Dai restauri riaffiora un affresco
San Pietro a Coppito, è un’opera di pregio attribuibile a Saturnino Gatti.
L’AQUILA. Andò perso dopo il terremoto del 1703 ma è stato ritrovato «grazie» al sisma del 6 aprile. Si tratta di un magnifico affresco riemerso dai lavori di ristrutturazione nella chiesa di San Pietro a Coppito. L’affresco, probabilmente di Saturnino Gatti, è venuto fuori dall’apertura di alcune tamponature laterali. Una scoperta che avviene in vista della riapertura al culto della chiesa parrocchiale della frazione prevista per prima di Natale. «Si tratta di un ritrovamento eccezionale» ha commentato l’arcivescovo metropolita, Giuseppe Molinari, specie a pochi giorni dal Natale». La Soprintendenza è stata chiamata in causa durante i lavori. «Nel corso dell’analisi di tutto il quadro fessurativo» ha spiegato l’architetto Marcello Marchetti della Soprintendenza, «abbiamo notato una serie di lesioni, così nelle operazioni di rafforzamento delle murature ci siamo accorti di questo importante ritrovamento».
Secondo l’architetto della Soprintendenza ai monumenti questo affresco «è stato chiuso nel XVIII secolo, quando a seguito ancora del terremoto del 1460, la chiesa benedettina a tre navate si è trasformata in un’aula unica. Dopo il terremoto del 1703» ha proseguito «la chiesa è stata ricomposta in maniera barocca mettendo gli altari e chiudendo tutta la parte presbiteriale per cui la zona dietro con gli affreschi non era più a vista. Ma il sisma del 6 aprile ha aperto le tamponature restituendo questo affresco». Secondo la storica dell’arte Bianca Maria Colasacco, l’affresco è ragionevolmente databile tra l’ultimo decennio del 1400 e il primo decennio del 1500. «La qualità di questo frammento» spiega «che era il fondo di un’edicola anche essa affrescata, ci consente di azzardare l’ipotesi che si tratti di Saturnino Gatti». «Se durante l’opera di restauro» ha aggiunto la Colasacco, «fosse confermata la mano di Gatti, questo costituirebbe un tassello importantissimo, una pietra miliare nel percorso di questo grande artista».
Saturnino Gatti (1416/1518) è considerato dai critici dell’arte un pittore e scultore di primo piano a livello nazionale e di certo il migliore in Abruzzo nel periodo nel quale visse. L’affresco, in particolare, propone dei pastori in adorazione. Nella sommità doveva esserci l’Angelo dell’Annunciazione e a seguire, sulla destra il corteo dei pastori. «Strepitosa» commenta la Colasacco, «la figura dell’orante, sulla destra, che seppure priva di una parte fondamentale, che è l’occhio, rivela la qualità di questo artista anche per la cura del dettaglio».
Secondo l’architetto della Soprintendenza ai monumenti questo affresco «è stato chiuso nel XVIII secolo, quando a seguito ancora del terremoto del 1460, la chiesa benedettina a tre navate si è trasformata in un’aula unica. Dopo il terremoto del 1703» ha proseguito «la chiesa è stata ricomposta in maniera barocca mettendo gli altari e chiudendo tutta la parte presbiteriale per cui la zona dietro con gli affreschi non era più a vista. Ma il sisma del 6 aprile ha aperto le tamponature restituendo questo affresco». Secondo la storica dell’arte Bianca Maria Colasacco, l’affresco è ragionevolmente databile tra l’ultimo decennio del 1400 e il primo decennio del 1500. «La qualità di questo frammento» spiega «che era il fondo di un’edicola anche essa affrescata, ci consente di azzardare l’ipotesi che si tratti di Saturnino Gatti». «Se durante l’opera di restauro» ha aggiunto la Colasacco, «fosse confermata la mano di Gatti, questo costituirebbe un tassello importantissimo, una pietra miliare nel percorso di questo grande artista».
Saturnino Gatti (1416/1518) è considerato dai critici dell’arte un pittore e scultore di primo piano a livello nazionale e di certo il migliore in Abruzzo nel periodo nel quale visse. L’affresco, in particolare, propone dei pastori in adorazione. Nella sommità doveva esserci l’Angelo dell’Annunciazione e a seguire, sulla destra il corteo dei pastori. «Strepitosa» commenta la Colasacco, «la figura dell’orante, sulla destra, che seppure priva di una parte fondamentale, che è l’occhio, rivela la qualità di questo artista anche per la cura del dettaglio».