Crolla il palazzo del Governo

Il prefetto non era in appartamento, salvo anche l’agente di guardia. Ridotto in macerie il simbolo della sicurezza

L’AQUILA. Il palazzo del Governo, in piazza della Prefettura, è stato uno dei primi a crollare. Le sue colonne imponenti hanno assorbito la furia del terremoto, ma non altrettanto è stato capace di fare l’architrave, letteralmente spezzato a metà. Anche il tetto e la parte superiore della facciata si sono sgretolati. Il palazzo sede della Protezione civile, simbolo dell’autorità che dovrebbe proteggere e governare un territorio, da ieri è diventato un monumento alla devastazione. E solo una serie di fortunate congiunture ha fatto sì che il palazzo fosse vuoto al momento del terremoto.

APPARTAMENTO VUOTO.
Da quattro giorni il prefetto dell’Aquila Aurelio Cozzani, andato in pensione dagli inizi del mese di aprile, non dimora più nell’abitazione privata che ha sede proprio al secondo piano del palazzo della prefettura. E il nuovo prefetto nominato dal ministero deve ancora insediarsi nell’abitazione di piazza della Prefettura. Non solo. Dopo la brutta scossa di terremoto registrata poche ore prima del disastro, ovvero la notte di domenica 5 aprile, il vice prefetto vicario dell’Aquila Graziella Patrizi - che ha preso le funzioni del prefetto in attesa dell’arrivo del nuovo - ha disposto il trasferimento del servizio di centralino della prefettura (che funziona anche di notte per le emergenze di Protezione civile e per il coordinamento di enti e forze di polizia) alla questura. Soltanto il corpo di guardia è rimasto a presidiare l’antico palazzo ma, sempre su disposizione della prefettura, la scorsa notte è stato chiesto all’agente della Polizia di Stato Wilford S. di fare la sorveglianza all’esterno del palazzo.

SALVATE DUE VITE. Il sisma delle ore 22.48 era stato molto forte, e in attesa di conoscerne gli effetti sulla struttura del palazzo, i vertici della prefettura avevano ritenuto opportuno trasferire nel giro di pochi minuti centralino e corpo di guardia. Una decisione, questa, che ha consentito di salvare almeno due vite: quella del centralinista e quella dell’agente di guardia (il cosiddetto “piantone”). Gli uffici sarebbero stati riaperti la mattina dopo alle 7.30, ma così non è stato. Il crollo della facciata e del tetto ha invaso di mattoni, lastre di marmo e cornicioni tutta piazza della Prefettura, che dopo due ore più tardi è stata ripulita dei detriti.

IL SIMBOLO CHE CROLLA. Ma come è possibile che un Palazzo del Governo non sia il più solido e il più sicuro di tutta la città, visto che il capoluogo è in una zona ad alto rischio sismico? «I danni di un sisma come quello di oggi sono inimmaginabili, anche per strutture solide come il palazzo della Prefettura», risponde il capo di gabinetto Roberto Nardecchia, che aveva la figlia in gita scolastica fuori Abruzzo e la moglie a Roma dai genitori.
 «In accordo con il questore, il prefetto ha deciso di trasferire il centralino telefonico in questura, e questo ci ha consentito di “salvare” letteralmente un servizio decisivo soprattutto in questi casi». Encomiabile è stato poi definito il comportamento dell’agente di polizia in servizio al corpo di guardia, che ha letteralmente visto la morte in faccia, ma per fortuna era all’esterno del palazzo, ha potuto salvarsi e ha lavorato oltre il suo orario di servizio. «Dopo essere rimasto in guardia del palazzo di governo fino all’arrivo di altro personale», ha proseguito Nardecchia «è rimasto a lavorare fino alle 20 al centralino. Un comportamento davvero encomiabile, che dimostra come la prefettura sia viva e funziona, anche se la sede è crollata».

GLI ALTRI EDIFICI. Accanto al palazzo del Governo, ha resistito soltanto esteriormente la palazzina che ospita il bar enoteca “La Fenice” di proprietà di Maurizio De Luca. «In realtà internamente i solai dell’edificio sono crollati», spiega l’imprenditore. «Anche a casa mia, che si trova accanto al bar, è crollato il solaio e abbiamo impiegato due ore di tempo per liberarci e raggiungere il balcone, dal quale ci siamo calati in strada. I danni sono enormi. Una vera apocalisse». Tanta la meraviglia suscitata dal fatto che il palazzo della Prefettura sia andato distrutto nonostante l’imponenza del movimento tellurico. E tante anche le persone che ieri si sono viste aggirarsi in piazza della Prefettura con macchine fotografiche e videofonini per riprendere le macerie dell’ex palazzo governativo. La prefettura dell’Aquila è stata quindi divisa nei suoi vari uffici in varie sedi: il Centro operativo centrale nella caserma della scuola della Guardia di Finanza a Coppito, la Protezione civile nella sede della Reiss Romoli, il riconoscimento delle salme nei capannoni della ditta Taffo a Coppito, il centralino alla questura di via Strinella e altri servizi dislocati nelle frazioni.

SEGNALETICA ASSENTE. Una così vasta dislocazione degli uffici prefettizi avrebbe richiesto anche una segnaletica precisa, proprio a partire da piazza della Prefettura. Invece fino a ieri sera non erano stati apposti neanche i segnali per indicare la presenza dei campi di accoglienza. I disagi si sono avvertiti soprattutto quando arrivavano le colonne mobili, guidate lungo il percorso stradale dai posti di blocco di polizia, carabinieri e vigili urbani.

Problemi anche per le famiglie che sono state convinte a lasciare gli spazi aperti vicini alle abitazioni per andare a dormire, sempre in macchina, nei campi adibiti all’accoglienza dei profughi: su ben cinque campi di accoglienza presenti in città, non è comparso neanche un cartello stradale, un’indicazione, un segnale, anche di cartone. Nulla. Un altro disservizio ha riguardato la comunicazione dei nominativi delle vittime del terremoto che, forse, verrà divulgato (anche parzialmente) oggi. «Purtroppo l’identificazione ufficiale delle vittime prosegue a rilento dopo che l’obitorio dell’ospedale è stato dichiarato inagibile», spiegano in prefettura.