.
Ma i problemi logistici per la Scuola della guardia di finanza ci sono, nonostante le dichiarazioni ottimistiche del premier. Lo sa bene anche il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, che pure è l'ideatore del trasferimento del summit in Abruzzo: «È ovvio che abbiamo poco tempo - ha detto Bertolaso al Tg1 - ma ci sono comunque i tempi per organizzare un vertice di livello mondiale, positivo e costruttivo,ma che deve rispettare anche quel criterio di assoluta sobrietà e serietà che il momento particolare impone al nostro paese». Tradotto: qualche problema c'è, ma vedremo di rendere tutto più asciutto.
E la parola d'ordine di Bertolaso, in effetti, è stata subito recepita dai Grandi del G8. Ieri - dopo la disponibilità di Usa e Gran Bretagna - sono arrivati gli ok di Germania, Francia e Giappone, anche se l'Eliseo ha spiegato che «se si va a L'Aquila bisogna ridurre la dimensione delle delegazioni per motivi "logistici", mentre Tokio, con un po' di ironia, ha risposto così: «Spetta all'Italia decidere, noi non siamo nella condizione di esprimere obiezioni». Ma dentro alla grande Scuola della Guardia di Finanza (38 ettari, 25 suite, un auditorium con 1000 poltroncine, una sala che già ha ospitato il consiglio dei ministri ed è pronta a trasformarsi nel salottino degli 8 grandi) sarà possibile gestire tutto? Bertolaso e i suoi sono certi che tutto funzionerà. Gli spazi sono enormi (alla Maddalena i marines e i bodyguard del presidente avrebbero trovato posto su gigantesche navi-crociera) e l'esperienza della macchina operativa non manca.
Anche i sismologi mandano buone notizie: ritengono che in luglio lo sciame sismico sarà notevolmente scemato.
Infine, il pericolo di manifestazioni no global sembra scongiurato, e lo dimostra anche la reazione piccata del leader Francesco Caruso: «Berlusconi strumentalizza questa popolazione martoriata per usarla come scudo umano nei confronti del dissenso». E dallo staff del presidente Chiodi si respira già aria di ripresa: dopo la notizia del trasferimento del G8 in Abruzzo si sono già presentate alcune grosse società che vogliono aprire delle sedi all'Aquila. A partire da un consorzio di imprese nel settore informatico.