Oggi verrà ascoltato anche il rettore Bearzi. Casa dello studente: si va verso una guerra di perizie
Crollo Convitto, Mazzotta si discolpa
Il dirigente provinciale si presenta a sorpresa dal pm: «Niente omissioni»
L’AQUILA. Piccolo colpo di scena nell’inchiesta sul crollo del Convitto nazionale. Uno degli indagati, Vincenzo Mazzotta, ha chiesto e ottenuto di essere interrogato in anticipo sulla data di oggi. Mazzotta, dirigente provinciale, 43 anni, è stato interrogato da polizia e pm e ha rigettato le accuse. Oggi, alle 14,30, sarà ascoltato il rettore del Convitto, Livio Bearzi. Entrambi sono accusati di omicidio colposo.
Il Convitto nazionale, struttura realizzata oltre cento anni fa, è crollato facendo tre giovani vittime, Luigi Cellini, Marta Zelena e Ondrey Nuovosky e ferendo in modo grave Mirko Colangeli.
Nel corso dell’interrogatorio, secondo quanto si è appreso, l’indagato che è stato assistito dai legali Antonio Mazzotta e Paolo Mazzotta, ha respinto le accuse sostenendo di avere agito sempre in modo corretto non senza produrre una documentazione a sostegno della linea difensiva. Inoltre ha assicurato che la Provincia, ente dal quale dipende e che ha la proprietà dell’immobile crollato, ha sempre provveduto a fare i controlli previsti dalla normativa. Le accuse mosse a Mazzotta ma anche al rettore della struttura, sono, in sintesi, quelle di non avere adottato provvedimenti tesi a messa in sicurezza e sgombero dell’edificio, la mancata ristrutturazione e l’avere ignorato le relazioni di «Collabora Engineering» e quelle del «Rapporto Barberi» sulla vulnerabilità sismica della struttura.
Oggi, dunque, sarà la volta di Livio Bearzi, rettore, 52 anni, di Udine, il quale è assistito dall’avvocato Paolo Guidobaldi.
Domani sarà la volta di nove degli undici indagati per il crollo della Casa dello studente, dove sono morti otto giovani con indagini coordinate dalla polizia tramite il dirigente Salvatore Gava. Non si presenterà l’89enne Carlo Botta per motivi di salute che al momento non gli consentono di difendersi. Ma per quanto riguarda questo filone ci sarà di certo una guerra di perizie. «Dalla lettura dell’accusa, così come configurata, appare che l’ingegnere Botta» dice il suo avvocato Massimo Carosi «che all’epoca del progetto nel 1965 era uno degli strutturisti più prestigiosi dell’Aquila abbia redatto un progetto da autentico incompetente. Il che, ovviamente, non è credibile. Dispiace per le vittime, siamo contriti per le giovani vite spezzate, ma il crollo non ha niente a che vedere con responsabilità del mio assistito».
Il 6 e il 7 novembre prossimi sarà la volta dei nove indagati per il crollo della sede della facoltà di ingegneria a Roio.
I consulenti nominati dalla procura della Repubblica dell’Aquila hanno cominciato da ieri mattina a fare sopralluoghi tra le macerie dello stabile di via Campo di Fossa, una traversa di via XX settembre, un palazzo letteralmente imploso in occasione della scossa del 6 aprile scorso, nel quale sono morte oltre venti persone.
I consulenti, nominati dai pm Alfredo Rossini e Fabio Picuti, sono stati accompagnati dagli uomini dell’interforze della polizia giudiziaria e dai vigili del fuoco. Fino a ieri, i rilievi per stabilire le cause dei crolli sono stati effettuati nello stabile in via XX settembre 123, dove ci sono state diverse vittime.
Il Convitto nazionale, struttura realizzata oltre cento anni fa, è crollato facendo tre giovani vittime, Luigi Cellini, Marta Zelena e Ondrey Nuovosky e ferendo in modo grave Mirko Colangeli.
Nel corso dell’interrogatorio, secondo quanto si è appreso, l’indagato che è stato assistito dai legali Antonio Mazzotta e Paolo Mazzotta, ha respinto le accuse sostenendo di avere agito sempre in modo corretto non senza produrre una documentazione a sostegno della linea difensiva. Inoltre ha assicurato che la Provincia, ente dal quale dipende e che ha la proprietà dell’immobile crollato, ha sempre provveduto a fare i controlli previsti dalla normativa. Le accuse mosse a Mazzotta ma anche al rettore della struttura, sono, in sintesi, quelle di non avere adottato provvedimenti tesi a messa in sicurezza e sgombero dell’edificio, la mancata ristrutturazione e l’avere ignorato le relazioni di «Collabora Engineering» e quelle del «Rapporto Barberi» sulla vulnerabilità sismica della struttura.
Oggi, dunque, sarà la volta di Livio Bearzi, rettore, 52 anni, di Udine, il quale è assistito dall’avvocato Paolo Guidobaldi.
Domani sarà la volta di nove degli undici indagati per il crollo della Casa dello studente, dove sono morti otto giovani con indagini coordinate dalla polizia tramite il dirigente Salvatore Gava. Non si presenterà l’89enne Carlo Botta per motivi di salute che al momento non gli consentono di difendersi. Ma per quanto riguarda questo filone ci sarà di certo una guerra di perizie. «Dalla lettura dell’accusa, così come configurata, appare che l’ingegnere Botta» dice il suo avvocato Massimo Carosi «che all’epoca del progetto nel 1965 era uno degli strutturisti più prestigiosi dell’Aquila abbia redatto un progetto da autentico incompetente. Il che, ovviamente, non è credibile. Dispiace per le vittime, siamo contriti per le giovani vite spezzate, ma il crollo non ha niente a che vedere con responsabilità del mio assistito».
Il 6 e il 7 novembre prossimi sarà la volta dei nove indagati per il crollo della sede della facoltà di ingegneria a Roio.
I consulenti nominati dalla procura della Repubblica dell’Aquila hanno cominciato da ieri mattina a fare sopralluoghi tra le macerie dello stabile di via Campo di Fossa, una traversa di via XX settembre, un palazzo letteralmente imploso in occasione della scossa del 6 aprile scorso, nel quale sono morte oltre venti persone.
I consulenti, nominati dai pm Alfredo Rossini e Fabio Picuti, sono stati accompagnati dagli uomini dell’interforze della polizia giudiziaria e dai vigili del fuoco. Fino a ieri, i rilievi per stabilire le cause dei crolli sono stati effettuati nello stabile in via XX settembre 123, dove ci sono state diverse vittime.