Del Turco saluta le montagne di Collelongo
Obbligo di dimora a Roma per l’ex presidente, lascia la Marsica sull’auto del figlio
Si è presentato dai carabinieri per indicare il nuovo domicilio
COLLELONGO. E’ andato via all’imbrunire, sotto una pioggia battente. Ha lasciato la sua Collelongo in fretta e furia, dopo aver salutato solo gli amici più intimi. Neanche il tempo per la solita scopetta al bar. L’ex governatore della Regione Ottaviano Del Turco è partito ieri, alle 17.30, diretto a Roma, nella sua abitazione in via del Babuino, accompagnato dal figlio Guido sulla Volvo bianca che lo aveva riportato in paese dopo la scarcerazione. Lo ha chiesto lui, e il Gip del Tribunale di Pescara, Maria Michela Di Fine, ha accolto la richiesta presentata dalla difesa concedendogli l’obbligo di dimora nella Capitale.
Ieri il breve saluto alla sua Collelongo, descritta - dopo la scarcerazione, una volta ai domiciliari - come una sorta di paradiso terrestre. «Essere condannato all’esilio a Collelongo, il mio paese», aveva affermato Ottaviano Del Turco quando gli era stato concesso l’obbligo di dimora nel suo paese.
«E’ la più bella delle condanne che mi possa capitare», disse. «Potrò riprendere a camminare molto finalmente, poi leggo, scrivo e dipingo». E ancora: «Collelongo? Beato chi ce l’ha», esclamò uscendo dal carcere di Sulmona l’11 di agosto. Ma l’isolamento tra le montagne della Vallelonga è comunque una condizione dura, nonostante le visite continue di amici anche da Roma.
Ieri sera quella casa era completamente al buio. In quella villetta di vico Quarto, dopo la perquisizione del 14 luglio scorso della guardia di finanza, a settembre sono entrati anche i ladri, che hanno portato via alcuni gioielli di famiglia e poche decine di euro dal portamonete di Cristina D’Avanzo, la compagna di Del Turco. E rubarono anche le chiavi dell’auto, un’Audi A6 poi ritrovata dai carabinieri nel territorio controllato dal clan dei Casalesi.
Tornando alla richiesta di lasciare Collelongo, alla base dell’ok della magistratura c’è il fatto che l’ex presidente e la sua famiglia dimorano abitualmente a Roma, dunque non vi erano «ragioni ostative» all’accoglimento della richiesta. Proprio per questo motivo anche i pubblici ministeri - il procuratore capo Nicola Trifuoggi e i sostituti Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio - hanno concesso parere favorevole. E ieri l’ex governatore della Regione Abruzzo - accusato dall’imprenditore delle cliniche private Vincenzo Angelini - ha lasciato il suo amato paese.
Dopo il pranzo con i fratelli e i familiari, Del Turco ha salutato nel primo pomeriggio gli amici più cari. L’ex governatore da oggi trascorrerà un inverno più mite a Roma, rinunciando però alle passeggiate in montagna insieme all’avvocato Carmine Cesta, l’amico con cui ogni domenica, zaino in spalla, si inoltrava tra i boschi di Collelongo. Rinunciando anche alle scopette al Bar Eva con Peppe Cerone, o al Bar Paglietta o al Papillon con i fratelli e con i tanti amici che lo difendono dalle accuse di aver intascato mazzette da Angelini per 6 milioni di euro. L’ultima partita a carte se l’è concessa mercoledì. Un caffè per scommessa.
Ieri il paese, completamente deserto a causa della pioggia battente, sapeva che Del Turco sarebbe partito. Lo stesso sindaco, Angelo Salucci, è stato avvisato il giorno prima dallo stesso ex presidente, che ieri se n’è tornato nella sua casa romana. Forse con il desiderio recondito di riallacciare rapporti politici, altrimenti impossibili a Collelongo, in vista delle prossime elezioni europee. Il figlio Guido è arrivato a Collelongo intorno alle 16.30, poi ha raggiunto la villetta del padre e insieme hanno caricato i bagagli sulla Volvo bianca. Per evitare giornalisti e fotografi, ha fatto sapere che sarebbe partito intorno alle 19, prima dell’ora di cena, per evitare il traffico romano. Invece l’unico traffico che voleva evitare era quello dei flash e delle telecamere, che non c’erano.
Già ieri sera Del Turco ha dovuto presentarsi al comando dei carabinieri di San Lorenzo in Lucina per indicare il domicilio di via del Babuino, dove dovrà comunque essere reperibile pur essendo libero di girare per Roma.
Ieri il breve saluto alla sua Collelongo, descritta - dopo la scarcerazione, una volta ai domiciliari - come una sorta di paradiso terrestre. «Essere condannato all’esilio a Collelongo, il mio paese», aveva affermato Ottaviano Del Turco quando gli era stato concesso l’obbligo di dimora nel suo paese.
«E’ la più bella delle condanne che mi possa capitare», disse. «Potrò riprendere a camminare molto finalmente, poi leggo, scrivo e dipingo». E ancora: «Collelongo? Beato chi ce l’ha», esclamò uscendo dal carcere di Sulmona l’11 di agosto. Ma l’isolamento tra le montagne della Vallelonga è comunque una condizione dura, nonostante le visite continue di amici anche da Roma.
Ieri sera quella casa era completamente al buio. In quella villetta di vico Quarto, dopo la perquisizione del 14 luglio scorso della guardia di finanza, a settembre sono entrati anche i ladri, che hanno portato via alcuni gioielli di famiglia e poche decine di euro dal portamonete di Cristina D’Avanzo, la compagna di Del Turco. E rubarono anche le chiavi dell’auto, un’Audi A6 poi ritrovata dai carabinieri nel territorio controllato dal clan dei Casalesi.
Tornando alla richiesta di lasciare Collelongo, alla base dell’ok della magistratura c’è il fatto che l’ex presidente e la sua famiglia dimorano abitualmente a Roma, dunque non vi erano «ragioni ostative» all’accoglimento della richiesta. Proprio per questo motivo anche i pubblici ministeri - il procuratore capo Nicola Trifuoggi e i sostituti Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio - hanno concesso parere favorevole. E ieri l’ex governatore della Regione Abruzzo - accusato dall’imprenditore delle cliniche private Vincenzo Angelini - ha lasciato il suo amato paese.
Dopo il pranzo con i fratelli e i familiari, Del Turco ha salutato nel primo pomeriggio gli amici più cari. L’ex governatore da oggi trascorrerà un inverno più mite a Roma, rinunciando però alle passeggiate in montagna insieme all’avvocato Carmine Cesta, l’amico con cui ogni domenica, zaino in spalla, si inoltrava tra i boschi di Collelongo. Rinunciando anche alle scopette al Bar Eva con Peppe Cerone, o al Bar Paglietta o al Papillon con i fratelli e con i tanti amici che lo difendono dalle accuse di aver intascato mazzette da Angelini per 6 milioni di euro. L’ultima partita a carte se l’è concessa mercoledì. Un caffè per scommessa.
Ieri il paese, completamente deserto a causa della pioggia battente, sapeva che Del Turco sarebbe partito. Lo stesso sindaco, Angelo Salucci, è stato avvisato il giorno prima dallo stesso ex presidente, che ieri se n’è tornato nella sua casa romana. Forse con il desiderio recondito di riallacciare rapporti politici, altrimenti impossibili a Collelongo, in vista delle prossime elezioni europee. Il figlio Guido è arrivato a Collelongo intorno alle 16.30, poi ha raggiunto la villetta del padre e insieme hanno caricato i bagagli sulla Volvo bianca. Per evitare giornalisti e fotografi, ha fatto sapere che sarebbe partito intorno alle 19, prima dell’ora di cena, per evitare il traffico romano. Invece l’unico traffico che voleva evitare era quello dei flash e delle telecamere, che non c’erano.
Già ieri sera Del Turco ha dovuto presentarsi al comando dei carabinieri di San Lorenzo in Lucina per indicare il domicilio di via del Babuino, dove dovrà comunque essere reperibile pur essendo libero di girare per Roma.