Crollo in via Rossi I periti scagionano i tre imputati

Secondo gli esperti i restauri non influirono sulla tragedia «Edificio vulnerabile anche per un sisma più debole»

AQUILA. I consulenti del giudice non sembrano avere dubbi. Il palazzo di via Generale Rossi è crollato in quanto fu realizzato male nei primi anni cinquanta e le ristrutturazioni non sembrano avere avuto alcuna incidenza sulla tragedia che costò la vita a 17 persone. I due esperti Ezio Giuriani e Enzo Siviero hanno sostenuto che il vecchio edificio sarebbe crollato anche con un terremoto debole e che si trattava comunque di un edificio «vulnerabile». Inoltre, a loro avviso, la realizzazione di una sopraelevazione non ha avuto alcuna influenza sulla tragedia. L’udienza, per la verità, è stata caratterizzata da una certa tensione visto che le parti civili pensavano che ci sarebbe stato un rinvio in seguito a una richiesta dell’avvocato Attilio Cecchini, ma il giudice ha ritenuto di dover andare avanti. Quelle conclusioni, ovviamente, non sono piaciute alle parti civili che anche in vista del mancato rinvio non avevano avuto l’occasione di leggere alcuni calcoli fatti dai consulenti per fondare le proprie tesi. Le parti civili, come ha riferito l’avvocato teramano Tommaso Navarra contestano queste conclusioni a cominciare dal fatto che non è vero che anche un sisma più debole avrebbe fatto implodere il manufatto visto che la scossa di mezzanotte fu superiore al quarto grado e non ci fu nemmeno una crepa. A loro avviso la sopraelevazione del tetto è stata decisiva e ha avuto un effetto domino su tutto il vecchio fabbricato. Le testimonianze di alcuni superstiti potrebbero supportare questa versione. Inoltre, sempre secondo le parti civili, quei calcoli fatti dai consulenti potrebbero essere adoperati anche per sostenere la tesi opposta. Comunque si torna in aula il 20 luglio e comunque vada si avvicina la sentenza per i tre imputati: Diego De Angelis direttore dei lavori e amministratore del palazzo, Davide De Angelis collaudatore e il titolare dell’impresa che 12 anni fa fece la ristrutturazione, Angelo Esposito. I reati sono omicidio colposo plurimo, lesioni e disastro colposo.Insomma un processo difficile. Ieri, inoltre, doveva celebrarsi una udienza sul crollo di via D’Annunzio dove sono morte 13 persone. Il fatto è che i due processi sono stati fissati nello stesso giorno e il caso ha voluto che alcuni avvocati e il pm fossero impegnati in entrambe le vicende. Per cui si è dovuto rinviare questo secondo processo tra i comprensibili malumori dei familiari delle vittime. «Sapevano bene della coincidenza delle udienze» dicono «e potevano immaginare i problemi conseguenti. Per cui ignorano le nostre esigenze e ci trattano come fossimo oggetti». ©RIPRODUZIONE RISERVATA