Cultura, Cialente contro tutti
Il sindaco sull’Accademia dell’Immagine: c’è un complotto di Chiodi e De Matteis per farla chiudere
L’AQUILA. Dal momento che l’avvocato Luca Bruno – nominato commissario liquidatore ancora prima che l’Accademia dell’immagine venga liquidata – ha inoltrato i conti dell’ente cinematografico alla Procura e in tribunale, le strade possibili sono tre: gli organi giudiziari possono nominare un nuovo consiglio di amministrazione, oppure procedere proprio con la liquidazione, strada auspicata dalla Regione e, a quanto pare, anche dalla Provincia. Terza ipotesi, quella che il tribunale avvii una procedura di fallimento.
LA RELAZIONE. Del resto, le 36 pagine della relazione elaborata da Bruno arrivano alla conclusione che «avviare lo scioglimento dell’Accademia per arrivare alla sua liquidazione, dinanzi al dissesto finanziario conclamato dagli atti contabili, appare francamente la scelta più logica e lineare». Bruno mette nero su bianco problematiche come «l’impossibilità di raggiungere lo scopo sociale per effetto del grave passivo che affligge l’ente», oltre alla «conseguenziale pratica impossibilità di svolgere attività istituzionale di sorta» e, infine, alla «sostanziale paralisi di ogni iniziativa».
LA POSIZIONE DEL SINDACO. Ma la Procura si prepara a ricevere un doppio fascicolo, in quanto il primo cittadino Massimo Cialente, si dice pronto, a sua volta, a far sentire le sue ragioni nei palazzi legali. «Porto le carte dell’Accademia dell'Immagine alla Corte dei conti e alla procura della Repubblica», spiega. «È bene ricordare che l’Accademia sta bene e va salvata, anche perché c’è alle porte l’organizzazione di un corso di laurea triennale per image-maker, in collaborazione con una nota università italiana». Il primo cittadino non dice quale per non turbare i rapporti con l’ateneo aquilano, ma si dice fiducioso di recuperare quel terreno sottratto all’Accademia dalla convenzione con il Centro di cinematografia di Roma. Una convenzione che avrebbe dovuto contribuire al rilancio dell’Accademia, quando invece è successo il contrario. In pratica, sarebbe come se per rilanciare l’istituto Braga di Teramo qualcuno avesse attivato una convenzione con il conservatorio Santa Cecilia.
L’ADVISOR. Per Cialente la strada possibile è quella di nominare un advisor per controllare i debiti e ricostruire la sede vendendone o affittandone metà alla Regione che cerca di sistemare l’Arta. Una soluzione alternativa alla liquidazione. «Operazione», valuta Cialente, «preordinata da Gianni Chiodi, da Giorgio De Matteis». Il sindaco ha parlato anche di una precisa volontà della Regione di mettere le mani sull’immobile di Collemaggio acquisito dall’Accademia nel 2000. Per Cialente, la relazione di Bruno – a suo avviso ispirata da De Matteis – non è altro che una perizia di parte di un consulente che dovrà peraltro essere pagato. Resta il mistero della presidente nominata nel 2010, Loredana Errico, che non ha mai assunto l’incarico e dei contributi regionali mai versati. L’assessore Pietro Di Stefano ha aggiunto che, in caso di scioglimento, il contributo di 6 milioni per ricostruire la sede andrà perduto.
Fabio Iuliano
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