l'allarme
Decine di piantagioni di mais e girasoli distrutte dai cinghiali nell'aquilano
Un contadino: "Non fuggono neanche con i colpi di pistola". Coldiretti: "Rimborsi tardivi e scarsi, sì a soluzioni drastiche"
CASTELVECCHIO SUBEQUO. Non si placano le devastazioni alle culture da parte dei cinghiali. Gli animali stanno ora distruggendo i campi di girasole e mais nella Valle Subequana. Stesso scenario nella Valle Peligna, dove i cinghiali non sono fuggiti neanche davanti ai colpi sparati dal proprietario di un terreno assalito.
Un fatto in grado di mostrare l’eccessiva confidenza di questi selvatici che è accaduto di notte nelle campagne di Corfinio.
«Sono stati momenti di paura», racconta Francesco Di Nisio, «mi ero recato nel terreno per cercare di salvare quel poco che è rimasto e con me avevo anche una pistola scacciacani. Ma i colpi sparati non hanno avuto alcun effetto perché i cinghiali sono rimasti tranquillamente nei paraggi. A quel punto ho temuto per una loro reazione, sono risalito in auto e sono andato via».
Intanto branchi sempre più grandi stanno distruggendo interi campi di mais e girasoli tra Castelvecchio Subequo e Castel di Ieri. «Hanno depredato le colture man mano che sono maturate», spiegano Gianfranco Calcagni e Gianni D’Alessandro, agricoltori dei due paesi della Valle Subequana, «hanno cominciato con grano e orzo, poi sono passati alle patate e infine ai girasoli e al mais. Ci siamo ridotti a coltivare per foraggiare i selvatici senza che arrivino soluzioni».
La presenza degli ungulati è esplosa anche a causa degli inserimenti di razze di altre nazioni in grado di riprodursi di più e meglio rispetto a quelle locali. Operazioni condotte anche con il benestare delle associazioni venatorie.
«Si trovano in zone dove non sapevano neanche dell’esistenza dei cinghiali», afferma Massimiliano Volpone, direttore Coldiretti della provincia, «ne sono una prova le scorribande in Valle Peligna. L’eccessiva presenza ha portato squilibrio in tutto l’ecosistema. Ora bisogna passare ai fatti e trovare soluzioni certe. I cinghiali sono un’ipoteca senza fine per le aziende agricole, in quando anche le indennità arrivano tardi e coprono massimo il 30% del danno. Sono un problema di sicurezza sociale e sanitario perché un così elevato numero di ungulati potrebbe dare vita a malattie devastanti per tutta la fauna».
Polemiche si registrano anche dal punto di vista degli abbattimenti selettivi che da anni arrivano quando gran parte delle colture è stata depredata e i cinghiali si sono già riprodotti. «È necessario», conclude Volpone, «mettere insieme tutte le soluzioni, dalle gabbie per la cattura al selecontrollo, per porre fine a questa invasione. Ne vale la tenuta del sistema agricolo regionale e non solo di quello delle zone interne».
Da più parti si sollecitano deleghe alle leggi attuali per avviare subito interventi.
Federico Cifani
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