Crollo dei balconi, alla sbarra Manfredi
Il ministro dell’Università è tra gli imputati, nelle vesti di collaudatore, per i cedimenti al Progetto Case a Cese di Preturo
L’AQUILA. Si deciderà il 23 settembre, dopo una raffica di rinvii, la sorte dell’inchiesta sullo scandalo dei balconi marci al Progetto Case con 29 imputati, tra i quali l’attuale ministro dell’Università, Gaetano Manfredi, L’inchiesta, poi allargatasi a dismisura, fu avviata dopo il crollo di un balcone al Progetto Case di Case di Preturo in via Volontè. La posizione del ministro era stata stralciata per l’ennesima notifica sbagliata nell’udienza preliminare di alcuni mesi fa. Per cui la discussione sarà incentrata sulla sua posizione, visto che i legali degli altri imputati hanno già discusso. Al ministro, all’epoca collaudatore, si contesta il «non aver rilevato che il balcone caduto era stato realizzato in difformità dal progetto consentendo l’installazione di pannelli in vibrocemento intorno al balcone che non permettevano la traspirabilità della struttura lignea di talché il legno marciva a causa dell’umidità che favoriva fenomeni di marcescenza con crollo conseguente». Inoltre, non avrebbe rilevato la mancanza di una guaina idonea a proteggere il legno dall’umidità. Accuse tutte da provare e contestate da egli stesso che le definì «un fatto formale». L’unico reato che resta in piedi è il crollo in cooperazione colposa (in relazione al disastro colposo) mentre sono state ritenute prescritte le imputazioni di falso, truffa e frode nelle forniture, oltre a presunte omissioni nei controlli da parte di tecnici comunali. Il crollo colposo, secondo l’accusa, può essere stato determinato sotto più profili: errata progettazione, esecuzione inadeguata, mancati controlli, forniture di materiali scadenti. Ecco perché la richiesta di rinvio a giudizio per fatti riconducibili al crollo riguarda persone con ruoli diversi. Si tratta, perlopiù, di collaudatori, fornitori e tecnici: Dino Bonadies, Paolo Del Fanti, Stefano Vitalini, Gian Michele Calvi, Emilio Paolo Pinto, Edoardo Cosenza, Gaetano Manfredi, Paolo Zanon, Claudio Moroni, Francesco Tuccillo, Carlo De Angelis Mastrolilli, Davide Dragone, Wolf Chitis, Carmine Guarino. Poi ci sono tecnici comunali (all’epoca dei fatti) con posizioni defilate, Mario Di Gregorio, Mario Corridore, Enrica De Paulis, Carlo Cafaggi, Marco Balassone, ai quali si aggiunge l’ex tecnico, e ora assessore comunale, Vittorio Fabrizi. A loro vengono contestati i mancati controlli che avrebbero causato la rovina dei manufatti. Restano sotto accusa in attesa che il giudice per l’udienza preliminare decida – le loro condotte sono prescritte, ma, in astratto, potrebbero essere scagionati nel merito – Markus Alois Odermatt, presidente del Cda della ditta fornitrice dei materiali; Fabio Serena legale della stessa ditta; Roberto Gandolfi, direttore di produzione. Non luogo a procedere in vista per Emilia Aloise e Luca Pagani, componenti della commissione collaudatrice.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
©RIPRODUZIONE RISERVATA