«Crolli L'Aquila, indagate anche sui politici»
Denuncia in Procura: ignorato dai vertici degli enti un dossier che nel 2006 parlava di 137 edifici pubblici insicuri
L’AQUILA. Un aspetto finora mai sufficientemente approfondito sulle responsabilità dei crolli causati dal sisma è al vaglio della Procura dopo una denuncia presentata dall’avvocato Simona Giannangeli. Nel mirino di questo esposto, infatti, c’è il ruolo dei vertici degli enti locali che dal 2006 erano in possesso dello studio redatto da Collabora Engineering (poi divenuta Abruzzo Engineering) pagato 5 milioni della Regione.
Un dossier allarmante nel quale si affermava come ben 137 edifici, tra i quali le scuole e l’ospedale, presentavano criticità strutturali che in seguito a un sisma avrebbero potuto collassare. Si trattava di criticità che almeno nei palazzi più nuovi si potevano sanare attraverso lavori di restauro che non sono mai stati fatti.
Tra questi fabbricati indicati nel dossier anche la Casa dello Studente e il Convitto nazionale, dove ci fu un’ecatombe tra giovani vittime e feriti, e la stessa prefettura. Nel dossier degli edifici a rischio anche la facoltà di Ingegneria dove, se il sisma ci fosse stato di giorno, potevano morire duemila persone. E se i lavori potevano essere lunghi e costosi, uffici e scuole insicure avrebbero potuto essere trasferite altrove.
Nella denuncia, consegnata al procuratore Michele Renzo, si chiede di individuare se, e da chi, sono stati violati obblighi di legge, ignorando per anni la valenza di quel dossier redatto da persone molto competenti.
C’è poi anche un altro aspetto. Questo lavoro di Abruzzo Engineering fino a prima del 6 aprile 2009 era consultabile sul sito internet dell’ente ma poi è sparito. Per la verità la squadra Mobile avviò un’inchiesta in tal senso ma non se ne fece nulla anche per via dell’immenso numero di indagini sui crolli e altri filoni calati all’improvviso dopo la tragedia.
Questa denuncia è una domanda di verità a risposte che non sono venute dai politici.
«Da otto anni speravo che qualcuno affrontasse questo argomento», commenta la Giannangeli, «ma nessuno nei vari livelli istituzionali, soprattutto comunali, tra quelli che siedono tra i banchi di maggioranza e opposizione, ha recepito il problema e si è fatto portatore di una battaglia per accertare i fatti. Tutti, giustamente, hanno continuato a indicare Bertolaso e la Grandi Rischi come responsabili di azioni e omissioni, non volendo, però, verificare altre responsabilità degli amministratori locali».
A suo dire solo il consigliere comunale Antonello Bernardi si era posto il problema con un ordine del giorno ma non se ne fece nulla.
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