Detenuto aggredisce un agente
Poliziotto ferito a calci e pugni, ennesima violenza in via Lamaccio.
SULMONA. È riuscito a evitare di essere colpito da un bastone solo grazie alla sua prontezza di riflessi. Non è riuscito però a fermare la furia del detenuto che dopo averlo minacciato di morte lo ha aggredito colpendolo con calci e pugni. Il nuovo episodio di violenza nei confronti di un agente ha fatto riesplodere la protesta dei sindacati di categoria che tornano a chiedere rinforzi e nuove misure di sicurezza per contrastare una situazione sempre più pericolosa. L’aggressione si è verificata domenica scorsa nella sezione internati del supercarcere di via Lamaccio.
IL FATTO. Alla base dell’aggressione una richiesta non esaudita e l’internato si scaglia contro il sorvegliante cercando di colpirlo con il piede di un tavolino. Sarebbe successo l’irreparabile se l’agente non fosse riuscito a schivare il colpo e a disarmare il detenuto. Non soddisfatto dell’assalto andato a vuoto, il recluso è tornato alla carica e approfittando di un momento favorevole ha colpito con calci e pugni l’agente mandandolo al tappeto. A riportare l’internato alla ragione sono intervenuti gli altri agenti in servizio che hanno affidato il collega alle cure del medico del carcere: dieci giorni di prognosi e la prescrizione di ricorrere all’aiuto di uno psicologo per stemperare lo stato d’ansia.
I PRECEDENTI. Negli ultimi mesi tanti gli episodi di violenza messi in atto dai detenuti nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria. Il più grave si è verificato il 24 gennaio scorso quando un recluso ha afferrato il fornello del gas utilizzandolo come un lanciafiamme per colpire il suo sorvegliante.
LA PROTESTA. Sulla vicenda sono intervenuti i sindacati che hanno riproposto la necessità di un adeguamento dell’organico rispetto a un carcere sempre più affolato: oltre 500 detenuti controllati da 250 agenti. «Il personale, più volte vittima di soprusi» hanno scritto Cgil, Cisl, Uil, Sappe, Osapp, Sinappe, Cnpp e Ugl «non ce la fa più e dice basta all’immobilismo di un’amministrazione che giorno dopo giorno, comincia a comportarsi da «nemica» più che da Ente che deve tutelare i dipendenti».
LE RICHIESTE. Da mesi gli agenti di polizia penitenziaria di Sulmona sono impegnati in un braccio di ferro con l’amministrazione penitenziaria per migliorare le condizioni di sicurezza e di lavoro all’interno della più importante struttura penitenziaria della regione. La lista delle rivendicazioni è lunga: detenuti psicotici che non vengono curati; internati che hanno l’obbligo di lavorare, ma che di fatto non vengono messi nelle condizioni di farlo; straordinario che non viene pagato; mancanza di mezzi di supporto per la sicurezza di ciascun operatore; mancanza di mezzi idonei per l’effettuazione del servizio di traduzioni e piantonamento; mancato rispetto della normativa sul pagamento delle missioni e carenza di organico della polizia penitenziaria. «Tutto questo», concludono i sindacati, «lo grideremo dinanzi ai cancelli del Provveditorato di Pescara, venerdì, a partire dalle 10»
IL FATTO. Alla base dell’aggressione una richiesta non esaudita e l’internato si scaglia contro il sorvegliante cercando di colpirlo con il piede di un tavolino. Sarebbe successo l’irreparabile se l’agente non fosse riuscito a schivare il colpo e a disarmare il detenuto. Non soddisfatto dell’assalto andato a vuoto, il recluso è tornato alla carica e approfittando di un momento favorevole ha colpito con calci e pugni l’agente mandandolo al tappeto. A riportare l’internato alla ragione sono intervenuti gli altri agenti in servizio che hanno affidato il collega alle cure del medico del carcere: dieci giorni di prognosi e la prescrizione di ricorrere all’aiuto di uno psicologo per stemperare lo stato d’ansia.
I PRECEDENTI. Negli ultimi mesi tanti gli episodi di violenza messi in atto dai detenuti nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria. Il più grave si è verificato il 24 gennaio scorso quando un recluso ha afferrato il fornello del gas utilizzandolo come un lanciafiamme per colpire il suo sorvegliante.
LA PROTESTA. Sulla vicenda sono intervenuti i sindacati che hanno riproposto la necessità di un adeguamento dell’organico rispetto a un carcere sempre più affolato: oltre 500 detenuti controllati da 250 agenti. «Il personale, più volte vittima di soprusi» hanno scritto Cgil, Cisl, Uil, Sappe, Osapp, Sinappe, Cnpp e Ugl «non ce la fa più e dice basta all’immobilismo di un’amministrazione che giorno dopo giorno, comincia a comportarsi da «nemica» più che da Ente che deve tutelare i dipendenti».
LE RICHIESTE. Da mesi gli agenti di polizia penitenziaria di Sulmona sono impegnati in un braccio di ferro con l’amministrazione penitenziaria per migliorare le condizioni di sicurezza e di lavoro all’interno della più importante struttura penitenziaria della regione. La lista delle rivendicazioni è lunga: detenuti psicotici che non vengono curati; internati che hanno l’obbligo di lavorare, ma che di fatto non vengono messi nelle condizioni di farlo; straordinario che non viene pagato; mancanza di mezzi di supporto per la sicurezza di ciascun operatore; mancanza di mezzi idonei per l’effettuazione del servizio di traduzioni e piantonamento; mancato rispetto della normativa sul pagamento delle missioni e carenza di organico della polizia penitenziaria. «Tutto questo», concludono i sindacati, «lo grideremo dinanzi ai cancelli del Provveditorato di Pescara, venerdì, a partire dalle 10»