Crollo in via Persichetti due costruttori a giudizio
Sotto le macerie del palazzo nobiliare in centro rimasero uccise due persone Nell’udienza preliminare è stata prosciolta la committente dei restauri
L’AQUILA. Il giudice per le udienze preliminari del tribunale, Giuseppe Romano Gargarella, ha disposto il rinvio a processo per omicidio colposo plurimo per due persone in relazione al crollo di un palazzo nobiliare in via Persichetti in seguito al terremoto. Nella disgrazia morirono due persone: la nobildonna Erminda Monti Vicentini e Amelio Zaccagno.
Sotto processo, che inizierà il 24 maggio del prossimo anno, vanno i responsabili legali della ditta che negli anni Novanta fece i restauri. Si tratta di Francesco Zaccagno e Maria Linda Zaccagno mentre il giudice ha prosciolto la committente del lavori, Maria Cristina Vicentini. Accolte solo in parte, dunque, le richieste della Procura della Repubblica che aveva chiesto il giudizio per tre.
Nella giornata di ieri, prima di ritirarsi per la camera di consiglio, il giudice ha sentito un testimone il quale gli ha riferito sulle determinazioni che sono state fatte per la designazione della ditta cui poi furono affidati i lavori. Secondo le accuse, ancora tutte da provare nel futuro giudizio davanti al giudice unico, ci furono delle oscillazioni del palazzo, determinate dai lavori di restauro, che avrebbero reso inevitabile il crollo di una struttura già di per sé non molto stabile essendo stata realizzata oltre un secolo fa. Il tetto del palazzo, dunque, sarebbe stato appesantito e, inoltre, non sarebbero stati fatti dei calcoli delle strutture di copertura. Contestato anche l’uso di materiale scadente. Per contro non si può escludere che il palazzo non sarebbe comunque crollato, a prescindere dai restauri, non essendo in cemento armato. Il processo, dunque, sarà giocato soprattutto sul filo delle perizie. Nel corso del giudizio gli accusati sono stati assistiti dagli avvocati Piergiorgio Merli, Attilio Cecchini e Angelo Colagrande, mentre la parte civile è rappresentata dall’avvocato Carlo Ghizzoni.
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