Crollo via Persichetti, periti ai ferri corti

Al processo per l’immobile nel quale morirono due persone il giudice riconvoca tutti gli esperti

L’AQUILA. Si allungano i tempi del processo sul crollo di un antico palazzo di via Persichetti nel quale morirono due persone, Erminda Monti Vicentini e Amelio Zaccagno. Questo a causa delle estreme divergenze tra i periti in relazione ai restauri che furono fatti nel 1985.

Infatti ieri mattina sono stati sentiti i consulenti della difesa. Uno di loro, l’ingegnere Andrea Cinuzzi, ha affermato che la nuova copertura del solaio, che da lignea divenne di cemento, non ha appesantito la struttura e dunque questo lavoro non ha avuto alcuna incidenza sulla tragedia. A suo avviso il crollo ci fu per la scarsa consistenza dell’edificio con riferimento alla malta. Il geologo Paolo Di Marcantonio ha aggiunto che la scarsa compattezza del suolo sul quale sorge il palazzo parzialmente crollato ha avuto una sua incidenza: dunque la natura del terreno ha amplificato gli effetti del terremoto.

Cinuzzi ha poi tenuto a precisare che l’intervento di restauro fatto non impegnava il responsabile a fare preventivamente una verifica sismica, cosa che avrebbe permesso di constatare le criticità strutturali.

Il giudice unico, visto che i due esperti ascoltati ieri hanno detto l’esatto contrario di quanto osservato dal consulente del pm in precedenza, ha deciso, anche sulla base delle richieste delle parti, di risentire tutti in modo da farsi un’idea più chiara.

L’udienza è stata rifissata per il 12 marzo, data nella quale ci sarà spazio per gli esperti ma non per la sentenza, per la quale si dovrà attendere ancora qualche settimana.

Sotto accusa, per omicidio colposo plurimo, ci sono Francesco Zaccagno e Maria Lidia Zaccagno, rispettivamente nelle vesti di rappresentante della ditta che fece i restauri nel 1985 e come committente.

I restauri furono decisi in seguito a un terremoto con epicentro nel Parco nazionale d’Abruzzo, che però venne avvertito anche nel capoluogo di regione dove la paura fu tanta anche se non ci furono danni.

Nelle precedenti udienze sono stati ascoltati alcuni testimoni. Tra questi anche il figlio della Vicentini, il quale riferì che, reputando i restauri ben fatti, i suoi familiari non ritennero, dopo le scosse che anticiparono il sisma del 6 aprile 2009, di far esaminare il vecchio fabbricato dai vigili del fuoco. Questo è l’ultimo processo sui crolli ancora da definire in primo grado. Il ritardo sta nel fatto che il giudice Marco Billi che lo seguiva si è trasferito in altro tribunale. La parte lesa è assistita dall’avvocato Carlo Ghizzoni, le difese da Roberto Madama e Antonio Milo.

(g.g.)

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