<strong>Carcere di via Lamaccio.</strong> Il medico gli aveva sospeso la somministrazione di psicofarmaci
Detenuto dà fuoco alla cella
Paura tra gli internati, 7 agenti intossicati dal fumo
SULMONA. Suicidi, droga e ora anche incendi. Non si fa mancare proprio nulla il supercarcere di Sulmona, dove un detenuto ieri ha preso coperte e lenzuola e, dopo averle avvolte attorno ad alcuni mobili della sua cella, gli ha dato fuoco. In pochi attimi le fiamme hanno invaso la cella e il detenuto è rimasto intossicato dal fumo. Stessa sorte è toccata agli agenti accorsi per spegnere le fiamme.
L’episodio è accaduto ieri nella sezione «internati» dove Umberto C., detenuto originario di Napoli ritenuto socialmente pericoloso, stava protestando perché non era riuscito ad avere alcuni psicofarmaci. Quello di ieri è il decimo episodio critico dall’inizio dell’anno in cui sono coinvolti agenti della Polizia penitenziaria del supercere di Sulmona. Una situazione al limite del collasso che ha portato il personale del carcere a protestare, ieri, davanti al Provveditorato di Pescara, per rivendicare il diritto a un lavoro più sicuro e con più certezze.
Sulla vicenda è intervenuto anche il sindacato di polizia penitenziaria: «I nostri reiterati appelli al Governo e al Parlamento», ha scritto in un comunicato Donato Capece, segretario generale del Sappe «per cercare soluzioni al problema del sovraffollamento, continuano a restare inascoltati. Gli ultimi episodi sono un inquietante sintomo dello situazione assai critica delle carceri sovraffollate dove la Polizia penitenziaria lavora ogni giorno con grandi sacrifici e con ben 5mila unità in meno».
Per i sindacati: «Troppi detenuti psicotropi, che tutti i giorni devono essere imbottiti di psicofarmaci: nel carcere di Sulmona ce ne sono quasi 150 che devono essere tenuti a bada con turni di controllo molto più pesanti rispetto a quelli verso altri detenuti. Soprattutto nella sezione internati si soffre una situazione che è figlia della particolare condizione psichica dei detenuti, ristretti in questi spazi, ritenuti socialmente pericolosi, ma anche della mancanza del lavoro al quale dovrebbero essere affidati per un efficace reinserimento nella società». Umberto C. è uno di questi, e ieri mattina è andato su tutte le furie quando i medici gli hanno negato gli psicofarmaci che voleva.
Prima si è messo a urlare e poi, quando ha visto che nessuno lo ascoltava, ha preso le lenzuola e la coperta del suo letto le ha avvolte attorno ad alcuni mobili della cella e gli ha dato fuoco. Subito è scattato l’allarme: sette agenti sono arrivati con gli estintori, sono entrati nella cella per spegnere il fuoco e sono rimasti intossicati. Il detenuto, che nel frattempo era svenuto, è stato portato in ospedale dove, dopo essersi ripreso, è rimasto sotto osservazione fino al tardo pomeriggio prima di essere riportato in carcere.
L’episodio è accaduto ieri nella sezione «internati» dove Umberto C., detenuto originario di Napoli ritenuto socialmente pericoloso, stava protestando perché non era riuscito ad avere alcuni psicofarmaci. Quello di ieri è il decimo episodio critico dall’inizio dell’anno in cui sono coinvolti agenti della Polizia penitenziaria del supercere di Sulmona. Una situazione al limite del collasso che ha portato il personale del carcere a protestare, ieri, davanti al Provveditorato di Pescara, per rivendicare il diritto a un lavoro più sicuro e con più certezze.
Sulla vicenda è intervenuto anche il sindacato di polizia penitenziaria: «I nostri reiterati appelli al Governo e al Parlamento», ha scritto in un comunicato Donato Capece, segretario generale del Sappe «per cercare soluzioni al problema del sovraffollamento, continuano a restare inascoltati. Gli ultimi episodi sono un inquietante sintomo dello situazione assai critica delle carceri sovraffollate dove la Polizia penitenziaria lavora ogni giorno con grandi sacrifici e con ben 5mila unità in meno».
Per i sindacati: «Troppi detenuti psicotropi, che tutti i giorni devono essere imbottiti di psicofarmaci: nel carcere di Sulmona ce ne sono quasi 150 che devono essere tenuti a bada con turni di controllo molto più pesanti rispetto a quelli verso altri detenuti. Soprattutto nella sezione internati si soffre una situazione che è figlia della particolare condizione psichica dei detenuti, ristretti in questi spazi, ritenuti socialmente pericolosi, ma anche della mancanza del lavoro al quale dovrebbero essere affidati per un efficace reinserimento nella società». Umberto C. è uno di questi, e ieri mattina è andato su tutte le furie quando i medici gli hanno negato gli psicofarmaci che voleva.
Prima si è messo a urlare e poi, quando ha visto che nessuno lo ascoltava, ha preso le lenzuola e la coperta del suo letto le ha avvolte attorno ad alcuni mobili della cella e gli ha dato fuoco. Subito è scattato l’allarme: sette agenti sono arrivati con gli estintori, sono entrati nella cella per spegnere il fuoco e sono rimasti intossicati. Il detenuto, che nel frattempo era svenuto, è stato portato in ospedale dove, dopo essersi ripreso, è rimasto sotto osservazione fino al tardo pomeriggio prima di essere riportato in carcere.